...per chi non lo ha letto domenica...POI METTERò UN'ALTRO POST QUANDO RECUPERO LA FOTO CON bREGANTINI...LA MIA L'HO ASSASINATA...LO SAPETE CHE SONO UNA FRANA NO?! ..FIN DA ORA VI DICO CHE è STATO UN INCONTRO FANTASTICO...A POI CIAO
I LUOGHI - UMBRIA. IL CAMMINO DAGLI «SCRITTI» INTERROTTO
San Francesco senza un tetto
Chiude l’ostello dei pellegrini
Viandanti della fede non troveranno più riparo. Ex fienile, ex mensa dei poveri. Poco amato da Assisi
L'ostello |
Tavolata |
un frate pellegrino |
Nella cappelluccia sono state celebrate tante messe, cantati spesso i vespri. Si è sperimentata la meditazione cristiana che ruota attorno al mantra maranatha di cui parla San Paolo. Sono molti i preti che si mettono in cammino e che alla fine della giornata trovano nei compagni di fatica le persone ideali per un incontro spirituale. «Come il frate pellegrino olandese che si mise anche a dare lezioni di tai-chi. O il parroco di Scampia don Aniello Magnaniello. «Che forza, quell’uomo. Arrivò un giorno stremato, si era messo in testa di percorrere 50 chilometri per le colline, ma si faceva sera, lo ripresi io in macchina a dieci chilometri da Assisi. Volle organizzare una cerimonia, poi conobbe una pellegrina che aveva bisogno di un confessore. Rimasero a parlare fino a notte fonda. La mattina alle sette lo accompagnai a san Damiano per concelebrare la messa. Poi salutò e si rimise in cammino». Nel 2009 i pellegrini che hanno trovato una cena e un letto all’ostello sono stati 1.100 e Angela ha spedito ben 6.900 credenziali (la carta del pellegrino in cui si appongono i timbri dei luoghi di sosta lungo il cammino). Tante conoscenze, tante storie, come quelle dei volontari che vengono a dare una mano, gente che decide di passare le ferie a cucinare, lavare, accogliere. Angela vuole ricordare Alessia di Catania, una vita coniugale difficile che qui si rifugia spesso con la figlioletta e trova la serenità; e poi una signora austriaca, una coppia di comaschi...
Ma dietro quel muro dell’ostello la freddezza e la diffidenza di Assisi non si sgretolano. «Chi è quella rossa?». Hanno detto sin dall’inizio alcuni frati del convento avvertendo dall’orto il festoso movimento dell’ostello in certe giornate. «Ho sempre sperato che i frati venissero a trovarmi, anche solo per mangiare insieme, ma non è mai successo». E ora il nuovo provinciale dei «Minori» di Santa Maria degli Angeli ha deciso: l’ostello, che chiude abitualmente il 31 ottobre, non riaprirà più la prossima primavera per la Domenica delle Palme. Non è un problema economico: pur trattandosi di turismo povero, le offerte dei pellegrini sono sette volte superiori ai costi di mantenimento della struttura. «"Lo so che l’ostello va bene. Va fin troppo bene", mi ha detto il frate quando gli ho chiesto qualche spiegazione». E non essendoci nessun accordo scritto sull’utilizzo di questo luogo, la sua fine è segnata. La comunità dei pellegrini manda messaggi di sostegno sulla rete (quelli sul sito diquipassofrancesco.it sono arrivati a 700) ma nulla pare riesca a far cambiare idea al capo dei «Minori». La Assisi dei turisti e delle folle di fedeli organizzati che riempiono la basilica per le messe e fanno la fila davanti alla Porziuncola è a poche decine di metri ma lo spirito di Francesco sembra molto lontano.
Riuscirà l’ostello di Assisi a rinascere altrove? «Da questa esperienza ne deve partire una più grande», dice fiducioso sul sagrato di santa Maria degli Angeli frate Ambrogio, uno dei pochi amici in tonaca dei pellegrini, forse pensando a quello stato di provvisorietà dettato da Francesco che non voleva nessuna proprietà («Si guardino i frati, ovunque saranno... di non appropriarsi di alcun luogo...»).È l’ora di cena. Aveva ragione Angela: invece di otto, siamo in dodici. E alla lasagna vegetariana si è aggiunto un timballo di formaggio. Non manca il vino. Simone, di Maranello, è di casa in queste zone, sta studiando il percorso di san Benedetto, tra Norcia e Cassino: realizzerà una guida. Francisco, 23enne, è un ragazzone argentino che fa uno stage in una fabbrica del Molise. Zoppica un po’. «Ho una protesi alla tibia, ho avuto un cancro a 14 anni. Sono guarito e sono qui per ringraziare». Didier e Marie sono una coppia bretone partita dall’abbazia di Vezelay: 1.600 chilometri fino a Assisi in 67 giorni. «Ora ci raggiungono le nostre figlie e andiamo a Monte sant’Angelo, in Puglia. È il legame con il nostro Mont Saint-Michel». Serena è una suora che a fine pasto, chitarra in mano, sforna una voce sorprendente per intonare canzoni da Celentano a Guccini. Fra una settimana tutto sarà finito. Ma forse aveva ragione Francesco: la perfetta letizia sta in questo cammino precario. Qui o da qualche altra parte.
Alessandro Cannavò
25 ottobre 2010(ultima modifica: 27 ottobre 2010)
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