giovedì 28 ottobre 2010

Eccolo qua l'articolo del "Corriere della sera" !

...per chi non lo ha letto domenica...POI METTERò UN'ALTRO POST QUANDO RECUPERO LA FOTO CON bREGANTINI...LA MIA L'HO ASSASINATA...LO SAPETE CHE SONO UNA FRANA NO?! ..FIN DA ORA VI DICO CHE è STATO UN INCONTRO FANTASTICO...A POI CIAO


I LUOGHI - UMBRIA. IL CAMMINO DAGLI «SCRITTI» INTERROTTO

San Francesco senza un tetto
Chiude l’ostello dei pellegrini

Viandanti della fede non troveranno più riparo. Ex fienile, ex mensa dei poveri. Poco amato da Assisi

L'ostello
L'ostello
Tre nudi tavoli disposti a «U» bastano a far pregustare il calore di una serata di racconti. Anche perché di là, in cucina, cuoce una lasagna. La perfetta letizia dell’ostello per i pellegrini di Assisi si preannuncia con un profumo che apre già il cuore. «Dovremmo essere otto, ma chissà... Ne faccio un po’ di più». Angela Seracchioli si siede e si alza in un continuo avanti e indietro fra la sala e i fornelli. Ed è un dividersi non solo nelle stanze ma anche nei ruoli. Sotto il grembiulone da cuoca che non perde di vista la cottura mentre parla a ruota libera con la sua ironica cadenza bolognese (ma attenzione, la lasagna sarà vegetariana), c’è la donna dai capelli rossi che ha portato migliaia di persone a ripercorrere i sentieri calcati da San Francesco. Per poi accoglierli, stanchi e con un grande appetito, in questo piccolo rifugio inserito nel complesso di Santa Maria degli Angeli, accanto all’orto del convento: oltre alla sala da pranzo e alla cucina, diciassette posti in tre camere con i letti a castello («per l’arredo ho sfruttato il "cerca-trova" tra i conventi») e un piccolo ufficio diventato una centrale operativa per comunicare con i pellegrini. Angela Seracchioli è infatti l’autrice della guida-faro del cammino di Francesco, Di qui passò Francesco (Terre di mezzo editore), da cui è nato il cliccatissimo sito www.diquipassofrancesco.it.

Tavolata
Tavolata
Era stato un fienile, poi la stamperia delle edizioni Porziuncola (la casa editrice francescana),
quindi una mensa dei poveri. Angela lo scopre nel 2005. Dopo gli studi all’Accademia di Belle arti con una specializzazione in mosaico e una vita piena di imprevisti e di deviazioni culminata con una «visione» di Francesco sul Cammino di Santiago, decide di trasferirsi ad Assisi. Ma si accorge che non c’è un posto per accogliere i pellegrini. Prende in affitto due stanze in un’ex casa colonica ai piedi della basilica francescana («quell’inverno lo trascorsi al gelo, non potevo pagarmi il riscaldamento») e una la offre a chi arriva in città a piedi. «Il primo fu un seminarista francese originario delle Antille. Mi bussò smarrito: aveva girato i conventi e, pur con i documenti che testimoniavano la sua appartenenza, nessuno lo aveva accolto. Erano state le Clarisse, con le quali avevo fatto amicizia, a indicargli la mia casa». Sembrerà paradossale, ma nella città del Santo che aveva fatto del pellegrinaggio una condotta di vita, i pellegrini non sono ben visti. Gente strana, magari un po’ new age... E poi non fanno girare gli affari... Altrove, negli altri luoghi francescani sparsi lungo la dorsale appenninica, l’accoglienza è legata al saluto «pace e bene». Qui no.


un frate pellegrino
Frate Ambrogio
Eppure basta rileggersi gli Scritti del Santo per scoprire che proprio Francesco ne fu vittima
. Bussava alle porte e gli rispondevano: «Vattene»! Lui rimaneva paziente e calmo e da questo atteggiamento di fronte alla freddezza degli altri trasse il concetto di «perfetta letizia». «Ricordandosi quelle parole - riprende Angela -, sa cosa mi scrisse il seminarista francese il giorno dopo sul libro degli ospiti? Nella tua casa ho trovato la perfetta perfetta letizia». Tra l’estate del 2005 e la primavera del 2006 in quell’abitazione Angela ospita una novantina di pellegrini («gli amici mi dicevano, ma tu non hai una chiave per chiuderti la notte nella tua camera? No, che non ce l’avevo, ma ho sempre trovato persone bellissime, così sono quelli che vanno a piedi»), poi il provinciale dei frati minori di Santa Maria degli Angeli, Massimo Reschiglian le dice: «Prova a dare un’occhiata a quelle stanze in fondo all’orto». Tutto da sistemare, ma per Angela è l’ostello ideale. Ripara, pulisce e ridipinge tutto da sola, abbellisce le pareti con foto e con parole e pensieri di diversi autori. Un’altra piccola struttura nel cortile interno diventa «la cappelluccia». Attorno alla porta d’ingresso, la scritta «il luogo» (così viene chiamato nella Bibbia il posto del roveto ardente): oltre che in italiano, in ebraico, inglese, francese e tedesco. Dentro, invece che panche, tappeti e cuscini un po’ orientali.

Nella cappelluccia sono state celebrate tante messe, cantati spesso i vespri. Si è sperimentata la meditazione cristiana che ruota attorno al mantra maranatha di cui parla San Paolo. Sono molti i preti che si mettono in cammino e che alla fine della giornata trovano nei compagni di fatica le persone ideali per un incontro spirituale. «Come il frate pellegrino olandese che si mise anche a dare lezioni di tai-chi. O il parroco di Scampia don Aniello Magnaniello. «Che forza, quell’uomo. Arrivò un giorno stremato, si era messo in testa di percorrere 50 chilometri per le colline, ma si faceva sera, lo ripresi io in macchina a dieci chilometri da Assisi. Volle organizzare una cerimonia, poi conobbe una pellegrina che aveva bisogno di un confessore. Rimasero a parlare fino a notte fonda. La mattina alle sette lo accompagnai a san Damiano per concelebrare la messa. Poi salutò e si rimise in cammino». Nel 2009 i pellegrini che hanno trovato una cena e un letto all’ostello sono stati 1.100 e Angela ha spedito ben 6.900 credenziali (la carta del pellegrino in cui si appongono i timbri dei luoghi di sosta lungo il cammino). Tante conoscenze, tante storie, come quelle dei volontari che vengono a dare una mano, gente che decide di passare le ferie a cucinare, lavare, accogliere. Angela vuole ricordare Alessia di Catania, una vita coniugale difficile che qui si rifugia spesso con la figlioletta e trova la serenità; e poi una signora austriaca, una coppia di comaschi...

Ma dietro quel muro dell’ostello la freddezza e la diffidenza di Assisi non si sgretolano. «Chi è quella rossa?». Hanno detto sin dall’inizio alcuni frati del convento avvertendo dall’orto il festoso movimento dell’ostello in certe giornate. «Ho sempre sperato che i frati venissero a trovarmi, anche solo per mangiare insieme, ma non è mai successo». E ora il nuovo provinciale dei «Minori» di Santa Maria degli Angeli ha deciso: l’ostello, che chiude abitualmente il 31 ottobre, non riaprirà più la prossima primavera per la Domenica delle Palme. Non è un problema economico: pur trattandosi di turismo povero, le offerte dei pellegrini sono sette volte superiori ai costi di mantenimento della struttura. «"Lo so che l’ostello va bene. Va fin troppo bene", mi ha detto il frate quando gli ho chiesto qualche spiegazione». E non essendoci nessun accordo scritto sull’utilizzo di questo luogo, la sua fine è segnata. La comunità dei pellegrini manda messaggi di sostegno sulla rete (quelli sul sito diquipassofrancesco.it sono arrivati a 700) ma nulla pare riesca a far cambiare idea al capo dei «Minori». La Assisi dei turisti e delle folle di fedeli organizzati che riempiono la basilica per le messe e fanno la fila davanti alla Porziuncola è a poche decine di metri ma lo spirito di Francesco sembra molto lontano.

Riuscirà l’ostello di Assisi a rinascere altrove? «Da questa esperienza ne deve partire una più grande», dice fiducioso sul sagrato di santa Maria degli Angeli frate Ambrogio, uno dei pochi amici in tonaca dei pellegrini, forse pensando a quello stato di provvisorietà dettato da Francesco che non voleva nessuna proprietà («Si guardino i frati, ovunque saranno... di non appropriarsi di alcun luogo...»).È l’ora di cena. Aveva ragione Angela: invece di otto, siamo in dodici. E alla lasagna vegetariana si è aggiunto un timballo di formaggio. Non manca il vino. Simone, di Maranello, è di casa in queste zone, sta studiando il percorso di san Benedetto, tra Norcia e Cassino: realizzerà una guida. Francisco, 23enne, è un ragazzone argentino che fa uno stage in una fabbrica del Molise. Zoppica un po’. «Ho una protesi alla tibia, ho avuto un cancro a 14 anni. Sono guarito e sono qui per ringraziare». Didier e Marie sono una coppia bretone partita dall’abbazia di Vezelay: 1.600 chilometri fino a Assisi in 67 giorni. «Ora ci raggiungono le nostre figlie e andiamo a Monte sant’Angelo, in Puglia. È il legame con il nostro Mont Saint-Michel». Serena è una suora che a fine pasto, chitarra in mano, sforna una voce sorprendente per intonare canzoni da Celentano a Guccini. Fra una settimana tutto sarà finito. Ma forse aveva ragione Francesco: la perfetta letizia sta in questo cammino precario. Qui o da qualche altra parte.

Alessandro Cannavò
25 ottobre 2010(ultima modifica: 27 ottobre 2010)

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