domenica 24 marzo 2013

mons. Bregantini spostato nuovamente?! Oh no...

sta mattina, alla messa, una signora che non vedevo da molto mi aveva detto di aver letto che avevano spostato di nuovo mons. Bregantini "il mio vescovo favorito" che ha onorato la nostra credenziale con la sua benedizione e che vive ...sul cammino con le ali, mi è venuto un accidente... MA NON E' VERO! Meno male!!!
E così, cercando notizie, ho trovato quello che lui ha scritto dell'elezione del "mio Papa favorito" il 14 marzo, mannaggia ma non sono un pò troppo un Papa e un Arcivescovo "favoriti" per una "Anticlericale" come mi definii presentandomi a mons. Bregantini facendogli fare una faccetta simpatica e una grande risata?!
Beh, insomma, è così...sono il mio "mazzo di fiori" di membri della Chiesa e sono in compagnia con 3 o 4 preti eccezionali e un paio di frati, un mazzetto molto profumato. ovviamente non gliene frega nulla a nessuno che io tenga in un vasetto questi fiori...ma a me sì, non mi fa "perdere la speranza"...come chiedeva Papa Francesco.
Dicevo, qui sotto quello che Bregantini ha scritto dell'elezione del Papa...non ne dubitavo che gli piacesse dal primo momento...sono nello stesso mazzo di fiori!

Il gesuita Jorge Mario Bergoglio è Papa Francesco


Campobasso. Un silenzio umano ha avvolto la cristianità in un tappeto di luci e di colori. Il candore dell’abito bianco del Papa eletto, le sue braccia timidamente aperte al popolo, la commozione, Tanta! Il Magnum gaudium nuntio vobis habemus papam sorretto dall’Inno Nazionale d’Italia suonato dalla fanfara dei Carabinieri, poi l’Inno Pontificio. «È il papa della Mitezza –ha dichiarato a caldo mons. Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano – il testimone della Misericordia nelle vie del mondo. Il suo Buonasera ci ha subito ricordato il Buonanotte di Benedetto XVI ed il Buonanotte nel “discorso alla luna” di papa Giovanni XXIII».
In un contesto storico permeato dalla violenza della ricchezza e dai soprusi della finta bellezza, un Papa che sceglie il nome Francesco è il segno chiaro e distinto che, nell’anno della Fede, indetto da Benedetto XVI sotto il soffio dello Spirito, la Chiesa vuole e deve tornare alla povertà della kenosis di Cristo. I gravi , intesi come pesanti, problemi che opprimono l’uomo non sono imputabili ad una crisi economica, quanto ad una frattura antropologica tra l’uomo e il suo creatore. La ricchezza, la vanità, l’incoerenza, la corruzione, rappresentano forme di esasperazione a cui solo la povertà della chiesa può rispondere. Nella storia della Chiesa non era mai accaduto che un Papa decidesse di prendere su di sé il fardello e l’eredità lasciata dal poverello di Assisi. Nel suo testamento la cura per il Creato, per i piccoli della Terra, per ogni espressione di diversità, sia essa religiosa, etica o fisiologica e, soprattutto, un vangelo “sine glossa”, senza compromessi. Se questo nuovo Pontefice ha deciso di assumere il nome Francesco, tra le lacrime di commozione e di approvazione di un popolo di Dio che anela alla semplicità evangelica è perché, senza dubbio, lo Spirito ha ispirato in lui, fin dalla sua presentazione al conclave, il senso di un terzo millennio ubriaco di ogni forma di ricchezza che troverà risposta solo nella capacità dell’uomo di essere testimone di un ritorno ai valori evangelici, senza alcun compromesso.
Francesco I dovrà trovare sostegno in un popolo di Dio che, come nel periodo in cui Francesco di Assisi visse, si trovava diviso nel proprio interno, ebbro di lotte e di potere temporale. Nella stessa Chiesa, divisa tra ricchezza e scandali, Francesco ebbe il coraggio di dare testimonianza di un indirizzo radicale, seppur aperto ad ogni possibilità di dialogo nel mondo.



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