martedì 2 agosto 2011

il Perdono di Assisi

Oggi è il Perdono di Assisi e, prima di trascrivere qui il "Diploma di Teobaldo" che mise su carta l'autorizzazione del Papa all'Indulgenza plenaria nel 1310, quindi 84 anni dopo il Transito di Francesco, incollo qui due definizioni dell'Indulgenza Plenaria trovate in internet;
1 da un sito Cattolico
e
2 di un qualcuno che in una chat spiega, figurativamente, che cosa è l'Indulgenza....


1 Che cos’è l’indulgenza?

Il vocabolo «indulgenza» significa “benevolenza, clemenza, misericordia, perdono”.

Gli imperatori romani usavano questo termine per indicare la diminuzione dei tributi e delle pene che, in particolari circostanze, essi concedevano ai cittadini. Nella dottrina e nell’insegnamento della Chiesa, l’indulgenza è: “La remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, a determinate condizioni, acquista per se stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi”.

«Pena» vuol dire “penitenza, opera di riparazione”; «temporale» vuol dire “da fare mentre viviamo in questa terra”. Occorre dunque distinguere nel peccato la colpa dalla pena che ne deriva.
La colpa consiste nella perdita della comunione di vita con Dio (peccato grave) o nell’affievolimento della comunione con Dio (peccato veniale) e nel preferire se stessi o altre creature a Dio e ai propri doveri. La colpa esige la pena riparatrice, secondo il principio: «nessuna colpa senza pena»

Il sacramento della Confessione rimette la colpa e la pena eterna, ma non sempre rimette del tutto la pena temporale dovuta ai peccati sia mortali, già rimessi, sia veniali. Qualora la pena temporale dovuta ai peccati non venga del tutto scontata nella vita presente con la penitenza e le opere buone, la giustizia divina esige che sia espiata nell’altra vita, in Purgatorio.

Le indulgenze parziali e plenarie sono un mezzo assai efficace e alla portata di tutti per evitare i castighi di Dio e le pene del Purgatorio.

2....Per spiegare cosa significa indulgenza plenaria faccio un semplice esempio:
L'anima dell'uomo è un pezzo di legno; i peccati commessi sono chiodi; ogni peccato commesso è un chiodo infisso nel legno.
Con la confessione si tolgono i chiodi, ma i buchi nel legno rimangono; con l'indulgenza plenaria sparicono anche i buchi.

Beh io non so come la pensiate voi e, con tutto l'amore che porto a Francesco...a me sembra una cosa molto medievale che, oltretutto, per quello che andava dietro al lucrare indulgenze, è stata la causa di ferocissime guerre e tanto sangue fra cristiani...la mia idea di Dio e del rapporto con Lui non passa attraverso meccanismi complessi di colpe, pene e retribuzioni e, se pensassi che Dio sta lì con la calcolatrice o con lo stucco a riempire i buchi o meglio, che delega qualcun'altro sulla Terra a stuccare i buchi per non doverli stuccare lui in Purgatorio...sarei atea. Non lo sono, credo in una Misericordia di Dio così grande che tutto abbraccia così immensamente che tutto sparisce in immense braccia, credo nel Suo senso dell'umorismo di fronte alla nostra infantile piccolezza e fragilità e sono convinta che quel genio di Francesco non solo avesse un rapporto diretto con il Cielo ma che con questa mossa del Perdono della Porziuncola abbia, da uomo di Pace, dato una botta notevole alle Crociate...se l'indulgenza plenaria, così importante nel suo tempo, si poteva avere semplicemente pregando pentiti delle proprie malefatte in una dolcissima chiesina in mezzo a una foresta nel cuore d'Italia, si evitavano così lughissimi e a volte mortali cammini verso Santiago o di farsi massacrare come carne da macello per arrivare a Gerusalemme (cosa che riguardava principalmente i poveri...i ricchi ci andavano per conquistare terre, aumentare il potere e saccheggiare città) lui fa sì che le porte siano aperte per tutti...veramente vuole portare tutti in Paradiso e, in questo, credo che abbia avuto una conferma del Cielo alla bontà dell'idea! Perchè Dio non giudica, ama...

Francesco riporta tutto ad una dimensione più umana e divina..."frega" il Papa e i cardinali (loro se ne erano accorti che era una fregatura, il Papa no) Francesco uomo di pace...pace fra gli uomini e pace fra gli uomini e Dio...questo è quello che mi piace del Perdono di Assisi!....poi, il resto, non mi interessa, non so voi, ognuno è libero, ovviamente, di pensarla come gli pare...io credo che il perdono sia l'IMMENSO AMORE DI DIO che è ovunque come respiro che regge l'Universo, gli Universi...poi...quando "torneremo a Casa" sapremo...


DIPLOMA DI TEOBALDO



(3391) Frate Teobaldo, per grazia di Dio vescovo di Assisi, augura a tutti i fedeli di Cristo, che vedranno la presente lettera, la salvezza nel Salvatore di tutti. A motivo della maldicenza di alcuni detrattori che, animati dallo zelo dell’invidia o forse dell’ignoranza, con facce di bronzo parlano contro l’Indulgenza di Santa Maria degli Angeli presso Assisi, siamo costretti a rendere noto a tutti i fedeli con la presente lettera le modalità e le caratteristiche dell’Indulgenza e in quali circostanze il beato Francesco, mentre era in vita, l’ottenne da papa Onorio.


(3392) Il beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola, ed una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia, per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso. Egli, alzatosi di mattina, chiamò frate Masseo da Marignano, suo compagno, col quale si trovava, e si presentò al cospetto di papa Onorio, e disse: "Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli". Il papa rispose: "Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza". San Francesco gli rispose: "Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi, non anni, ma anime". Ed il papa riprese: "In che modo vuoi delle anime?". Il beato Francesco rispose: "Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa".
Il papa rispose: "Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza".
Il beato Francesco rispose: "Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo". Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: "Ordino che tu l’abbia".


(3393) I cardinali presenti obiettarono: "Badate, signore che se concedete a costui una tale Indulgenza, farete scomparire l'Indulgenza della Terra Santa e ridurrete a nulla quella degli apostoli Pietro e Paolo, che sarà tenuta in nessun conto". Rispose il papa: "Gliela abbiamo data e concessa, non possiamo né è conveniente annullare ciò che è stato fatto, ma regoliamola in modo tale che la sua validità si estenda solo per una giornata". Allora chiamò san Francesco e gli disse: "Ecco, da ora concediamo che chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa; e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo ma solo per una giornata, dai primi vespri compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente". (1)


(3394) Mentre il Beato Francesco, fatto l'inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: "O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?". E il Beato Francesco rispose: "Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni".


(3395) Egli poi, lasciando Perugia e ritornando verso Assisi, a metà strada, in una località che è chiamata Colle, ove era un lebbrosario, riposandosi un po' con il compagno, si addormentò. Al risveglio, dopo la preghiera, chiamò il compagno e gli disse: "Frate Masseo, ti dico da parte di Dio che l'Indulgenza concessami dal sommo pontefice è confermata in cielo". E questo lo riferisce frate Marino, nipote del detto frate Masseo, che lo udì di frequente dalla bocca del proprio zio. E questo frate Marino da poco tempo, verso il 1307, carico d'anni e di meriti, si è addormentato nel Signore.


(3396) Dopo la morte del beato Francesco poi, frate Leone, uno dei suoi compagni, uomo di vita esemplare, così come l'aveva udita dalla bocca di san Francesco e frate Benedetto d'Arezzo, parimenti compagno di san Francesco e frate Rainerio d'Arezzo, come l'avevano udita da frate Masseo, riferirono attorno a questa Indulgenza molte cose, sia ai frati sia ai laici, molti dei quali sono ancora in vita e attestano tutte queste cose.


(3397) Con quanta solennità poi fu resa pubblica l'Indulgenza nell'occasione della consacrazione della stessa chiesa da parte di sette vescovi, non intendiamo scrivere se non soltanto quello che Pietro Zalfani, presente a detta consacrazione, affermò davanti a frate Angelo ministro provinciale, a frate Bonifazio, frate Guido, frate Bartolo da Perugia e ad altri frati del convento della Porziuncola: e cioè che egli era presente alla consacrazione di quella chiesa, che fu celebrata il 2 agosto ed aveva ascoltato il Beato Francesco mentre predicava alla presenza di quei vescovi; che egli aveva in mano "cedola" (foglio di pergamena) e diceva: "Io vi voglio mandare tutti in paradiso, e vi annuncio una Indulgenza, che ho ottenuto dalla bocca del sommo pontefice. Tutti voi che siete venuti oggi, e tutti coloro che ogni anno verranno in questo giorno, con buona disposizione di cuore e pentiti, abbiano l'Indulgenza di tutti i loro peccati".


(3398) Pertanto, abbiamo premesso queste cose, riguardo all'Indulgenza, per coloro che ne erano all'oscuro, affinché non siano scusati più a lungo per la loro ignoranza e soprattutto per gli invidiosi e i detrattori, che in alcune parti si adoperano a distruggere, sopprimere e condannare quello che tutta l'Italia, la Francia, la Spagna e le altre province, sia al di qua che al di là dei monti, anzi quello che Dio stesso, ad onore della sua Madre santissima, da cui si intitola l'indulgenza, con frequenti ed evidenti miracoli, quasi ogni giorno magnificano, glorificano e diffondono...


(3399) A testimonianza e in fede di tutto ciò, abbiamo inviato questa lettera munita del nostro sigillo.
Dato in Assisi, nella festa di San Lorenzo dell'anno del Signore 1310.




(1) Nel corso dei secoli la concessione subirà molte variazioni, fino ad un massimo d'estensione, a tutti i giorni per la chiesa della Porziuncola, per tutte le chiese francescane e non il solo 2 agosto. La disciplina attuale è stata fissata da Paolo VI nella Lettera Apostolica "Sacrosancta Porziuncolae Ecclesia" del 14 luglio 1966.




2 commenti:

Luciano Aimar ha detto...

Io che un Pellegrinaggio dia una indulgenza ci credo. Quando per indulgenza si intende: -"benevolenza, clemenza, misericordia, perdono".
Ci credo non perche' uno negli 800 Km che lo portano a Santiago, o ad Assisi o a Gerusalemme, o alla Mecca... ottenga un qualche bollino da presentare a San Pietro, un lasciapassare da usare quando ci si presentera' davanti alla Grande Porta. No.. io poi quei bollini, mi dimentico sempre di chiederli.
Ma se un pellegrinaggio e' fatto con il cuore, se questo andare rappresenta la risposta ad un'esigenza nata nel profondo del nostro essere, della nostra anima. Se il pellegrinaggio e' una umile risposta, ed allo stesso tempo, una umile richiesta di profondo dialogo con noi stessi, con gli uomini e con Dio, allora rappresenta molto di piu' di un camminare.
Tutti coloro che si sono messi in cammino, e non importa che Cammino, quanti passi abbiano fatto, quale fosse la meta scelta, quanta piaggia uno si sia preso sulla testa o no; tutti coloro che hanno fatto un Cammino, ben sanno che il passo piu' difficile e' il primo: il presentarsi all'appuntamento. Il presentarsi all'appuntamento necessita' una disponibilità' interiore, un'umiltà' sincera. Prima di fare quel primo passo uno ben sa che avra' bisogno di benevolenza, clemenza e misericordia per arrivare alla meta. E benevolenza, clemenza e misericordia la trovera', perche' la fuori e pieno di benevolenza, clemenza e misericordia. Basta solo cercarla ed essere pronti ad accettarla; cosa non facile da fare, perche' necessita' di un abbandonarsi. in inglese si usa una bellissima parola per tradurre questo abbandono: "surrender". E in quel abbandonarsi trovera' il .. perdono.

Io non sono un teologo, ben mi guardo persino dal pensarlo, sono solo un ballerino... pero' cosi' la vedo. Perche' nei miei Cammini di benevolenza, clemenza e misericordia ne ho trovata tanta. L'ho trovata nelle gesta di tanti che mi hanno aiutato, ospitato, atteso, guidato, sfamato, ristorato, l'ho trovata in tanti con cui ho condiviso un pasto o un'ora di cammino, o solo un cenno del capo, un'occhiata. E nel trovarla sono arrivato ad una pace interiore che chiamo "sentirsi accettati, amati, capiti... attesi" e questo io lo chiamo: perdono.

Angela Seracchioli pellegrina ha detto...

Perfetto Luciano! Non ho nulla da aggiungere è proprio così, grazie!