FATEVI DEGLI AMICI!
Un fattore fu accusato di dissipare i beni del padrone, venne chiamato a render conto della sua amministrazione. Prima di andare dal proprietario, chiamò i debitori e ridusse notevolmente le loro obbligazioni. Il padrone, contrariamente alle aspettative, lodò il fattore infedele perché aveva operato con accortezza. Gesù concluse: «Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste, affinchè quelli che avrete con esse aiutato, vi accolgano nei tabernacoli eterni» (Lc 16, 9).
Gesù apprezza l’operato del fattore. Egli è sempre pratico, ama passare per le vie più brevi e attuare le conoscenze più semplici. Per ognuno indica il mezzo di salvezza: quale mezzo di salvezza avrà colui che è infedele al suo Signore? Uno solo: fare il bene comunque. Il bene è sempre bene, è comunque bene. L’elemosina anche fatta da un ladro non cessa di essere elemosina.
Gesù è realista; Egli sa i sentimenti di chi è beneficato; questi sentimenti contano, solo questi. Tu hai fatto il male, hai accumulato iniquamente delle ricchezze, sei stato disonesto? Fa’ del bene, sii generoso, soccorri il misero, fatti degli amici! Farsi degli amici! Gesù insiste su questo concetto: farsi degli amici;
L’uomo è legato all’uomo dalle opere oltre che dai pensieri, e un’opera buona è, e sempre resta, un’opera buona. Anche se hai fatto il male, cerca di fare il bene; esso ti sarà contato; quindi, fatti degli amici!
Una favola buddhista ci soccorre a capire la parabola del fattore infedele: «Morì una tigre, i geni della natura si riunirono per giudicarla, citando come testimoni tutti quelli che erano stati vittime della sua ferocia. Le accuse fioccarono, il tribunale stava per condannare l’assassina, quando si levò una voce che diceva: "Io debbo alla tigre la mia vita!". Un leprottino, timido, si avanzò e rese testimonianza: "La tigre mi ha salvato la vita! Ero inseguito da un cane feroce, quando lo vidi girare su se stesso e ruggire veloce. Nella foresta echeggiava il grido della tigre, feroce per essere stata risvegliata dalla nostra corsa! Io mi feci piccino piccino, la tigre non mi vide, la sua presenza mi aveva salvato dal cane feroce. Sono grato alla tigre; se non avesse fatto fuggire il cane, esso mi avrebbe sbranato". Il tribunale concluse: "II leprotto ha ragione: dobbiamo riconoscere che la tigre ha compiuto, anche se involontariamente, una buona azione"».
Questa leggenda ci dà una chiave per comprendere la parabola del fattore infedele; l’una e l’altra insegnano che il bene è, e resta bene da chiunque sia fatto, non solo, ma che chi riceve questo bene sente come un legame, un debito d’amore.
Fare il bene è molto più facile che fare il male; fate il bene, valetevi anche delle vostre cattive inclinazioni per esercitare una pressione sul destino. Anche le ricchezze male acquistate possono essere uno strumento di salvezza se impiegate a sollevar la miseria. Non muta di certo la posizione davanti alla divina giustizia, ma avremo dei testimoni a discarico che peroreranno per noi.
Fate il bene con il vostro stesso male, operate con generosità, la generosità sarà l’unica cosa che non rimpiangeremo di aver esercitata. La misericordia, sposandosi alla giustizia, suggerisce un motivo di speranza a chiunque; avere qualcuno che desideri pregare per noi è già promessa di salute. Creare dei vuoti di bene nel colmo del male, perché quel bene attragga altro bene per crearci un patrimonio celeste.
Quali sono le ricchezze ingiuste? Tutte, tutte quelle che non sono il frutto del lavoro, che si acquistano sfruttando i nostri simili, o nel lavoro o nella vanità, tutto ciò che è dono del caso, dell’arbitrio o della lusinga.
C’è la miseria universale, c’è chi vive della miseria e sono i religiosi e i politici, c’è chi ha paura della miseria e sono i possidenti, c’è chi specula sulla miseria e sono i banchieri e i facitori di miracoli, i progettatori di vie spirituali dietro la ricerca di aumento di capitali.
Ricchezze ingiuste, ricchezze che non possono legittimamente tenersi per nostre, come il fattore non poteva ritenere per suo il bene del padrone; e poiché, di questo bene non suo, era ancora l’amministratore, pensa di servirsene per farsi degli amici. Non fugge il tesoro, neppure lo distribuisce o lo nasconde, lo divide tra i più indigenti, perché domani, quando lui sarà povero, lo accolgano amichevolmente nelle loro case. Per questo, Gesù consiglia di farsi degli amici con le ricchezze ingiuste.
La parabola del fattore infedele è la parabola della comune umanità; sia meditata da ognuno e ognuno ne segua il consiglio: opponga allo sdegno del padrone la gratitudine del misero confortato. Fate sempre del bene, anche con ciò che servì a fare il male. Il bene non è mai inutile.
Quante ingiuste ricchezze vengono date a noi uomini! Ingiuste perché gratuite nel più assoluto dei modi, perché spoglie di ogni sforzo e di ogni laboriosità umana. I conti ci saranno richiesti più presto di quello che crediamo, e ci troveremo nudi davanti alla bufera dell’indignazione divina. Non ci saremo fatti degli amici! Più miseri della tigre della leggenda buddhista, non avremo in nostro favore neppure la preghiera del leprotto salvato per caso.
Se il diavolo ha il triste potere di fare che il bene sia male, Dio dal male sa sempre cavare il bene; non diciamo: ecco, io ho fatto tanto male, è inutile che cerchi ora di fare il bene. No, il bene non è mai inutile!
1 commento:
La parabola del fattore disonesto, dove abbiamo una truffa dentro un'altra, evidenzia un processo ricorsivo, speculare, tipico dei Vangeli, di Gesù, e dei geni nella storia in generale. Un altro esempio dei Vangeli e la sequenza della parabola del ricco epulone e di Lazzaro, della successiva risurrezione di Lazzaro e della successiva condanna e risurrezione di Gesù, determinata dal miracolo della risurrezione del suo amico. Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelngelo. Grazie.
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