sabato 5 novembre 2011

leggere di notte...

...e mentre l'idraulico mi sta finalmente montando il nuovo box doccia nel mio microscopico bagno, un pò rimbecillita, scrivo questo post. Strane notti le mie, è un pò che mi sveglio, sveglissima sulle 3, faccio colazione come fosse mattina e poi torno a letto nella speranza di ridormire ma...niente e così, leggo...meno male che ho tanti libri da leggere e così, sta notte, ho iniziato il libro di monsignor Bregentini, lo sapete no che sono una sua fun?!, bello, a capitoletti, scritto con la semplicità che lo contradistingue e con la profondità e l'acutezza di cuore e di mente che è un'altra delle sue peculiarità. La sua analisi del rapporto con le mafie, il racconto dei suoi anni nella Locride, rendono questo libro avvincente come un romanzo e, quel che più conta, profondo e vero come è lui. Insomma, ve lo consiglio, è un libro lucido e che non fa sconti ma che è anche veramente evangelicamente pieno di speranza ed amore. C'è una cosa che mi ha colpito molto, lui dice e credo proprio che sia così, che le mafie hanno paura della bellezza...leggete il libro per capire come ciò sia vero! Qui un mini assaggio:
«Dobbiamo credere che se il bene avanza la mafia arretra. Dobbiamo vivere i valori del bello. Dobbiamo seminare parole capaci di estirpare l'omertà, la menzogna e la paura, per far attecchire un modo diverso di guardare le cose, anche per chi è cresciuto nella cultura mafiosa senza conoscerne un'altra. Descrivere, come fanno molti recenti film e libri, la negatività della mafia, i rituali perversi, i giochi di potere, la violenza e la spietatezza è solo il punto di partenza per fronteggiarla. Occorre fare un passo ulteriore. Quel passo è credere nella forza del bene e seminarlo».
E quello che segue credo che valga per tutte le situazioni specialmente per la rassegnazione dilagante che si respira nell'aria ovunque...
«Quando vado nelle scuole, chiedo ai ragazzi qual è la parolaccia più grave che conoscono; mi guardano perplessi. Rimangono ancora più stupiti quando scrivo sulla lavagna ormai e chiedo: “Cosa possiamo scrivere al posto di ormai?” E’ una parola talmente radicata che anche quando la cancelli rimane sotto il segno… Ormai non c’è più nulla da fare. Ormai è troppo tardi per cambiare. Ma io ci scrivo sopra – con decisione – la parola ancora. Compito della Chiesa è cancellare ormai e tracciare ancora. Possiamo ancora tornare a sorridere. Dobbiamo ancora fare un tentativo per cambiare la realtà. Il resto è compito della magistratura, della politica e dell’economia. Il compito della Chiesa nella società civile è questo: far passare la mentalità che il destino non è ineluttabile, che c’è una “speranza attiva” in grado di mettere in moto processi di cambiamento positivo».
L'unico problema per me legato a queste letture notturne è che poi, quando il sonno ritorna, è leggero e pieno di sogni dove l'alluvione si mescola alla mafia e a tutto ciò che c'è nel mio inconscio per cui mi sveglio la mattina con una confusione immane in testa, come se il mio cervello avesse un telecomando impazzito che va da un canale all'altro... e se mi dessi alla valeriana?!

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