...you may say I am a dreamer but I am not the only one....e allora BUON NUOVO ANNO A QUESTA PALLINA SPERSA NELL'INFINITO UNIVERSO
...e...quest'altr'anno...festa di Capodanno alla RUAH, è una certezza e la mia promessa tutti voi!
Aiutatemi a rendere questa promessa realtà!
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
la malinconia...di Capodanno
da un blog ho finalmente saputo perchè a Capodanno si canta questa canzone dalla melodia così triste e ora me lo spiego e mi piace di più...DA PROFONDA INNAMORATA DEL PIU' BEL POSTO D'EUROPA, LA SCOZIA! Con la sua antica malinconia, lo struggimento bello e nostalgico che ti prende nelle sue lande battute dai venti...regalatemi un biglietto per le Highlands e parto fra un'ora!
Ora che ho letto il testo, non l'avevo mai fatto, mi piace moltissimo, resta la malinconia delle feste forzate in cui tutti si devono divertire per forza che odio dalla mia prima delusione a riguardo...a 16 anni con il mio primo bel vestitino da sera verde acqua, i sandali verniciati d'argento dalla mamma perchè non c'erano soldi per delle vere scarpine da ballo e i lunghi capelli tutti puntati in su...ero proprio carina ma finsi felicità tutta la sera e "dichiarai guerra" alle feste da ballo di Capodanno...molto meglio una cena fra amici come capiterà a me quest'anno!!
Auld Lang Syne, un addio (senza rimpianti)
Nel mondo anglosassone è l'inno ufficiale del Capodanno. Intonato allo scoccare della mezzanotte nei pub e nelle case, suonato dalle orchestre e trasmesso dalle radio, Auld Lang Syne è una delle canzoni più celebri di tutti i tempi. Composta in Scozia e diffusa ormai ovunque, rappresenta uno di quei casi di "melodia universale" che spesso conosciamo senza nemmeno rendercene conto. È diffusa anche in Italia, sia in versione originale che con il titolo di Valzer delle candele, in Francia come Ce n'est qu'un au revoir, negli Stati Uniti d'America come The New Year's Eve song. In Corea del Sud è stata usata addirittura come inno nazionale, fino al 1948.
La composizione del brano è storicamente attribuita a Robert Burns, poeta scozzese vissuto nel 1700. Fu infatti Burns a pubblicarne per la prima volta le parole, all'interno della raccolta Select Collection of Original Scottish Airs for The Voice (1799) realizzata insieme all’amico George Thomson. Burns, però, non ne rivendicò mai la paternità. In una lettera inviata allo Scots Musical Museum la definì infatti «una canzone dei tempi antichi, mai stampata né pubblicata prima, che io stesso trascrissi dalle parole di un vecchio». Sempre Burns, in un'altra missiva, descrivendo l'effetto che il primo ascolto di "Auld Lang Syne" ebbe su di lui, disse che aveva "attraversato come un fremito la sua anima". Più probabilmente, Burns unì in un unico testo diverse poesie popolari diffuse all'epoca nelle campagne scozzesi. Versi molto simili si ritrovano infatti in componimenti anteriori al poeta - ad esempio, nella ballata “Old Long Syne” scritta nel 1711 da James Watson, o in alcuni frammenti di Robert Ayton e Allan Ramsay.
Il testo di Auld Lang Syne, scritto nell'antica lingua gaelica, è ancora oggi soggetto a disparate interpretazioni. Anche il titolo viene tradotto con accezioni diverse: la corrente più comune, oggi, lo legge come "Old Long Since" ("Tanto tempo da quando.."), una sorta di "c'era una volta" che richiama ai "bei tempi andati". Auld Lang Syne narra la storia di un'amicizia interrotta, riconciliata (nella notte di San Silvestro?) da un brindisi fraterno. Le parole sono semplici, popolari e dal mood nostalgico. Ecco la traduzione in italiano:
Credi davvero che i vecchi amici si debbano dimenticare e mai ricordare?
Credi davvero che i vecchi amici e i giorni trascorsi insieme si debbano dimenticare?
Perchè i giorni sono ormai trascorsi, mio caro, i giorni sono ormai trascorsi
Faremo un brindisi per ricordare con affetto i giorni ormai trascorsi
Tu puoi pagare il tuo boccale di birra e io pagherò il mio
Faremo un brindisi per ricordare con affetto i giorni ormai trascorsi
Noi due abbiamo viaggiato per le colline e strappato margherite selvatiche
Ma ora siamo lontani l’uno dall’altro perchè i giorni sono ormai trascorsi
Noi due abbiamo navigato nel fiume da mattina a sera ma ora vasti oceani si frappongono tra noi
Perchè i giorni sono ormai trascorsi
Perciò prendi la mia mano, amico mio fidato e dammi la tua
Faremo un brindisi pieno d’affetto insieme, in ricordo di quei bei giorni andati.
Ora che ho letto il testo, non l'avevo mai fatto, mi piace moltissimo, resta la malinconia delle feste forzate in cui tutti si devono divertire per forza che odio dalla mia prima delusione a riguardo...a 16 anni con il mio primo bel vestitino da sera verde acqua, i sandali verniciati d'argento dalla mamma perchè non c'erano soldi per delle vere scarpine da ballo e i lunghi capelli tutti puntati in su...ero proprio carina ma finsi felicità tutta la sera e "dichiarai guerra" alle feste da ballo di Capodanno...molto meglio una cena fra amici come capiterà a me quest'anno!!
Auld Lang Syne, un addio (senza rimpianti)
Nel mondo anglosassone è l'inno ufficiale del Capodanno. Intonato allo scoccare della mezzanotte nei pub e nelle case, suonato dalle orchestre e trasmesso dalle radio, Auld Lang Syne è una delle canzoni più celebri di tutti i tempi. Composta in Scozia e diffusa ormai ovunque, rappresenta uno di quei casi di "melodia universale" che spesso conosciamo senza nemmeno rendercene conto. È diffusa anche in Italia, sia in versione originale che con il titolo di Valzer delle candele, in Francia come Ce n'est qu'un au revoir, negli Stati Uniti d'America come The New Year's Eve song. In Corea del Sud è stata usata addirittura come inno nazionale, fino al 1948.
La composizione del brano è storicamente attribuita a Robert Burns, poeta scozzese vissuto nel 1700. Fu infatti Burns a pubblicarne per la prima volta le parole, all'interno della raccolta Select Collection of Original Scottish Airs for The Voice (1799) realizzata insieme all’amico George Thomson. Burns, però, non ne rivendicò mai la paternità. In una lettera inviata allo Scots Musical Museum la definì infatti «una canzone dei tempi antichi, mai stampata né pubblicata prima, che io stesso trascrissi dalle parole di un vecchio». Sempre Burns, in un'altra missiva, descrivendo l'effetto che il primo ascolto di "Auld Lang Syne" ebbe su di lui, disse che aveva "attraversato come un fremito la sua anima". Più probabilmente, Burns unì in un unico testo diverse poesie popolari diffuse all'epoca nelle campagne scozzesi. Versi molto simili si ritrovano infatti in componimenti anteriori al poeta - ad esempio, nella ballata “Old Long Syne” scritta nel 1711 da James Watson, o in alcuni frammenti di Robert Ayton e Allan Ramsay.
Il testo di Auld Lang Syne, scritto nell'antica lingua gaelica, è ancora oggi soggetto a disparate interpretazioni. Anche il titolo viene tradotto con accezioni diverse: la corrente più comune, oggi, lo legge come "Old Long Since" ("Tanto tempo da quando.."), una sorta di "c'era una volta" che richiama ai "bei tempi andati". Auld Lang Syne narra la storia di un'amicizia interrotta, riconciliata (nella notte di San Silvestro?) da un brindisi fraterno. Le parole sono semplici, popolari e dal mood nostalgico. Ecco la traduzione in italiano:
Credi davvero che i vecchi amici si debbano dimenticare e mai ricordare?
Credi davvero che i vecchi amici e i giorni trascorsi insieme si debbano dimenticare?
Perchè i giorni sono ormai trascorsi, mio caro, i giorni sono ormai trascorsi
Faremo un brindisi per ricordare con affetto i giorni ormai trascorsi
Tu puoi pagare il tuo boccale di birra e io pagherò il mio
Faremo un brindisi per ricordare con affetto i giorni ormai trascorsi
Noi due abbiamo viaggiato per le colline e strappato margherite selvatiche
Ma ora siamo lontani l’uno dall’altro perchè i giorni sono ormai trascorsi
Noi due abbiamo navigato nel fiume da mattina a sera ma ora vasti oceani si frappongono tra noi
Perchè i giorni sono ormai trascorsi
Perciò prendi la mia mano, amico mio fidato e dammi la tua
Faremo un brindisi pieno d’affetto insieme, in ricordo di quei bei giorni andati.
venerdì 26 dicembre 2014
martedì 23 dicembre 2014
dalla Romita...Bernardino
Ho sentito sta mattina Bernardino, a chi mi ha chiesto come sta, dico sta bene| Si è operato di ernia, non deve fare sforzi ma sta bene, a Natale tanti andranno alla Romita così come a Capodanno ma ha chi lo aiuta, abbiamo parlato della situazione dell'Ordine...beh questa sua lettera su Francesco...sulla precarietà, che condivido dalla pagina facebook della Romita è la più bella risposta. Grande Bernardino avanti così! Come tu mi dici sempre....
Precarietà
Come l'acqua del fiume che lento scorre verso il mare così è la nostra vita. Scorre il nostro tempo,inseparabile compagno di viaggio, e noi con lui. Siamo fatti per andare sempre insieme, mai fermi.
Viviamo nel e col tempo che passa. “Ammazzare il tempo“, „Corsa contro il tempo“: espressioni improprie. Perché non possiamo andare contro il tempo. Non possiamo nè rallentarlo nè accelerarlo. Il tempo ha il suo ritmo. Siamo noi che dobbiamo sintonizzarci con lui, se vogliamo „andare a tempo“, se vogliamo che la nostra vita sia musica e non rumore, armonia e non caos.
Dentro e intorno a noi tutto è movimento e mutamento.
Perché la vita statica e ferma non esiste. Può essere solo dinamica e in movimento. Come del resto tutto l'universo, del quale facciamo parte. L'unico punto fermo della nostra vita è che è precaria, imprevedibile e instabile. Siamo tutti „precari a vita“. Nessuno ha il posto fisso su questa terra. Viviamo a tempo determinato. Con scadenza incerta. Non possiamo nè elidere nè eludere la domanda di Gesù:
„Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?“ (Mt 6,27).
E dobbiamo convenire con la constatazione che, per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine e non vedere la tomba“ (Sal 48, 9-10). Rimuovere questo dato di fatto è maldestro autoinganno, pietosa illusione. La vita non si spiega e non si piega. Si può solo accettare e vivere, perché è Dono e Mistero. Ogni giorno è l'ultimo. Di quelli già vissuti. Ma anche il primo. Di quelli da vivere ancora. Ogni giorno è un giorno in più: nuovo, gratis, unico, irripetibile.
In questa situazione di estrema precarietà per tutta la vita, l'atteggiamento più saggio è vivere
giorno per giorno il tempo che ci è dato con intensità e consapevolezza. Nello stupore per il Dono.
Nell'abbandono al Mistero. Nella fatica e nella gioia di vivere. Nella Lode all'Eterno dal quale
veniamo ed al quale torniamo. Nell'amore al mondo che ci circonda (la Natura). Nel coraggio e
nell'umiltà di vivere con gli altri (comunità, solidarietà), per gli altri (impegno per il bene
comune) e degli altri ( siamo interdipendenti). E' questo il senso della vita. Ed è senz'altro più utile
a noi ed agli altri curare la passione per la vita piuttosto che avere paura della morte.
Cosa resta?
Nei cambiamenti sempre più veloci della società, nella precarietà e instabìilità della vita, c'è
qualcosa che dura nel tempo? E quando noi ce ne andremo da questo mondo, cosa resterà di noi?
giorno per giorno il tempo che ci è dato con intensità e consapevolezza. Nello stupore per il Dono.
Nell'abbandono al Mistero. Nella fatica e nella gioia di vivere. Nella Lode all'Eterno dal quale
veniamo ed al quale torniamo. Nell'amore al mondo che ci circonda (la Natura). Nel coraggio e
nell'umiltà di vivere con gli altri (comunità, solidarietà), per gli altri (impegno per il bene
comune) e degli altri ( siamo interdipendenti). E' questo il senso della vita. Ed è senz'altro più utile
a noi ed agli altri curare la passione per la vita piuttosto che avere paura della morte.
Cosa resta?
Nei cambiamenti sempre più veloci della società, nella precarietà e instabìilità della vita, c'è
qualcosa che dura nel tempo? E quando noi ce ne andremo da questo mondo, cosa resterà di noi?
Le nuove tecnologie, i mezzi di comunicazione di massa, la globalizzazione dell'economia e del
mercato distolgono dal pensare alle esigenze profonde della vita. La vita moderna è organizzata per
non far pensare, per correre, per fare o sentire rumore, per consumare. Al silenzio ed alla riflessione
viene lasciato poco spazio. Le conoscenze e le amicizie diventano facili, superficiali e provvisorie.
Si evitano legami duraturi e impegnativi. E' tutto fluttuante („la società liquida“). La cultura dell'
„usa e getta“, del „mordi e fuggi“, del „prendi e scappa“ è molto diffusa e praticata. Molti sono
confusi e disorientati, in balia delle mode, delle offerte del mercato, dei trend del momento e vivono senza coordinate, senza punti fermi, senza senso e senza meta. C'è una via d'uscita?
mercato distolgono dal pensare alle esigenze profonde della vita. La vita moderna è organizzata per
non far pensare, per correre, per fare o sentire rumore, per consumare. Al silenzio ed alla riflessione
viene lasciato poco spazio. Le conoscenze e le amicizie diventano facili, superficiali e provvisorie.
Si evitano legami duraturi e impegnativi. E' tutto fluttuante („la società liquida“). La cultura dell'
„usa e getta“, del „mordi e fuggi“, del „prendi e scappa“ è molto diffusa e praticata. Molti sono
confusi e disorientati, in balia delle mode, delle offerte del mercato, dei trend del momento e vivono senza coordinate, senza punti fermi, senza senso e senza meta. C'è una via d'uscita?
FRANCESCO: La Stella di Natale
Sono profondamente convinto che Francesco d'Assisi, vissuto anche lui nell'estrema precarietà,
senza comodità e senza sicurezze e morto a soli 44 anni, ha molto da dire a chi oggi cerca il senso
della vita, la via alla saggezza, alla verità ed alla felicità.
Sono profondamente convinto che Francesco d'Assisi, vissuto anche lui nell'estrema precarietà,
senza comodità e senza sicurezze e morto a soli 44 anni, ha molto da dire a chi oggi cerca il senso
della vita, la via alla saggezza, alla verità ed alla felicità.
Vedo Francesco come la Stella di Natale, come la Guida esperta e affidabile che ci porta al Presepio. Lui lo conosce bene il Presepio, perché l'ha progettato e costruito lui: con amore, originalità e creatività. Francesco è stato alla Scuola di Betlemme (=La Casa del Pane). Là si è formato, è cresciuto e diventato grande. La contemplazione
di Gesù Bambino, Figlio di Dio e di Maria venuto a condividere la nostra condizione umana nella
povertà, fragilità ed umiltà, provocava in lui meraviglia, commozione e lacrime di gioia. Un amore
a prima vista che durerà tutta la vita. Natale era „la Festa delle Feste“. La poesia, la sorpresa, la
tenerezza di Dio. E' nel Presepio uno dei segreti della ricchezza e della grandezza di Francesco:
quel Bambino l'ha reso un Gigante dello Spirito. A Betlemme Francesco ha nutrito la mente,
abbeverato l' anima, riscaldato il cuore. Là ha attinto la forza e trovato le motivazioni per una vita
povera, libera e gioiosa. In quella scuola ha imparato quanto insegna a noi oggi: a vivere e ad
amare, a cantare e a danzare, a essere originali e creativi, liberi e gioiosi. E' Poeta e Artista: un
Genio!
Francesco è Profeta. Uomo del passato, vivo nel presente, guida al futuro. Con le sue intuizioni di
otto secoli fa è attuale più che mai: il rispetto della Natura, la pace con l'Islam, la solidarietà con
i poveri.
di Gesù Bambino, Figlio di Dio e di Maria venuto a condividere la nostra condizione umana nella
povertà, fragilità ed umiltà, provocava in lui meraviglia, commozione e lacrime di gioia. Un amore
a prima vista che durerà tutta la vita. Natale era „la Festa delle Feste“. La poesia, la sorpresa, la
tenerezza di Dio. E' nel Presepio uno dei segreti della ricchezza e della grandezza di Francesco:
quel Bambino l'ha reso un Gigante dello Spirito. A Betlemme Francesco ha nutrito la mente,
abbeverato l' anima, riscaldato il cuore. Là ha attinto la forza e trovato le motivazioni per una vita
povera, libera e gioiosa. In quella scuola ha imparato quanto insegna a noi oggi: a vivere e ad
amare, a cantare e a danzare, a essere originali e creativi, liberi e gioiosi. E' Poeta e Artista: un
Genio!
Francesco è Profeta. Uomo del passato, vivo nel presente, guida al futuro. Con le sue intuizioni di
otto secoli fa è attuale più che mai: il rispetto della Natura, la pace con l'Islam, la solidarietà con
i poveri.
Di questi tre temi l'umanità dovrà occuparsi ancora a lungo. Pensare a Francesco vuol dire
sentire nostalgia di futuro, perchè lui è futuro vissuto in modo poetico, affascinante e credibile.
Senz'altro il più grande Profeta dell'era cristiana. E' anche Maestro di vita. E' l'uomo della
concentrazione e della passione per l'essenziale: il Vangelo, la passione per Cristo e la compassione
per l'uomo. Della priorità all'essere sull'apparire e sull'avere. Ha uno spiccato senso per la
libertà, radicata nella povertà. Questa gli permette di andare leggero, spedito e lontano con la mente
ed il cuore liberi dalla preoccupazione di dover difendere la proprietà e dalla paura di perderla.
E infine le tre idee/forza, le tre parole/chiave della sua vita:
sentire nostalgia di futuro, perchè lui è futuro vissuto in modo poetico, affascinante e credibile.
Senz'altro il più grande Profeta dell'era cristiana. E' anche Maestro di vita. E' l'uomo della
concentrazione e della passione per l'essenziale: il Vangelo, la passione per Cristo e la compassione
per l'uomo. Della priorità all'essere sull'apparire e sull'avere. Ha uno spiccato senso per la
libertà, radicata nella povertà. Questa gli permette di andare leggero, spedito e lontano con la mente
ed il cuore liberi dalla preoccupazione di dover difendere la proprietà e dalla paura di perderla.
E infine le tre idee/forza, le tre parole/chiave della sua vita:
l'Amore, la Pace e il Bene,
senza le quali non è possibile realizzare una vita felice. Tornando al discorso iniziale sulla precarietà e instabilità della vita, alla domanda „cosa resta nel fluire del tempo e nel cambiamento di tutto?“, ora possiamo dare una risposta: l'Amore che abbiamo dato, il Bene che abbiamo seminato, la Pace (con noi stessi, con Dio e con gli altri) che abbiamo conservato. E' questo l'oro della vita che nel passare del tempo conserva il suo valore ed il suo splendore. Il resto è tutto fumo che svanisce in fretta.
Lasciare alle generazioni future tracce positive del nostro breve passaggio su questa terra, penso
che dovrebbe essere una priorità nella nostra vita.
La Romita, progetto di vita francescana, considera Francesco come punto di riferimento, come
guida sicura per trovare e seguire Cristo. La Romita è costruita sulla roccia dal punto di vista statico
ed è costruita sulla Roccia che è Cristo dal punto di vista spirituale: garanzia di stabilità per il
futuro. La Roccia sì che resiste al tempo! Stimolato dal passato, operoso nel presente e fiducioso nel
futuro, intendo dedicare a questo progetto il resto della mia vita.
La Romita, Luogo di Accoglienza e di Condivisione, Natale vissuto, Presepio Vivente, Unione
tra il Divino e l'Umano, tra il Cielo e la Terra, tra l'Uomo e la Natura nello spirito di San Francesco,
augura a tutti gli Amici Buon Natale e gioioso Anno Nuovo.
frate Bernardino
La Romita 05030 CESI (TR) 0744 283006 346 410 7908
frabernardino@la-romita.net IBAN: IT96O0530872510000000018262
Lasciare alle generazioni future tracce positive del nostro breve passaggio su questa terra, penso
che dovrebbe essere una priorità nella nostra vita.
La Romita, progetto di vita francescana, considera Francesco come punto di riferimento, come
guida sicura per trovare e seguire Cristo. La Romita è costruita sulla roccia dal punto di vista statico
ed è costruita sulla Roccia che è Cristo dal punto di vista spirituale: garanzia di stabilità per il
futuro. La Roccia sì che resiste al tempo! Stimolato dal passato, operoso nel presente e fiducioso nel
futuro, intendo dedicare a questo progetto il resto della mia vita.
La Romita, Luogo di Accoglienza e di Condivisione, Natale vissuto, Presepio Vivente, Unione
tra il Divino e l'Umano, tra il Cielo e la Terra, tra l'Uomo e la Natura nello spirito di San Francesco,
augura a tutti gli Amici Buon Natale e gioioso Anno Nuovo.
frate Bernardino
La Romita 05030 CESI (TR) 0744 283006 346 410 7908
frabernardino@la-romita.net IBAN: IT96O0530872510000000018262
...sono in viaggio!
Stanno arrivando gli Angeli del Natale...se guardate al cielo buio della notte invernale con occhi bambini i li vedrete...sono contenta che quest'anno l'albero di Natale sia fuori...è per loro, una sorta di faro...li aspetto...stanno arrivando a frotte!
sabato 20 dicembre 2014
NON E' PER POLEMICA....
E NEMMENO PER VOGLIA DI PETTEGOLEZZO CHE INCOLLO QUI COSA HO TROVATO IN INTERNET MA PERCHE' CREDO CHE LE PAROLE DEBBANO SEMPRE ESSERE SUPPORTATE DAI FATTI E, QUANTO SEGUE NON SO SE MI FA PIU' PIANGERE O RIDERE AMARAMENTE...se promettete che non vi arrabbierete troppo...leggete tutto, se no lasciate perdere e andate oltre non vorrei rovinarvi la serata...l'ho copiato e incollato qui questo intervento dell'economo generale dei Minori semplicemente perchè...PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE...beh non è cosa da farsi!
Intervento
dell'Economo generale dell'Ordine dei Frati Minori al "Convegno
Economia: Frati Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario"
Proponiamo
di seguito la relazione dell'Economo generale dell'Ordine dei Frati
Minori, padre Giancarlo Lati OFM, al "Convegno Economia: Frati
Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario", svoltosi il 19
giugno scorso al Sacro Convento di Assisi.
Carissimi
fratelli e sorelle
prima
di tutto il saluto tanto caro a Francesco: Che il Signore vi doni la
Sua Pace !
San
Francesco ancora oggi è un faro, un punto di riferimento per tante
persone, in particolare giovani, per la scelta fondamentale che ha
fatto di vivere con tutto se stesso il Santo Evangelo di nostro
Signore Gesù Cristo, “sine glossa”. Questa è la più grande
novità anche sociale, perché dall’uomo convertito a Cristo nasce
la fantasia, la creatività, l’impegno a vivere i valori fondanti
della persona umana, a mettere al centro del proprio pensiero, della
propria azione, del proprio modo di vivere l’altro: Gesù Cristo e
il fratello/sorella.
Così
le scelte anche dei suoi seguaci nascono da un cuore nuovo, plasmato
dalla grazia di Dio. La sola volontà forse non basta per rinnovare
il cuore dell’essere umano. Si può crescere, camminare
speditamente, ricercare, ma poi ad un certo, quando si tratta di
rinunciare a se stessi e dare la vita per l’altro tendiamo a
fermarci.
Ciò
è un problema molto serio: pensare ad una economia che metta al
centro la “persona umana”, che sappia togliersi di dosso la
patina di egoismo e concentrarsi sull’altro è frutto di un cammino
di vita e di novità interiore. Ma senza la novità del cuore sarà
capace la società di cambiare ? Sarà capace di non ingannare più
se stessa ed i suoi esseri umani ?
I
seguaci di Francesco ci insegnano nel tempo alcuni elementi portanti
che hanno accompagnato i cambiamenti economici epocali:
L’ASCOLTO
- I fratelli a contatto con il popolo recepiscono i problemi, si
mettono in ascolto della realtà non solo dei poveri ma anche della
borghesia emergente, si incaricano di studiare il problema.
L’operazione più semplice era quella di criticare, moralizzare i
costumi, adeguarsi alla mentalità del tempo, invece si attivano a
studiare per dare risposte possibili ai poveri, ai ricchi, ai
mercanti, ai politici. Solo una grande capacità di ascolto rende
possibile la risposta all’evolversi culturale e sociale nel tempo.
LA
LIBERTA’. Avendo scelto di vivere “sine proprio” acquisiscono
una libertà da interessi personali o di gruppo che permette loro di
creare e pensare a soluzioni geniali (monti di pietà, bene comune,
la partita doppia etc…). Ciò è possibile per la libertà che
hanno di fronte al denaro, al potere finalizzato all’utilità
personale o di gruppo. La loro scelta di povertà e di minorità li
rendi liberi di pensare, studiare e dare risposte senza tener conto
degli interessi dei pochi.
IL
GRANDE AMORE PER L’UOMO. Dice San Bonaventura nella Leggenda
Maggiore cap. 9 “...la pietà del cuore lo aveva reso fratello di
tutte le creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più
intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del
Creatore…”. Ogni uomo è fratello e sorella, ogni essere umano
creato ad immagine di Dio è amato da Dio ed ha in sé parte del
cuore di Dio. Crede fortemente nella potenzialità creativa
dell’essere umano di avere pensieri e fare gesti di bene. Lui
arriverà come Cristo a dare la vita per l’altro a donarsi
gratuitamente e questo lo rende grande di fronte a Dio ed agli
uomini. I nostri fratelli nel tempo dimostreranno sempre questa
passione caritatevole verso ogni essere umano. Lo dimostreranno
attraverso atti, studi, gesti di carità, disponibili a partire per i
paesi poveri con grande spirito missionario e lavorare per dare stili
di vita, organizzazioni sociali rispettosi di ogni essere umano.
Su
queste basi fondamentali si instaura nel tempo l’azione dei
francescani.
Ho
letto in un articolo che alla fine del ‘300 un francescano ha
espresso questa intuizione: “ L’elemosina aiuta a sopravvivere ma
non a vivere perché vivere è produrre e l’elemosina non aiuta a
produrre”. In questa frase trovo forte l’invito alla
responsabilità personale e di gruppo, alla libertà delle persone ed
al bene comune che produce felicità.
E
dietro a questa intuizione si incominciano a definire dei concetti
fondamentali su alcune tematiche come “uso delle cose e del
denaro”, “proprietà” “utilizzo”, “possesso”, “bene
comune”.
Questi
nostri fratelli Individuano il peccato capitale che è “l’avarizia”
accostandola a usura, simonia, accumulazione di beni a scopi non
produttivi. E’ il peccato di chi pecca contro gli altri, accumula
ricchezza per se stesso, non la fa circolare. L’avarizia è
“peccato sociale”, che ha delle ricadute negative sull’altro,
specialmente il povero. Ho letto che l’avarizia è il peccato per
eccellenza e l’avaro identifica l’essere con l’avere; dice “io
sono ciò che ho”; identificando il proprio essere con la ricchezza
che viene sottratta agli altri e al bene comune.
San
Bernardino da Siena nella seconda metà del 1400 dice che
l’imprenditore per essere onesto deve essere dotato di 4 virtù:
efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. I
guadagni che ne derivano sono la giusta ricompensa per il duro lavoro
svolto e per i rischi corsi. Per contro condanna senza mezzi termini
i ricchi, che invece di investire la ricchezza in nuove attività che
danno lavoro e benessere ad altri, preferiscono prestare usura e
strangolano la società anziché farla crescere. San Bernardino
riteneva che la proprietà non appartenesse all’uomo quanto
piuttosto fosse per l’uomo come strumento per ottenere un
miglioramento sociale. Uno strumento che veniva da Dio e che l’uomo
doveva meritare, applicare e far fruttare.
Mi
domando oggi: è più importante una “finanza” che produce
prodotti inquinati o una azienda che produce beni, valorizza l’uomo
e ridistribuisce ricchezza ?.Mi domando ancora: perché non si riesce
ad uscire da questa visione economica attuale in cui si è
assolutizzato il concetto di profitto e utilitarismo ed abbiamo
dismesso in economia i concetti di “reciprocità”, “fraternità”,
e “dono” ?.
Ringraziando
Dio vi sono alcuni studiosi che cercano di riproporre questi principi
fondamentali per una società giusta, felice (è solo dando che noi
riceviamo!) e responsabile.
Sembra
strano che nel tempo i frati siano stati i fondatori o inventori di
banche o che abbiano inventato sistemi contabili come la partita
doppia, il bilancio di esercizio come ha fatto Fra Luca Pacioli nel
‘500. Ciò lo si può capire solo se comprendiamo che nel cuore di
questi fratelli francescani c’era il desiderio di aiutare i poveri
che non avevano accesso al credito o che lavoravano tutta la vita per
ripagare interessi usurai o che venivano ingannati nei conti. Si
vuole combattere la miseria, ridare dignità alle persone povere.
Questo
è un altro fondamento della vita di Francesco e dei suoi fratelli.
Francesco era solito dire: “chi tratta male un povero fa ingiuria a
Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece
povero in questo mondo”, ed a un frate che fece un’allusione
maligna su un povero che chiedeva supplicante l’elemosina gli
ordinò di spogliarsi di fronte al povero e di chiedergli perdono,
baciandogli i piedi.
I
poveri sono e saranno i nostri fratelli privilegiati e dobbiamo fare
di tutto perché la povertà involontaria sia debellata, perché si
crei una società più equa, una società non conflittuale, una
società che sia capace di riconoscere in tutti il volto di Cristo e
sappia amarlo.
Un’ultima
considerazione: credo che nella finanza in particolare sia necessaria
una purificazione del linguaggio. E’ necessario che il linguaggio
sia comprensibile a tutti per poter fare delle libere scelte. Molte
volte assistiamo che la persona è costretta ad affidarsi ad un
intermediario per poter acquistare dei prodotti incomprensibili. Il
linguaggio non deve essere ingannevole là viene presentato un
prodotto in corpo 12 per gli eventuali vantaggi che ne derivano
dall’acquisto e corpo 8 nella descrizione dei rischi e penali.
Vorrei
terminare con la preghiera che il cardinale Giovanni Battista Montini
nel 1958 ha recitato davanti alla tomba di San Francesco: “E’
possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza
restarne prigionieri e vittime? E’ possibile conciliare la nostra
ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e
l’amore ? E’ possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia
e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza
della terribile parola di Cristo: è più facile che un cammello
passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei
Cieli?” Così insegnaci, così aiutaci Francesco, a essere poveri,
cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di
queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini,
restiamo fratelli, restiamo cristiani”. www.zenit.org
Un augurio ai miei Fratelli Frati Minori
Dopo la notizia data al telegiornale ieri della "Quasi bancarotta del Francescani Minori"....sono andata a leggermi in internet la lettera che il Ministro Generale ha scritto a tutti i Minori del mondo e la copio qui...
IO CREDO CHE QUESTA SIA UNA GRANDE OPPORTUNITA' "UN REGALO DI NATALE DI FRANCESCO"...poi ogni cosa che ci capita nella vita dipende sempre da che punto di vista la si legga...AUGURO AGLI AMICI FRATI DI "PRENDERLA DAL LATO "PROFONDAMENTE FRANCESCANO" e ritornare liberi come era Francesco! Con tutto il cuore lo auguro ai fratelli che ho sempre sentito miei fratelli! Buon Natale a voi liberi e poveri!
Lettera a tutti i Frati dell'Ordine
Carissimi Fratelli, il Signore vi doni la sua pace!
Nella Lettera agli Efesini san Paolo scrive: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà“. Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi” (Ef 5, 8-15).
Nell’impegno di vivere come figli della luce, io e il Definitorio generale vogliamo portare alla luce una grave situazione in cui la Curia generale dell’Ordine si trova. La questione riguarda la stabilità finanziaria dell’Ordine e del suo patrimonio. Se da una parte la nostra prima preoccupazione è stata e continua a essere quella di verificare la natura, l’entità e le conseguenze di quanto è avvenuto, dall’altra riconosciamo anche il ruolo significativo che alcune persone esterne, che non sono membri dell’Ordine, hanno avuto nella faccenda, che ha portato a questa grave situazione.
Nello scorso mese di settembre, il Definitorio generale ha deciso di intraprendere una serie di passi per condurre un’indagine interna riguardo alle attività finanziarie operate dall’Ufficio dell’Economato generale. È stata creata una sotto-commissione all’interno del Definitorio generale che servisse da organo consultivo. Insieme abbiamo tracciato un percorso che permettesse di raccogliere informazioni affidabili, di identificare potenziali punti deboli ed esaminare tutti i documenti disponibili in modo da giungere a decisioni il più chiare e consapevoli possibile sul miglior modo di procedere per garantire la solidità finanziaria dell’Ordine in maniera coerente con i valori francescani e lo stile di vita che ci appartiene. Abbiamo immediatamente chiesto l’intervento di un team di avvocati altamente qualificati, che stanno ancora continuando a lavorare per l’Ordine. Le autorità ecclesiastiche competenti sono state informate di queste nostre preoccupazioni e, regolarmente, vengono aggiornate sull’evolversi della situazione. In aggiunta, abbiamo spiegato la situazione in maniera breve e, perciò, incompleta ad alcuni Ministri Provinciali e Custodi di alcune Conferenze francescane, cui è stato chiesto anche di essere solidali con la Curia generale attraverso la preghiera e in altri modi significativi. Mi spiace di non aver potuto contattare tutti i Ministri e i Custodi. Chiedo a tutti Ministri provinciali e Custodi la loro comprensione e un contributo finanziario per aiutarci a far fronte all’attuale situazione, che implica anche il pagamento di cospicue somme di interessi passivi.
Una seconda serie di iniziative è stata poi avviata al fine di riprendere il controllo sulle attività economico-finanziarie della Curia generale. L’Economo generale ha rassegnato le sue dimissioni sia dall’incarico di Economo generale che di Rappresentante Legale. Il Vice-Economo generale ha iniziato ad agire come Economo generale facente funzioni e il Definitorio generale ha nominato un altro frate come Rappresentante Legale. Inoltre è stato scelto un terzo frate, esperto in questioni economiche e amministrative, che è stato nominato Delegato speciale del Ministro generale per gli affari economici della Curia generale e ha iniziato il suo lavoro all’inizio del mese di ottobre 2014. All’Ordine è stata data notizia di questi cambiamenti attraverso il sito web.
Questi tre frati hanno iniziato a collaborare strettamente, formando un gruppo operativo, dietro nomina del Definitorio generale; a questo gruppo è stato assegnato un compito con tre obiettivi:
a) verificare la situazione economica attuale in cui la Curia generale si trova;
b) esaminare e verificare i sistemi già operanti di vigilanza e controllo e proporre cambiamenti per rafforzarli e potenziarli;
c) esaminare le attività dell’Ufficio dell’Economato generale dal 2003 ad oggi, prestando particolare attenzione a qualunque operazione potesse suscitare sospetto o preoccupazione.
Questo gruppo operativo ha portato avanti l’indagine in maniera alquanto indipendente rispetto al Ministro e al Definitorio generali, fornendo, però, ad essi su base regolare relazioni e aggiornamenti rispetto ai tre obiettivi sopraelencati. Il gruppo operativo prosegue con il proprio lavoro di indagine.
Dall’investigazione interna sono emersi alcuni elementi importanti. Primo: la Curia generale si trova in una situazione di grave, sottolineo “grave”, difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti. Secondo: è emerso che i sistemi di vigilanza e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’Ordine erano o troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione responsabile e trasparente. Abbiamo già intrapreso iniziative appropriate per affrontare queste fragilità. Terzo: sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente né dell’attuale Definitorio generale. La portata e la rilevanza di queste operazioni hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale. Queste dubbie operazioni vedono coinvolte persone che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella vicenda. Per questi motivi il Definitorio generale all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda.
Siamo incoraggiati dall’esempio offerto da Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società umane. A noi francescani non è richiesto niente meno che dare testimonianza ai valori che professiamo come fratelli del Vangelo e della vita evangelica, valori messi ancor più in evidenza nella recente pubblicazione L’amministrazione francescana dell’economia. Dobbiamo confidare nel fatto che, seguendo il corso della verità, Dio ci guiderà nel cammino di conversione.
San Paolo ricorda proprio a tutti noi, Frati Minori del Vangelo: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5,8-9). Invito tutti voi, fratelli carissimi, a vivere come figli della luce. Vi garantisco che io e il Definitorio generale faremo ogni sforzo per assicurare una vigilanza giusta, trasparente ed etica delle attività finanziarie della Curia generale. Inoltre compiremo sforzi impegnativi per far fronte apertamente e direttamente alla grave situazione finanziaria in cui ci troviamo.
Mi rendo conto che molti di voi resteranno assai delusi e scoraggiati di fronte a tutta questa faccenda. Inoltre, nasceranno molte domande, per le quali avete diritto a una riposta. Prossimamente spero di potervi offrire ulteriori informazioni. Sono intenzionato a fare una relazione il più esaustiva possibile riguardo all’intera vicenda durante il Capitolo generale. Nel frattempo, unitamente al Definitorio generale, vi chiedo dal profondo del cuore di pregare intensamente e di sostenerci mentre continuiamo ad affrontare l’evolversi di questa penosa situazione e mentre ci prepariamo a celebrare il Capitolo generale 2015.
Fraternamente, vostro
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale e servitore
Roma, 17 dicembre 2014
IO CREDO CHE QUESTA SIA UNA GRANDE OPPORTUNITA' "UN REGALO DI NATALE DI FRANCESCO"...poi ogni cosa che ci capita nella vita dipende sempre da che punto di vista la si legga...AUGURO AGLI AMICI FRATI DI "PRENDERLA DAL LATO "PROFONDAMENTE FRANCESCANO" e ritornare liberi come era Francesco! Con tutto il cuore lo auguro ai fratelli che ho sempre sentito miei fratelli! Buon Natale a voi liberi e poveri!
Lettera a tutti i Frati dell'Ordine
Carissimi Fratelli, il Signore vi doni la sua pace!
Nella Lettera agli Efesini san Paolo scrive: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà“. Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi” (Ef 5, 8-15).
Nell’impegno di vivere come figli della luce, io e il Definitorio generale vogliamo portare alla luce una grave situazione in cui la Curia generale dell’Ordine si trova. La questione riguarda la stabilità finanziaria dell’Ordine e del suo patrimonio. Se da una parte la nostra prima preoccupazione è stata e continua a essere quella di verificare la natura, l’entità e le conseguenze di quanto è avvenuto, dall’altra riconosciamo anche il ruolo significativo che alcune persone esterne, che non sono membri dell’Ordine, hanno avuto nella faccenda, che ha portato a questa grave situazione.
Nello scorso mese di settembre, il Definitorio generale ha deciso di intraprendere una serie di passi per condurre un’indagine interna riguardo alle attività finanziarie operate dall’Ufficio dell’Economato generale. È stata creata una sotto-commissione all’interno del Definitorio generale che servisse da organo consultivo. Insieme abbiamo tracciato un percorso che permettesse di raccogliere informazioni affidabili, di identificare potenziali punti deboli ed esaminare tutti i documenti disponibili in modo da giungere a decisioni il più chiare e consapevoli possibile sul miglior modo di procedere per garantire la solidità finanziaria dell’Ordine in maniera coerente con i valori francescani e lo stile di vita che ci appartiene. Abbiamo immediatamente chiesto l’intervento di un team di avvocati altamente qualificati, che stanno ancora continuando a lavorare per l’Ordine. Le autorità ecclesiastiche competenti sono state informate di queste nostre preoccupazioni e, regolarmente, vengono aggiornate sull’evolversi della situazione. In aggiunta, abbiamo spiegato la situazione in maniera breve e, perciò, incompleta ad alcuni Ministri Provinciali e Custodi di alcune Conferenze francescane, cui è stato chiesto anche di essere solidali con la Curia generale attraverso la preghiera e in altri modi significativi. Mi spiace di non aver potuto contattare tutti i Ministri e i Custodi. Chiedo a tutti Ministri provinciali e Custodi la loro comprensione e un contributo finanziario per aiutarci a far fronte all’attuale situazione, che implica anche il pagamento di cospicue somme di interessi passivi.
Una seconda serie di iniziative è stata poi avviata al fine di riprendere il controllo sulle attività economico-finanziarie della Curia generale. L’Economo generale ha rassegnato le sue dimissioni sia dall’incarico di Economo generale che di Rappresentante Legale. Il Vice-Economo generale ha iniziato ad agire come Economo generale facente funzioni e il Definitorio generale ha nominato un altro frate come Rappresentante Legale. Inoltre è stato scelto un terzo frate, esperto in questioni economiche e amministrative, che è stato nominato Delegato speciale del Ministro generale per gli affari economici della Curia generale e ha iniziato il suo lavoro all’inizio del mese di ottobre 2014. All’Ordine è stata data notizia di questi cambiamenti attraverso il sito web.
Questi tre frati hanno iniziato a collaborare strettamente, formando un gruppo operativo, dietro nomina del Definitorio generale; a questo gruppo è stato assegnato un compito con tre obiettivi:
a) verificare la situazione economica attuale in cui la Curia generale si trova;
b) esaminare e verificare i sistemi già operanti di vigilanza e controllo e proporre cambiamenti per rafforzarli e potenziarli;
c) esaminare le attività dell’Ufficio dell’Economato generale dal 2003 ad oggi, prestando particolare attenzione a qualunque operazione potesse suscitare sospetto o preoccupazione.
Questo gruppo operativo ha portato avanti l’indagine in maniera alquanto indipendente rispetto al Ministro e al Definitorio generali, fornendo, però, ad essi su base regolare relazioni e aggiornamenti rispetto ai tre obiettivi sopraelencati. Il gruppo operativo prosegue con il proprio lavoro di indagine.
Dall’investigazione interna sono emersi alcuni elementi importanti. Primo: la Curia generale si trova in una situazione di grave, sottolineo “grave”, difficoltà finanziaria, con un cospicuo ammontare di debiti. Secondo: è emerso che i sistemi di vigilanza e di controllo finanziario della gestione del patrimonio dell’Ordine erano o troppo deboli oppure compromessi, con l’inevitabile conseguenza della loro mancanza di efficacia rispetto alla salvaguardia di una gestione responsabile e trasparente. Abbiamo già intrapreso iniziative appropriate per affrontare queste fragilità. Terzo: sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente né dell’attuale Definitorio generale. La portata e la rilevanza di queste operazioni hanno messo in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale. Queste dubbie operazioni vedono coinvolte persone che non sono francescane ma che sembra abbiano avuto un ruolo centrale nella vicenda. Per questi motivi il Definitorio generale all’unanimità ha deciso di chiedere l’intervento delle autorità civili, affinché esse possano far luce in questa faccenda.
Siamo incoraggiati dall’esempio offerto da Papa Francesco nel suo appello alla verità e alla trasparenza nelle attività finanziarie sia nella Chiesa che nelle società umane. A noi francescani non è richiesto niente meno che dare testimonianza ai valori che professiamo come fratelli del Vangelo e della vita evangelica, valori messi ancor più in evidenza nella recente pubblicazione L’amministrazione francescana dell’economia. Dobbiamo confidare nel fatto che, seguendo il corso della verità, Dio ci guiderà nel cammino di conversione.
San Paolo ricorda proprio a tutti noi, Frati Minori del Vangelo: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5,8-9). Invito tutti voi, fratelli carissimi, a vivere come figli della luce. Vi garantisco che io e il Definitorio generale faremo ogni sforzo per assicurare una vigilanza giusta, trasparente ed etica delle attività finanziarie della Curia generale. Inoltre compiremo sforzi impegnativi per far fronte apertamente e direttamente alla grave situazione finanziaria in cui ci troviamo.
Mi rendo conto che molti di voi resteranno assai delusi e scoraggiati di fronte a tutta questa faccenda. Inoltre, nasceranno molte domande, per le quali avete diritto a una riposta. Prossimamente spero di potervi offrire ulteriori informazioni. Sono intenzionato a fare una relazione il più esaustiva possibile riguardo all’intera vicenda durante il Capitolo generale. Nel frattempo, unitamente al Definitorio generale, vi chiedo dal profondo del cuore di pregare intensamente e di sostenerci mentre continuiamo ad affrontare l’evolversi di questa penosa situazione e mentre ci prepariamo a celebrare il Capitolo generale 2015.
Fraternamente, vostro
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale e servitore
Roma, 17 dicembre 2014
mercoledì 10 dicembre 2014
CHE DELUSIONE IL FRANCESCO NUOVO DELLA CAVANI!
A dire il vero ho visto una puntata e mezzo...sto tentando di vedere in streaming quello che mi manca, per serietà, per poter giudicare nella sua totalità ma si ferma in continuazione e, dai commenti, pare che non sia la mia connessione che non va.
E allora che cosa non mi va in questo Francesco?! Tanto, proprio tanto, manca di patos, manca di poesia, il doppiaggio è fatto male, la musica non vale nulla...gli attori recitano mediamente male, e, quel che più conta, è didascalico, nel senso che volendo metterci dentro tanto le figure sono dei burattini che dicono battute per spiegare...ma se non si è letto un pò su Francesco e Chiara poco si capisce comunque e...il povero Elia? Pare il cattivone del gruppo, non si sa perchè non sia vestito da frate visto che frate era...e poi la moderna storiografia francescana lo sta rivalutando....mentre qui è solo un rompiballe..."Il capitolo delle stuoie" è diventato una sorta di woodstock con folle entusiaste...allora, se si vuole attualizzare la figura di Francesco lo si fa completamente e lo si ambienta nell'Italia di oggi...magari in un campo Rom o alle periferie delle grandi città...e allora ci sta pure la folla dei centri sociali...ma così non è a quei tempi e non ai nostri...insomma direi che questo Francesco (l'attore non fa nemmeno un baffo a Mikey Rourke e nemmeno al dolcissimo Luc Castel) - forse solo Chiara si salva e l'attore di Bastia che fa Illuminato...forse avrebbe fatto meglio lui la parte di Francesco - nell'insieme è persino al di sotto del livello delle smielate Tv tipo quella con Raul Bova...forse mi aspettavo tanto...forse è come per Gesù per cui salvo solo "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini e "Jesus Christ Superstar" sia film che a teatro....ma la Cavani sa tanto su Francesco e Chiara perchè è scivolata così dopo gli altri suoi due Francesco così belli?! Amen....e peccato...un'occasione mancata!
sabato 6 dicembre 2014
San Nicola
oggi è SAN NICOLA..."il nonno di babbo Natale" auguri ai tanti amici pellegrini che si chiamano Nicola
...per me un ricordo montanaro di San Nicola che arriva in groppa all'asinello in mezzo alla neve mentre i bimbi con le lanternine in mano lo aspettano fuori dalla chiesa di San Martino di Castrozza"...
e questa tradizione, molto nordica ed europea, deriva dalle due storie che ho copiato qui sotto...
la mia vecchia zia francese la storia dei ragazzi salvati me la raccontava in modo molto più cruento parlando di pezzi di bambini uccisi da un macellaio che piangevano e che Nicholas aveva ricomposto dando loro nuovamente la vita...a me faceva paura ma questo nonno buono mi piaceva poi tanto!
Nicola arriva per primo...poi Sant'Ambrogio per i milanesi...poi Santa Lucia...e poi è Natale, Fesù bambino e, alla fine, arriva la Befana....un lungo corteo di gente buona che ama i bambini
...per me un ricordo montanaro di San Nicola che arriva in groppa all'asinello in mezzo alla neve mentre i bimbi con le lanternine in mano lo aspettano fuori dalla chiesa di San Martino di Castrozza"...
e questa tradizione, molto nordica ed europea, deriva dalle due storie che ho copiato qui sotto...
la mia vecchia zia francese la storia dei ragazzi salvati me la raccontava in modo molto più cruento parlando di pezzi di bambini uccisi da un macellaio che piangevano e che Nicholas aveva ricomposto dando loro nuovamente la vita...a me faceva paura ma questo nonno buono mi piaceva poi tanto!
Nicola arriva per primo...poi Sant'Ambrogio per i milanesi...poi Santa Lucia...e poi è Natale, Fesù bambino e, alla fine, arriva la Befana....un lungo corteo di gente buona che ama i bambini
Stralci sulla vita di San Nicola dai "santi del giorno"
Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi pellegrinaggi. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini.
La dote alle fanciulle
Carità e castità sono le due virtù che fanno da sfondo ad uno egli episodi più celebri della sua vita. Anzi, a questo episodio si sono ispirati gli artisti, specialmente occidentali, per individuare il simbolo che caratterizza il nostro Santo. Quando si vede, infatti, una statua o un quadro raffigurante un santo vescovo dell’antichità è facile sbagliare sul chi sia quel santo (Biagio, Basilio, Gregorio, Ambrogio, Agostino, e così via). Ed effettivamente anche in libri di alta qualità artistica si riscontrano spesso di questi errori. Il devoto di S. Nicola ha però un segno infallibile per capire se si tratta di S. Nicola o di uno fra questi altri santi. Un vescovo che ha in mano o ai suoi piedi tre palle d’oro è sicuramente S. Nicola, e non può essere in alcun modo un altro Santo. Le tre palle d’oro sono infatti una deformazione artistica dei sacchetti pieni di monete d’oro, che sono al centro di questa storia.
L’episodio si svolge a Mira, città marittima ad un centinaio di chilometri da Patara, ove probabilmente Nicola con i suoi genitori si era trasferito. Secondo alcune versioni i suoi genitori erano morti ed egli era divenuto un giovane pieno di speranze e di mezzi. Secondo altre, i genitori erano ancora vivi e vegeti e Nicola dipendeva ancora da loro. Quale che sia la verità, alle sue orecchie giunse voce che una famiglia stava attraversando un brutto momento. Un signore, caduto in grave miseria, disperando di poter offrire alle figlie un decoroso matrimonio, aveva loro insinuato l’idea di prostituirsi allo scopo di raccogliere il denaro sufficiente al matrimonio.
Alla notizia di un tale proposito, Nicola decise di intervenire, e di farlo secondo il consiglio evangelico: non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. In altre parole, voleva fare un’opera di carità, senza che la gente lo notasse e lo ammirasse. La sua virtù doveva essere nota solo a Dio, e non agli uomini, in quanto se fosse emersa e avesse avuto gli onori degli uomini, avrebbe perduto il merito della sua azione. Decise perciò di agire di notte. Avvolte delle monete d’oro in un panno, uscì di casa e raggiunse la dimora delle infelici fanciulle. Avvicinatosi alla finestra, passò la mano attraverso l’inferriata e lasciò cadere il sacchetto all’interno. Il rumore prese di sorpresa il padre delle fanciulle, che raccolse il denaro e con esso organizzò il matrimonio della figlia maggiore.
Vedendo che il padre aveva utilizzato bene il denaro da lui elargito, Nicola volle ripetere il gesto. Si può ben immaginare la gioia che riempì il cuore del padre delle fanciulle. Preso dalla curiosità aveva cercato invano, uscendo dalla casa, di individuare il benefattore. Con le monete d’oro, trovate nel sacchetto che Nicola aveva gettato attraverso la finestra, poté fare realizzare il sogno della seconda figlia di contrarre un felice matrimonio.
Intuendo la possibilità di un terzo gesto di carità, nei giorni successivi il padre cercò di dormire con un occhio solo. Non voleva che colui che aveva salvato il suo onore restasse per lui un perfetto sconosciuto. Una notte, mentre ancora si sforzava di rimanere sveglio, ecco il rumore del terzo sacchetto che, cadendo a terra, faceva il classico rumore tintinnante delle monete. Nonostante che il giovane si allontanasse rapidamente, il padre si precipitò fuori riuscendo ad individuarne la sagoma. Avendolo rincorso, lo raggiunse e lo riconobbe come uno dei suoi vicini. Nicola però gli fece promettere di non rivelare la cosa a nessuno. Il padre promise, ma a giudicare dagli avvenimenti successivi, con ogni probabilità non mantenne la promessa. E la fama di Nicola come uomo di grande carità si diffuse ancor più nella città di Mira.
L’episodio si svolge a Mira, città marittima ad un centinaio di chilometri da Patara, ove probabilmente Nicola con i suoi genitori si era trasferito. Secondo alcune versioni i suoi genitori erano morti ed egli era divenuto un giovane pieno di speranze e di mezzi. Secondo altre, i genitori erano ancora vivi e vegeti e Nicola dipendeva ancora da loro. Quale che sia la verità, alle sue orecchie giunse voce che una famiglia stava attraversando un brutto momento. Un signore, caduto in grave miseria, disperando di poter offrire alle figlie un decoroso matrimonio, aveva loro insinuato l’idea di prostituirsi allo scopo di raccogliere il denaro sufficiente al matrimonio.
Alla notizia di un tale proposito, Nicola decise di intervenire, e di farlo secondo il consiglio evangelico: non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. In altre parole, voleva fare un’opera di carità, senza che la gente lo notasse e lo ammirasse. La sua virtù doveva essere nota solo a Dio, e non agli uomini, in quanto se fosse emersa e avesse avuto gli onori degli uomini, avrebbe perduto il merito della sua azione. Decise perciò di agire di notte. Avvolte delle monete d’oro in un panno, uscì di casa e raggiunse la dimora delle infelici fanciulle. Avvicinatosi alla finestra, passò la mano attraverso l’inferriata e lasciò cadere il sacchetto all’interno. Il rumore prese di sorpresa il padre delle fanciulle, che raccolse il denaro e con esso organizzò il matrimonio della figlia maggiore.
Vedendo che il padre aveva utilizzato bene il denaro da lui elargito, Nicola volle ripetere il gesto. Si può ben immaginare la gioia che riempì il cuore del padre delle fanciulle. Preso dalla curiosità aveva cercato invano, uscendo dalla casa, di individuare il benefattore. Con le monete d’oro, trovate nel sacchetto che Nicola aveva gettato attraverso la finestra, poté fare realizzare il sogno della seconda figlia di contrarre un felice matrimonio.
Intuendo la possibilità di un terzo gesto di carità, nei giorni successivi il padre cercò di dormire con un occhio solo. Non voleva che colui che aveva salvato il suo onore restasse per lui un perfetto sconosciuto. Una notte, mentre ancora si sforzava di rimanere sveglio, ecco il rumore del terzo sacchetto che, cadendo a terra, faceva il classico rumore tintinnante delle monete. Nonostante che il giovane si allontanasse rapidamente, il padre si precipitò fuori riuscendo ad individuarne la sagoma. Avendolo rincorso, lo raggiunse e lo riconobbe come uno dei suoi vicini. Nicola però gli fece promettere di non rivelare la cosa a nessuno. Il padre promise, ma a giudicare dagli avvenimenti successivi, con ogni probabilità non mantenne la promessa. E la fama di Nicola come uomo di grande carità si diffuse ancor più nella città di Mira.
Nicola salva tre innocenti
Tutti gli episodi sinora narrati hanno subìto l’incuria del tempo. Essi venivano narrati dai miresi e da nonni a nipoti giunsero fino all’VIII-IX secolo. Il lungo travaglio orale fece loro perdere i connotati della “storia” per apparire piuttosto come “tradizione” o come “leggenda”. I nomi dei protagonisti delle vicende si perdettero quasi del tutto. E’ vero che in tante Vite di S. Nicola si trovano i nomi dei genitori, dello zio archimandrita, del suo predecessore sulla cattedra di Mira, del nocchiero che l’avrebbe condotto in pellegrinaggio in Egitto e in Terra Santa, e così via. Ma si tratta di nomi che nulla hanno a che fare col nostro Nicola. Bisogna rassegnarsi alla realtà che, ad eccezione del concilio di Nicea e del vescovo Teognide, nessun nome compare nella vita del nostro Santo prima della storia dei tre innocenti salvati dalla decapitazione.
Questa storia, insieme a quella successiva dei generali bizantini (Praxis de stratelatis), è il pezzo forte di tutta la vicenda nicolaiana. Nell’antichità, per esprimere il concetto che questa narrazione era la più importante di tutte quelle che riguardavano S. Nicola, spesso non veniva indicata come Praxis de stratelatis (racconto intorno ai generali) ma semplicemente come Praxis tou agiou Nikolaou (storia di S. Nicola), quasi che tutti gli altri racconti non rivestissero alcuna importanza a paragone con questo.
In occasione della sosta di alcune navi militari nel porto di Mira, nel vicino mercato di Placoma scoppiarono dei tafferugli, in parte provocati proprio dalla soldataglia che sfogava così la tensione di una vita di asperità. In quei disordini le forze dell’ordine catturarono tre cittadini miresi, i quali dopo un processo sommario furono condannati a morte. Nicola si trovava in quel momento a colloquio con i generali dell’esercito Nepoziano, Urso ed Erpilio, i quali gli stavano dicendo della loro imminente missione militare contro i Taifali, una tribù gotica che stava suscitando una rivolta in Frigia. Invitati da S. Nicola, i generali riuscirono a fare riportare l’ordine. Ma ecco che alcuni cittadini accorsero dal vescovo, riferendogli che il preside Eustazio aveva condannato a morte quei tre innocenti.
Seguito dai generali, Nicola prese il cammino per Mira. Giunto al luogo detto Leone, incontrò alcuni che gli dissero che i condannati erano nel luogo detto Dioscuri. Nicola procedette così fino alla chiesa dei santi martiri Crescente e Dioscoride. Qui apprese che i condannati erano già stati portati a Berra, il luogo ove solitamente venivano messi a morte i condannati. Ben sapendo che solo lui, in quanto vescovo, avrebbe potuto fermare il carnefice, accelerò il passo e vi giunse, aprendosi la strada fra la folla che faceva da spettatrice. Il carnefice era già pronto, e i condannati stavano già col collo sui ceppi, quando Nicola si avvicinò e tolse la spada al carnefice.
Avendo liberato gli innocenti dalla decapitazione, Nicola si recò al palazzo del preside Eustazio, entrandovi senza farsi annunciare. Giunto dinanzi al preside l’apostrofò accusandolo di ingiustizie, violenze e corruzione. Quando minacciò di riferire la cosa all’imperatore, Eustazio rispose che era stato indotto in errore da due notabili di Mira, Simonide ed Eudossio.
Questa storia, insieme a quella successiva dei generali bizantini (Praxis de stratelatis), è il pezzo forte di tutta la vicenda nicolaiana. Nell’antichità, per esprimere il concetto che questa narrazione era la più importante di tutte quelle che riguardavano S. Nicola, spesso non veniva indicata come Praxis de stratelatis (racconto intorno ai generali) ma semplicemente come Praxis tou agiou Nikolaou (storia di S. Nicola), quasi che tutti gli altri racconti non rivestissero alcuna importanza a paragone con questo.
In occasione della sosta di alcune navi militari nel porto di Mira, nel vicino mercato di Placoma scoppiarono dei tafferugli, in parte provocati proprio dalla soldataglia che sfogava così la tensione di una vita di asperità. In quei disordini le forze dell’ordine catturarono tre cittadini miresi, i quali dopo un processo sommario furono condannati a morte. Nicola si trovava in quel momento a colloquio con i generali dell’esercito Nepoziano, Urso ed Erpilio, i quali gli stavano dicendo della loro imminente missione militare contro i Taifali, una tribù gotica che stava suscitando una rivolta in Frigia. Invitati da S. Nicola, i generali riuscirono a fare riportare l’ordine. Ma ecco che alcuni cittadini accorsero dal vescovo, riferendogli che il preside Eustazio aveva condannato a morte quei tre innocenti.
Seguito dai generali, Nicola prese il cammino per Mira. Giunto al luogo detto Leone, incontrò alcuni che gli dissero che i condannati erano nel luogo detto Dioscuri. Nicola procedette così fino alla chiesa dei santi martiri Crescente e Dioscoride. Qui apprese che i condannati erano già stati portati a Berra, il luogo ove solitamente venivano messi a morte i condannati. Ben sapendo che solo lui, in quanto vescovo, avrebbe potuto fermare il carnefice, accelerò il passo e vi giunse, aprendosi la strada fra la folla che faceva da spettatrice. Il carnefice era già pronto, e i condannati stavano già col collo sui ceppi, quando Nicola si avvicinò e tolse la spada al carnefice.
Avendo liberato gli innocenti dalla decapitazione, Nicola si recò al palazzo del preside Eustazio, entrandovi senza farsi annunciare. Giunto dinanzi al preside l’apostrofò accusandolo di ingiustizie, violenze e corruzione. Quando minacciò di riferire la cosa all’imperatore, Eustazio rispose che era stato indotto in errore da due notabili di Mira, Simonide ed Eudossio.
Ma Nicola, senza contestare il particolare, gli rinfacciò nuovamente la corruzione e, giocando sulle parole, gli disse che non Simonide ed Eudossio, ma Crisaffio (oro) e Argiro (argento) l’avevano corrotto. Avendo così ristabilita la verità e la giustizia, Nicola non infierì ma perdonò al preside pentito. Ma perchè San Nicola non ritorna e si fa un bel giro in Italia specialmente a Roma?!?
mercoledì 3 dicembre 2014
Cosa è il crowdfunding in TV !!
MI RACCOMANDO, DOMENICA 7 ore 21,45 GUARDATE QUESTA PUNTATA DI REPORT...IN QUALCHE MODO SI PARLA ANCHE DI NOI....NEL SENSO CHE, L'IDEA L'ABBIAMO: L'OSTELLO IL MEZZO PURE, IL CROWDFUNDING E SI PARLERA' ANCHE DI
"PRODUZIONI DAL BASSO"!
LA NOSTRA FUTURA PIATTAFORMA!
durante la puntata di Report un servizio dedicato al#crowdfunding dal titolo "Nuovi bisogni creano nuovi mercati".
Ecco un'anticipazione http://shar.es/1XQxnq
"PRODUZIONI DAL BASSO"!
LA NOSTRA FUTURA PIATTAFORMA!
durante la puntata di Report un servizio dedicato al#crowdfunding dal titolo "Nuovi bisogni creano nuovi mercati".
Ecco un'anticipazione http://shar.es/1XQxnq
lunedì 1 dicembre 2014
Vi presento LA FUTURA RUAH
Ebbene sì, per la prima volta vi presento la futura Ruah...il nostro futuro ostello-luogo d'incontro delle culture del mondo-delle religioni del mondo-una casa della Pace fatta dal basso ai piedi di ASSISI...dal basso come il crowdfunding che ci permetterà di acquistarla...non ho ancora messo sue foto in internet....è una "casa timida" che molti di voi avranno notato arrivando ad Assisi da pellegrini è lì che ci aspetta! Fino al taglio del nastro che continuo a visualizzare: la preparazione del crowdfunding, il vostro cercare di immaginare come diffondere fino all'angolo più lontano il progetto, molte preghiere e visualizzazioni (io l'ho già così tanto popolata di pellegrini, ho già cucinato mentalmente dentro, ho fatto feste ed eventi, attaccato quadri dipinto pareti...non ne avete un'idea di come sia già fatta!) e poi IL VERO E PROPRIO CROWDFUNDING!
Gesù diceva:
“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20)
E Einstein diceva:
“Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica.” Albert Einstein
Gesù diceva:
“In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20)
E Einstein diceva:
“Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica.” Albert Einstein
Iscriviti a:
Post (Atom)