Carissimi, una cara amica mi ha mandato il messaggio che segue...è la continuazione del blog del 25...per non dimenticare!
In questi giorni abbiamo guardato, angosciati e sconvolti, le immagini delle devastazioni e delle vittime causate dal terremoto, abbiamo sentito entrare in noi la disperazione dei sopravvissuti e delle famiglie colpite dalla tragedia, forse abbiamo concorso con le nostre disponibilità a far fronte alle necessità che improvvisamente si sono create.
Con una stretta al cuore, di fronte a tutto questo, ho ripensato ad immagini simili che solo pochi mesi fa, seppure molto dosate per non offendere i nostri sentimenti, provenivano da Gaza, dove le vittime sono state oltre 1300, soprattutto giovani, donne e bambini, dove le distruzioni non sono state di minore intensità, dove la sofferenza dei sopravvissuti permane senza poter essere lenita, ma oggi sepolta dalla disattenzione dei media.
Due tragedie non sono mai confrontabili tra di loro, la sofferenza non ha un’unità di misura. Ma lasciatemi ricordare di che cosa – rispetto alla situazione italiana - sono state private le vittime di Gaza.
Anzitutto del diritto di far partecipi del proprio dramma. Agli organi di stampa locali e internazionali è stato fatto divieto assoluto di entrare, riprendere, comunicare. Ricorderete che i servizi erano sempre trasmessi dall’esterno della Striscia e per lo più riportavano i comunicati dell’esercito israeliano.
Poi della giustizia, perché sulle vittime di Gaza è gravato e grava il sospetto, incessantemente insinuato ed alimentato, che in qualche modo siano stati conniventi con le scelte politiche e militari del loro governo. Che donne e bambini, insieme con tutta la popolazione palestinese, siano comunque stati puniti perché responsabili di una colpa collettiva.
Le vittime di Gaza sono anche private della solidarietà concreta. Anzitutto di quella dei loro connazionali, che non hanno potuto accorrere a ricercare ed aiutare i loro cari, né i superstiti hanno potuto abbandonare l’inferno. E poi per andare dove, accolti da chi?
In secondo luogo sono state private della solidarietà internazionale. Mentre i potenti della terra discutono su come e a chi affidare le risorse per la ricostruzione, ingenti aiuti umanitari sono tuttora bloccati al confine egiziano e marciscono alle porte del bantustan che rimane più blindato di prima.
Se appartiene alla natura umana il dimenticare, nel caso di Gaza sembra sia in corso un’azione complessiva per far dimenticare e seppellire una popolazione ancor viva sotto le sue macerie.
La memoria della Pasqua è, per un credente, l’annuncio che la morte può essere vinta, anche la morte della coscienza e della fiducia. Nel vangelo la Pasqua non è descritta come un giorno di festa, ma come inizio di una nuova consapevolezza e di un rinnovato impegno.
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