carissimi, mi sono arrivate dal Gargano due testimonianze della notte di pellegrinaggio che mi fa piacere condividere con voi, la prima di Matteo che ha mandato anche delle belle foto e la seconda di Gabriele. Guardando le foto mi pare di esserci specialmente in quella di quando si scende per poi risalire su quella ripa finale che pare mai finire, grazie amici cari per le vostre storie!
Io invece sono qui a casa, oggi a pranzo vengono gli amici friulani e, nel pomeriggio, andremo a vedere lo spettacolo messo su dai molisani a Santa Maria degli Angeli...chi è in cammino è fortunato il tempo è perfetto...dalla Verna suor Priscilla mi ha chiamato per dirmi che hanno di nuovo finito le credenziali...il flusso di pellegrini continua alla grande!
Ciao Angela.
Pur essendo nativo di Monte Sant’Angelo, solo quest’anno ho gustato la gioia del pellegrinaggio viestano al santuario di San Michele.
Mi sembrava di essere sul cammino di Santiago, ma in una natura più selvaggia e in una notte magica in piena foresta e sotto una cupola di stelle. Ho pellegrinato tutta la notte pregando. All’alba, ormai fuori dai boschi, Monte Sant’Angelo appare lontana in tutta la sua bellezza incoraggiandoci ad affrontare l’ultimo tratto bellissimo ma molto pesante: discesa nella valle e salita al monte su una mulattiera quasi in linea retta, con il sottobosco profumato dal rosmarino.
Purtroppo non mi è stato possibile arrivare alla grotta: dopo più di un’ora di fila sono riuscito a scendere una ventina di gradini e a conti fatti avrei impiegato circa tre ore. Ci tornerò appena possibile.
Per gli amici pellegrini: fateci un pensiero! E’ un vero pellegrinaggio di devozione popolare, intenso e in piena comunione con la natura. Un'occasione per immergersi nelle bellezze naturali del Gargano.
Allego alcune foto.
Ti abbraccio.
Matteo
Il pellegrinaggio dei romei sammarchesi a Monte sant’Angelo insieme alla compagnia che è arrivata da Vieste e da quella che è arrivata da Manfredonia ha ricreato nella basilica-grotta di San Michele un bellissimo e caloroso scrigno di fede. Si è ricominciato a respirare lo spirito di alcuni decenni fa quanto migliaia di pellegrini giungevano a piedi nella grotta di San Michele. Si vedeva nei partecipanti il calore e la stanchezza umana, si percepiva un cuore diverso che batte di amore dopo aver percorso decine di chilometri a piedi, si vedono gli occhi stanchi, la fronte sudata, le scarpe sporche ma tutto questo fa “vedere” l’impegno che giovani e vecchi, uomini e donne, credenti e persone in ricerca della fede hanno messo per realizzare questo grande “itinerario di fede”, non per fare una rievocazione storica ma nella sola convinzione di voler andare in pellegrinaggio alla grotta di San Michele alla luce vera di Cristo.
Questi pellegrini hanno bussato inutilmente alle porte chiuse delle loro cattedrali di origine per intraprendere un lungo cammino di notte, nella preghiera e nell’ascolto delle “voci” della notte hanno camminato, all’alba hanno percepito l’apertura di un nuovo giorno radioso e come si possono sconfiggere le tenebre del male, le tenebre dell’ipocrisia, le tenebre dell’egoismo per aprirsi alla LUCE vera, alla luce della libertà, alla luce del bene. Salire il monte ha fatto elevare lo spirito a Dio, scendere nella grotta ha fatto scoprire che dobbiamo entrare in noi stessi per scoprire quello che c’è di più nascosto. Ma nella grotta per tutti è stato un miracolo: le lacrime sono scese. La gioia di incontrare Michele, l’amico e il confidente, ha riaperto quella speranza che non saremo mai soli, perché Lui sarà sempre vicino a noi per condurci alla Patria Celeste. I pellegrini moderni hanno innalzato il canto del salmo 121 come i pellegrini ebrei cantavano nel salire a Gerusalemme : “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. …”.
Il pellegrinaggio dai punti cardinali ha centrato il suo obiettivo, far arrivare pellegrini a piedi dai vari paesi per costruire insieme un unico popolo orante in onore di san Michele.
Un grazie va ai Padri della basilica che hanno promosso l’iniziativa ma anche all’impegno organizzativo del Sovrano Ordine dei pellegrini di San Michele di Vieste, e della Confraternita di San Michele di Manfredonia e di San Marco in Lamis. Ogni pellegrinaggio ha avuto la sua ritualità e la sua organizzazione, ma dalle impressioni a caldo registrate si è percepita la gioia di fare questo pellegrinaggio di incontro presso la basilica. Circa 600 persone hanno fatto il pellegrinaggio nelle varie compagnie: quella di Vieste era la più numerosa e la più organizzata, è la compagnia storica del 29 settembre; quella di Manfredonia (questo è stato il primo anno dopo alcuni decenni di assenza) è stata molto partecipata e ben organizzata; quella di San Marco in Lamis ha avuto un numero contenuto di partecipanti ma perché è impostata come pellegrinaggio penitenziale, di ritiro spirituale e per non avere un numero elevato di partecipanti, il grande pellegrinaggio sammarchese si ha a maggio con una numerosissima partecipazione e una ritualità antica.
Questi pellegrinaggi verso la basilica di San Michele dai vari punti cardinali vanno arricchiti e meglio coordinati per dare una migliore e più rispondente risposta alle esigenze dell’uomo moderno in ricerca dell’Assoluto. Con questi pellegrinaggi si vuole accentuare la posizione strategica che Monte Sant’Angelo e il culto di San Michele può avere nei prossimi anni. Ma anche per dare una maggiore completezza al riconoscimento UNESCO che ha accentuato anche il ruolo del santuario come centro di pellegrinaggio.
Gabriele
Pur essendo nativo di Monte Sant’Angelo, solo quest’anno ho gustato la gioia del pellegrinaggio viestano al santuario di San Michele.
Mi sembrava di essere sul cammino di Santiago, ma in una natura più selvaggia e in una notte magica in piena foresta e sotto una cupola di stelle. Ho pellegrinato tutta la notte pregando. All’alba, ormai fuori dai boschi, Monte Sant’Angelo appare lontana in tutta la sua bellezza incoraggiandoci ad affrontare l’ultimo tratto bellissimo ma molto pesante: discesa nella valle e salita al monte su una mulattiera quasi in linea retta, con il sottobosco profumato dal rosmarino.
Purtroppo non mi è stato possibile arrivare alla grotta: dopo più di un’ora di fila sono riuscito a scendere una ventina di gradini e a conti fatti avrei impiegato circa tre ore. Ci tornerò appena possibile.
Per gli amici pellegrini: fateci un pensiero! E’ un vero pellegrinaggio di devozione popolare, intenso e in piena comunione con la natura. Un'occasione per immergersi nelle bellezze naturali del Gargano.
Allego alcune foto.
Ti abbraccio.
Matteo
Il pellegrinaggio dei romei sammarchesi a Monte sant’Angelo insieme alla compagnia che è arrivata da Vieste e da quella che è arrivata da Manfredonia ha ricreato nella basilica-grotta di San Michele un bellissimo e caloroso scrigno di fede. Si è ricominciato a respirare lo spirito di alcuni decenni fa quanto migliaia di pellegrini giungevano a piedi nella grotta di San Michele. Si vedeva nei partecipanti il calore e la stanchezza umana, si percepiva un cuore diverso che batte di amore dopo aver percorso decine di chilometri a piedi, si vedono gli occhi stanchi, la fronte sudata, le scarpe sporche ma tutto questo fa “vedere” l’impegno che giovani e vecchi, uomini e donne, credenti e persone in ricerca della fede hanno messo per realizzare questo grande “itinerario di fede”, non per fare una rievocazione storica ma nella sola convinzione di voler andare in pellegrinaggio alla grotta di San Michele alla luce vera di Cristo.
Questi pellegrini hanno bussato inutilmente alle porte chiuse delle loro cattedrali di origine per intraprendere un lungo cammino di notte, nella preghiera e nell’ascolto delle “voci” della notte hanno camminato, all’alba hanno percepito l’apertura di un nuovo giorno radioso e come si possono sconfiggere le tenebre del male, le tenebre dell’ipocrisia, le tenebre dell’egoismo per aprirsi alla LUCE vera, alla luce della libertà, alla luce del bene. Salire il monte ha fatto elevare lo spirito a Dio, scendere nella grotta ha fatto scoprire che dobbiamo entrare in noi stessi per scoprire quello che c’è di più nascosto. Ma nella grotta per tutti è stato un miracolo: le lacrime sono scese. La gioia di incontrare Michele, l’amico e il confidente, ha riaperto quella speranza che non saremo mai soli, perché Lui sarà sempre vicino a noi per condurci alla Patria Celeste. I pellegrini moderni hanno innalzato il canto del salmo 121 come i pellegrini ebrei cantavano nel salire a Gerusalemme : “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. …”.
Il pellegrinaggio dai punti cardinali ha centrato il suo obiettivo, far arrivare pellegrini a piedi dai vari paesi per costruire insieme un unico popolo orante in onore di san Michele.
Un grazie va ai Padri della basilica che hanno promosso l’iniziativa ma anche all’impegno organizzativo del Sovrano Ordine dei pellegrini di San Michele di Vieste, e della Confraternita di San Michele di Manfredonia e di San Marco in Lamis. Ogni pellegrinaggio ha avuto la sua ritualità e la sua organizzazione, ma dalle impressioni a caldo registrate si è percepita la gioia di fare questo pellegrinaggio di incontro presso la basilica. Circa 600 persone hanno fatto il pellegrinaggio nelle varie compagnie: quella di Vieste era la più numerosa e la più organizzata, è la compagnia storica del 29 settembre; quella di Manfredonia (questo è stato il primo anno dopo alcuni decenni di assenza) è stata molto partecipata e ben organizzata; quella di San Marco in Lamis ha avuto un numero contenuto di partecipanti ma perché è impostata come pellegrinaggio penitenziale, di ritiro spirituale e per non avere un numero elevato di partecipanti, il grande pellegrinaggio sammarchese si ha a maggio con una numerosissima partecipazione e una ritualità antica.
Questi pellegrinaggi verso la basilica di San Michele dai vari punti cardinali vanno arricchiti e meglio coordinati per dare una migliore e più rispondente risposta alle esigenze dell’uomo moderno in ricerca dell’Assoluto. Con questi pellegrinaggi si vuole accentuare la posizione strategica che Monte Sant’Angelo e il culto di San Michele può avere nei prossimi anni. Ma anche per dare una maggiore completezza al riconoscimento UNESCO che ha accentuato anche il ruolo del santuario come centro di pellegrinaggio.
Gabriele
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