mercoledì 10 agosto 2011

la notte di Chiara, Chiarina, Chiaretta....


sta sera è una serata magnifica qui ad Assisi, anche la giornata è stata calda ma secca e ventilata e il tramonto aveva qualche cosa di settembrino come piace a me, la luna sta sospesa sulla basilica di Francesco in un cielo terso e leggero...
Mi piace immaginare che Chiara, santa Chiara, se ne sia andata in Cielo in una notte così. Oggi pensavo che nel freddo San Damiano d'inverno sarebbe stato duro morire ma non in una notte così, dolce e serena.
La dolce, materna Chiara, dal carattere forte, determinato, senza esitazioni e, nel contempo, femminile, affettuoso, comprensivo. Una donna a braccia aperte come era il suo amato Francesco, la Sua altra metà del Cielo.
La luna sta sera sorride nel cielo come Lei, manda raggi che non feriscono e che illuminano la collina.
Per anni mi è sembrato di "conoscere" più Francesco ma è un pò che penso a Lei e imparo a conoscerla e a volerle bene come ad una amica, nel mio cuore ho ricomposto l'intero, Lei e Lui, gli indivisibili si fondono nel mio cuore, li "consco", sono amici, non lontani nel tempo, vicini perchè veri, genuini, semplici, incompresi...esaltati ma molto spesso incompresi nella loro perfetta semplicità.
Trascrivo qui un capitolo dei "Fioretti di santa Chiara" di Bargellini, lo faccio sottolineando in rosso le "magiche" e assolutamente semplici ed umane parole di Chiara, le sue ultime che spero, quando sarà il mio turno, dire anch'io...
Una morte bella, semplice, vera come la sua vita, la morte che vorrei...senza aspettarmi gli angeli attorno ma sapendo di andarli a trovare...

CAPITOLO 25

Il Corteo delle Vergini

…Sul giaciglio della sua lunghissima infermità, mormorava alla propria anima, che si scioglieva dal corpo, reso diafano dalla penitenza e dalla malattia:

In pace, e vanne lietamente a Colui che ti creò, ti santificò, e sempre ti ha amata e custodita. Va' a colui che t'ha guardata.

Una della sue donne, che stava presso di lei, udendo quelle parole le chiese premurosamente:

— Che dite voi, madre santa? A chi parlate?

Io parlo all'anima mia benedetta — rispose Chiara.

Dopo poco riprese a mormorare.

Benedetto sii tu, Signore mio, che mi creasti e con il tuo pietoso sangue mi ricomprasti per darmi vita eterna, la quale sei Tu.

Sorridendo, si volse alla suora che l'assisteva e le disse:

— Vedi tu il Re della gloria come vedo io?

Inginocchiate attorno al giaciglio della loro madre, le "povere donne" di San Damiano lacrimavano di dolore e di consolazione.

Chiara aveva ricevuto la bolla Papale il giorno prima, il 10 Agosto, giorno di San Lorenzo.

Tutta la notte, dal cielo profondissimo, eran cadute le stelle, rigando la notte d'un pianto silenzioso.

Ora s'alzava l'alba del nuovo giorno e spariva ogni traccia di dolore.

Dalle grandi finestre, alte sulla campagna, la luce mattinale entrava quasi abbagliante. Chiara la raccoglieva nei grandi occhi splendenti.

Non era però luce naturale quella che entrava dalla porta. Chiara si volse da quella parte e con lei si volsero tutte le suore, rapite più che stupite.

Entrava dalla porta uno stuolo di vergini tutte vestite di bianco, e ciascuna aveva in capo una corona d'oro.

In mezzo a loro veniva una Vergine più gloriosa e maggiore di tutte le altre. La sua corona era di più grande splendore, come non fu mai il sole in tutta la sua chiarezza.

La Regina delle Vergini si mise innanzi a tutte le altre e andò verso il giaciglio di Chiara. Si piegò verso la morente, abbracciandola dolcemente. E tenendola così abbracciata, fece cenno che le porgessero il pallio.

Era una tunica tutta d'oro, con pietre preziose, che alcune vergini portavano sulle braccia.

La Vergine maggiore avvolse in quella veste l'anima benedetta di Chiara. Lasciò sul giaciglio di sarmenti un povero corpo esamine. Partì, seguita dal regale corteo, con l'anima gloriosa, verso la festa eterna del Paradiso.



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