martedì 31 agosto 2010

Oggi è la festa di San Giuseppe d'Arimatea

...e proprio l'altro giorno ne parlavamo con il monaco ortodosso che era qui con i suoi scouts....si parlava del "Cammino della Maddalena"...che un giorno camminerò...non esiste ma me lo voglio inventare, e di un antichissimo cammino scomparso che andava dal sud della Francia a delle miniere di stagno nel nord e poi in Inghilterra, un cammino di Giuseppe di Arimatea, si chiamava "Il Cammino dello Stagno" che, secondo il racconto che il monaco mi faceva, sarebbe stato un commerciante di stagno e che, con: Maria Maddalena, Maria di Cheofa, il cieco nato e Sara, alla morte di Gesù sarebbe andato in Francia dove già ci si recava per i suoi affari, così come Giacomo andò in Spagna, Tommaso in India...tutto ciò è estremamente affascinante e a chi, leggendo queste mie parole, pensa a Dan Brown...peste lo colga!
Il mito del Graal non lo ha inventato lui...io non l'ho nemmeno letto il suo libro, ma amo troppo la Maddalena e Giuseppe è comunque una figura luminosissima...riporto qui una parte di ciò che è scritto su di lui nei: Santi del Giorno...ciaooo
nell'ambiente francese ed inglese dei secc. XI-XIII la leggenda si colorí di nuovi particolari inserendosi e confondendosi nel ciclo del Santo Graal e del re Artú. Secondo una di queste narrazioni Giuseppe, prima di seppellire Gesú, ne lavò accuratamente il corpo tutto cosparso di sangue, preoccupandosi di conservare quest'acqua e sangue in un vaso, il cui contenuto fu poi diviso fra Giuseppe e Nicodemo. Il prezioso recipiente si tramandò da Giuseppe ai suoi figli e cosí per varie generazioni fino a quando venne in possesso del patriarca di Gerusalemme. Questi nel 1257, temendo cadesse in mano degli infedeli, su consiglio dei suffraganei, lo consegnò ad Entico III d'Inghilterra, perché lo tutelasse.
Altre leggende, pur collegandosi alla precedente, riferiscono che Giuseppe, con il prezioso reliquiario, peregrinò accompagnato da vari cavalieri per evangelizzare la Francia (alcuni racconti dicono che sarebbe sbarcato a Marsiglia con Lazzaro e le sue sorelle Marta e Maria), la Spagna (dove sarebbe andato con s. Giacomo, che lo avrebbe creato vescovo!), il Portogallo ed infine l'Inghilterra. Quivi il vaso (il Santo Graal) andò smarrito e solo un cavaliere senza macchia e senza paura l'avrebbe ritrovato. Questa leggenda del Santo Graal fa parte del ciclo di Lancillotto e specialmente della Este ire du Graal, che non è altro che una versione in prosa del poema di Roberto di Boron.
Forse questa diffusione della leggenda in Francia si collega anche alla narrazione riguardante le ossa di Giuseppe Un racconto del sec. IX riferisce che il patriarca Fortunato di Gerusalemme per non essere catturato dai pagani, fuggí in Occidente al tempo di Carlo Magno portando con sé le ossa di Giuseppe d'Arimatea; nel suo peregrinare si fermò per ultimo nel monastero di Moyenmoutier, di cui divenne abate. Le reliquie del santo furono poi trafugate dai canonici.

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