venerdì 27 febbraio 2009
Prima domenica di Quaresima all'Eremo di San Pietro a Breganze
giovedì 26 febbraio 2009
La "lettera ai Corinzi"...dei pellegrini
carissimi, la cara amica e pellegrina Giovanna mi ha appena mandato questa bellissima...preghiera, rifelssione, poesia...tante volte mi sono trovata a riflettere su quello che dice anche perchè i pellegrini rischiano di diventare macina chilometri e Santuari ma poi, magari, nella vita di tutti giorni essere quelli di sempre....è il nostro rischio
ciaooo qui c'è un sole freddo ma con il profumo della primavera
Anche se avessi fatto tutti i cammini, scalato montagne e valli, da Oriente ad Occidente, se non ho scoperto la libertà d'essere me stesso, non son giunto in nessun posto.
Anche se avessi condiviso tutti i miei beni con gente d'altra lingua e cultura, fatto amicizia con pellegrini di mille sentieri, o in albergo con santi e principi, se domani non sono capace di perdonare il mio vicino, non son giunto in nessun posto.
Anche se avessi portato il mio zaino dal principio alla fine, aspettando ogni pellegrino bisognoso di coraggio, o dato il mio letto a chi è giunto dopoe regalato la mia bottiglietta d'acqua in cambio di nulla,se tornando a casa mia e al mio lavoronon sono capace di creare fraternità e dare gioia, pace e unità, non son giunto in nessun posto.
Anche se avessi avuto cibo e acqua ogni giorno e usato tetto e doccia tutte le notti, o fossi stato soccorso sempre per le mie ferite, se non ho scoperto in tutto questo l'amore di Dio,non son giunto in nessun posto.
Anche se avessi visitato tutti i monumenti e contemplato i più bei tramonti; anche se avessi imparato un saluto in ogni lingua, o assaggiata l'acqua limpida di tutte le fonti, se non ho scoperto chi è l'autore di tanta gratuita bellezza e di tanta pace,non son giunto in nessun posto.
Se da oggi non continuo a camminare per i tuoi sentieri,cercando e vivendo ciò che ho imparato;se da oggi non vedo in ogni persona, amico o nemico,un compagno di viaggio; se da oggi non riconosco Dio, il Dio di Gesù di Nazaret, come unico Dio della mia vita, non son giunto in nessun posto.
Fray DinoLa Faba (león)
mercoledì 25 febbraio 2009
Ash...cenere...mi piace più in inglese il Mercoledì delle Ceneri
...suona meglio ha il suono di un sospiro...nel vento.
Io voglio ritornare cenere, mi è sempre piaciuta l'idea della cremazione anche se questa parola ha un sapore...culinario e non mi immagino proprio ridotta a una cremina...questa è una cavolata perdonatemela!
Tanto tempo fa stetti una mattina intera seduta su una montagnola di cenere umana in riva al Gange a veder cremare una persona, ero a due passi, in silenzio a osservare, fu uno dei momenti più dolci del mio lungo viaggio in India.
C'era qualcosa di naturale, profondo e sacro in quelle fiamme verso il cielo, in quel riasestare le braci del figlio del defunto, in quel intravvedere fra le fiamme il corpo che si consumava dopo essere stato immerso per ore nelle acque sacre della Madre Ganga poi, una donnina arrivò con una paletta e un contenitore dove mise un pò di quelle braci...mi immaginai che ci accendesse il fuoco per far mangiare i suoi figli...non so ma tutto era in equilibrio, tutto ritornava in circolo e mi dissi: "Così vorrei che il mio corpo ritornasse da dove è venuto..."
Così oggi nell'amata San Damiano un pò di cenere ha ingrigito i capelli rossi ed è stato bello, libero da tutti gli appesantimenti della Quaresima che non capisco.
Io, onestamente, il Miserere non lo capisco e non mi interessa capirlo...dalla terra alla terra nella Luce....un Cammino di Luce, il ricordare che si è immersi nella Luce e che nella Luce si ritornerà pienamente e allora la mia "Quaresima trasgressiva" è il buttare via il senso di colpa che, per me, non serve a niente e che mi fa arrabbiare....un pò come mi faceva arrabbiare il Venerdì Santo a Gerusalemme, l'anno scorso, il vedere tante crocette comode e leggere portate in spalla lungo la Via Dolorosa visto che la mattina avevo passato, da Ramallah a Gerusalemme, l'orrendo check point e non riuscivo a non pensare che di là dal muro di "Croci vere" ce ne erano tante...
"Quaresima trasgressiva" della Misericordia Divina che sa di tutti i miei sbagli, di tutte le mie piccolezze e che mi perdona perchè sono piccola, una bambina che si inciampa e poi si rialza ma che "non pecca" contro di Lui...si sbaglia, ne paga le conseguenze e poi va avanti...
Buona Quaresima di gioia, colorata di viola, il colore più alto dell'arcobaleno, buona Quaresima di danza della Vita e di Vento che un giorno porterà in alto le nostre ceneri.
domenica 22 febbraio 2009
Bolle di sapone
Così avevo trovato una bellissima foto e...niente!
Stavo in cucina quando la mia attenzione è stata attratta dai due bambini che giocavano al di là della finestra, a due passi da me ma senza che loro se ne fossero accorti che li guardavo....facevano le bolle di sapone...oh quanto mi piacevano da piccola, beh mi piacciono anche ora...facevano una bolla e poi la guardavano volare via e gli occhi erano estasiati, seguivano quelle impalpabili palle irridescenti e, ognuna, aveva la loro attenzione rapita e mi è venuto da pensare a quello che scrivevo sta mattina sulla solitudine....anche una bolla di sapone può essere un buon compagno se si recupera il bambino in noi, c'è un mondo lì dentro: ci sono tutti i colori, quella goccia sul fondo che sa già della sua fine, poi c'è il suo divenire pallida e ancora più fragile e poi...pufff e non c'è più...la Mafalda in me dice...come la nostra vita...una bolla che danza nel sole e poi scompare ritornando goccia...
poi i bambini hanno schiacciato il naso sul vetro...era il loro turno di curiosare in casa mia, così ho aperto la finestra e ho detto: "Che belle le bolle! Anch'io ci giocavo tanto" e uno mi ha risposto con il suo sorriso pieno di finestre di dentini caduti: "Oh sì il tetto è tutto pieno!"
Che bello...per lui e, ora anche per me, le bolle non sono scoppiate...sono sparite sul tetto e stanno lì tutte in fila...sono tantissime e brillano colorate....chi ha detto che scoppiano? Chi ha detto che la vita finisce? Si sta lì, sul tetto del mondo leggeri e colorati a far sorridere un bimbo con il sorriso sfrangiato...leggeri, leggeri nella Luce
ciaooooo
IL Vangelo...dell'amicizia
Avevo trovato una bellissima immagine di un mosaico ravennate (mia città dell'infazia) di questo Vangelo ma...il blog fa i capricci e non carica le immagini da ieri...mah misteri dell'informatica!...Farò senza...vi scrivo per ringraziarvi, per l'amicizia che salva, per tutti quelli che conosco e per quelli che non conosco che mi danno la loro amicizia...io lo so cosa vuole dire sentirsi soli e abbandonati e allora mi va di scrivere anche per quelli che si sentono così oggi....soli e abbandonati...ma c'è sempre qualcuno o qualcosa che è lì per te....una volta in un periodo di solitudine bruciante fu per me una fogliolina che in assenza di vento si staccò dall'albero sotto cui ero seduta sconsolata e mi si posò sulla mano, stava lì, piccolissima, era un ago di abete in un paesaggio alpino coperto di neve, si era staccata dall'albero per farmi una carezzina ed era calda, la sentivo così, mi veniva a dire...non sei sola! Un'altra volta fu un gatto che non era particolarmente affettuoso ma che, quel giorno, mi salì in braccio e si mise a leccarmi le lacrime...
L'amicizia, la fede degli amici...interrompe i discorsi di Gesù....quanto è bello questo Vangelo! Quanto è ricco, quanto libera dalla solitudine! Quanto ci sarebbe da dire parola per parola!
...e dopo il passato non c'è più...è un nuovo giorno dove le ferite , magari per sempre sanguinanti, servono per vedere quelle degli altri, dove l'Amore sana tutto ciò che ci blocca compresa un'idea cupa e ripegata di un Dio che invece perdona tutto e tutto abbraccia.
...e allora amico che non conosco, che hai aperto questo blog solo perchè...internet fa a volte compagnia...io sono qui, il mondo, gli altri, le cose con i loro colori, la natura con la sua bellezza, il Cielo che se anche se non lo senti o magari non ci credi neppure è qui, è qui per te e ti accarezza silenziosamente e lo fa, continuamente anche se non te ne accorgi.
AMICI MIEI GRAZIE DI ESSERCI, GRAZIE PER TUTTA QUESTA STORIA DEL CAMMINO CHE MI HA FATTO E MI FA CONOSCERE PERSONE BELLISSIME, TUTTE DIVERSE, TUTTE UNICHE, TUTTE PER ME E IO PER LORO
...il "Peccato" è non accorgersi che è così, che il mondo è qui per noi e noi per lui...poi, se te ne accorgi,...continui a volte, io continuo, a farmi pianti sconsolati, mi riduco gli occhi a uovo sodo e poi...passa...passa sempre ed è un nuovo giorno pieno di amici!....fosse anche solo una fogliolina.
Buona domenica e tanti baci
venerdì 20 febbraio 2009
Tutto è...sfumature
ancora due parole su Eluana, questa volta da Enzo Bianchi della Comunità di Bose....mi sembrano molto belle e le condivido con voi
Qui il sole è splendido e nell'aria fredda c'è già un pò di primavera...tutto non è mai bianco o nero...ciaooo
Vita e morte secondo il vangelo
di Enzo Bianchi in “La Stampa” del 15 febbraio 2009
C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare» ammoniva Qohelet, così come «c’è un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per uccidere e un tempo per guarire...».Veniamo da settimane in cui questa antica sapienza umana - prima ancora che biblica - è parsa dimenticata.Anche tra i pochi che parlavano per invocare il silenzio v’era chi sembrava mosso più che altro dal desiderio di far tacere quanti la pensavano diversamente da lui. Da parte mia confesso che, anche se il direttore di questo giornale mi ha invitato più volte a scrivere, ho preferito fare silenzio, anzi, soffrire in silenzio aspettando l’ora in cui fosse forse possibile - ma non è certo - dire una parola udibile.Attorno all’agonia lunga 17 anni di una donna, attorno al dramma di una famiglia nella sofferenza, si è consumato uno scontro incivile, una gazzarra indegna dello stile cristiano: giorno dopo giorno, nel silenzio abitato dalla mia fede in Dio e dalla mia fedeltà alla terra e all’umanità di cui sono parte, constatavo una violenza verbale, e a volte addirittura fisica, che strideva con la mia fede cristiana. Non potevo ascoltare quelle grida - «assassini», «boia», «lasciatela a noi»... – senza pensare a Gesù che quando gli hanno portato una donna gridando «adultera» ha fatto silenzio a lungo, per poterle dire a un certo punto: «Donna \ neppure io ti condanno: va’ e non peccare più»; non riuscivo ad ascoltare quelle urla minacciose senza pensare a Gesù che in croce non urla «ladro, assassino!» al brigante non pentito, ma in silenzio gli sta accanto, condividendone la condizione dicolpevole e il supplizio. Che senso ha per un cristiano recitare rosari e insultare? O pregare ostentatamente in piazza con uno stile da manifestazione politica o sindacale?Ma accanto a queste contraddizioni laceranti, come non soffrire per la strumentalizzazione politica dell’agonia di questa donna? Una politica che arriva in ritardo nello svolgere il ruolo che le è proprio - offrire un quadro legislativo adeguato e condiviso per tematiche così sensibili - e che brutalmente invade lo spazio più intimo e personale al solo fine del potere; una politica che si finge al servizio di un’etica superiore, l’etica cristiana, e che cerca, con il compiacimento anche di cattolici, di trasformare il cristianesimo in religione civile. L’abbiamo detto e scritto più volte: se mai la fede cristiana venisse declinata come religione civile, non solo perderebbe la sua capacità profetica, ma sarebbe ridotta a cappellania del potente di turno, diverrebbe sale senza più sapore secondo le parole di Gesù, incapace di stare nel mondo facendo memoria del suo Signore.È avvenuto quanto più volte avevo intravisto e temuto: lo scontro di civiltà preconizzato daHuntington non si è consumato come scontro di religioni ma come scontro di etiche, con gli effetti devastanti di una maggiore divisione e contrapposizione nella polis e, va detto, anche nella Chiesa.Da questi «giorni cattivi» usciamo più divisi. Da un lato il fondamentalismo religioso che cresce, dall’altro un nichilismo che rigetta ogni etica condivisa fanno sì che cessi l’ascolto reciproco e la società sia sempre più segnata dalla barbarie.Sì, ci sono state anche voci di compassione, ma nel clamore generale sono passate quasi inascoltate.L’Osservatore Romano ha coraggiosamente chiesto - tramite le parole del suo direttore, il tono e la frequenza degli interventi - di evitare strumentalizzazioni da ogni parte, di scongiurare lo scontro ideologico, di richiamare al rispetto della morte stessa. Ma molti mass media in realtà sono apparsi ostaggio di una battaglia frontale in cui nessuno dei contendenti si è risparmiato mezzi ingiustificabili dal fine. Eppure, di vita e di morte si trattava, realtà intimamente unite e pertanto non attribuibili in esclusiva a un campo o all’altro, a una cultura o a un’altra. La morte resta un enigma per tutti, diviene mistero per i credenti: un evento che non deve essere rimosso, ma che dà alla nostra vita il suo limite e fornisce le ragioni della responsabilità personale e sociale; un evento che tutti ci minaccia e tutti ci attende come esito finale della vita e, quindi, parte della vita stessa, un evento da viversi perciò soprattuttonell’amore: amore per chi resta e accettazione dell’amore che siriceve. Sì, questa è la sola verità che dovremmo cercare di vivere nella morte e accanto a chi muore, anche quando questo risulta difficile e faticoso. Infatti la morte non è sempre quella di un uomo o una donna che, sazi di giorni, si spengono quasi naturalmente come candela, circondati dagli affetti più cari. No, a volte è «agonia», lotta dolorosa, perfino abbrutente a causa della sofferenza fisica; oggi è sempre più spesso consegnata alla scienza medica, alla tecnica, alle strutture e ai macchinari...Che dire a questo proposito? La vita è un dono e non una preda: nessuno si dà la vita da se stesso né può conquistarla con la forza. Nello spazio della fede i credenti, accanto alla speranza nella vita in Dio oltre la morte, hanno la consapevolezza che questo dono viene da Dio: ricevuta da lui, a lui va ridata con un atto puntuale di obbedienza, cercando, a volte anche a fatica, di ringraziare Dio: «Ti ringrazio, mio Dio, di avermi creato...». Ma il credente sa che molti cristiani di fronte a quell’incontro finale con Dio hanno deciso di pronunciare un «sì» che comportava la rinuncia ad accanirsi per ritardare il momento di quel faccia a faccia temuto e sperato. Quanti monaci, quante donne e uomini santi, di fronte alla morte hanno chiesto di restare soli e di cibarsi solo dell’eucarestia, quanti hanno recitato il Nunc dimittis, il «lascia andare, o Signore, il tuo servo»come ultima preghiera nell’attesa dell’incontro con colui che hanno tanto cercato... In anni più vicini a noi, pensiamo al patriarca Athenagoras I e a papa Giovanni Paolo II: due cristiani, due vescovi, due capi di Chiese che hanno voluto e saputo spegnersi acconsentendo alla chiamata di Dio, facendo della morte l’estremo atto di obbedienza nell’amore al loro Signore.Testimonianze come queste sono il patrimonio prezioso che la Chiesa può offrire anche a chi non crede, come segno grande di un anticipo della vittoria sull’ultimo nemico del genere umano, la morte. Voci come queste avremmo voluto che accompagnassero il silenzio di rispetto e compassione in questi giorni cattivi assordati da un vociare indegno. La Chiesa cattolica e tutte le Chiese cristiane sono convinte di dover affermare pubblicamente e soprattutto di testimoniare con il vissuto che la vita non può essere tolta o spenta da nessuno e che, dal concepimento alla morte naturale, essa ha un valore che nessun uomo può contraddire o negare; ma i cristiani in questo impegno non devono mai contraddire quello stile che Gesù ha richiesto ai suoi discepoli: uno stile che pur nella fermezza deve mostrare misericordia e compassione senza mai diventare disprezzo e condanna di chi pensa diversamente.Allora, da una millenaria tradizione di amore per la vita, di accettazione della morte e di fede nella risurrezione possono nascere parole in grado di rispondere agli inediti interrogativi che il progresso delle scienze e delle tecniche mediche pongono al limitare in cui vita e morte si incontrano. Così le riassumeva la lettera pontificale di Paolo VI indirizzata ai medici cattolici nel 1970: «Il carattere sacro della vita è ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse un’inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso, il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece divoler prolungare il più a lungo possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo: l’ora ineluttabile e sacra dell’incontro dell’anima con il suo Creatore, attraverso un passaggio doloroso che la rende partecipe della passione di Cristo. Anche in questo il medico deve rispettare la vita».Ecco, questo è il contributo che con rispetto e semplicità i cristiani possono offrire a quanti non condividono la loro fede, affinché la società ritrovi un’etica condivisa e ciascuno possa vivere e morire nell’amore e nella libertà.
giovedì 19 febbraio 2009
La Giornata Mondiale della Giustizia Sociale 20 Febbraio 2009
ciao, qui è tornato il sole Alleluya!
Sarà una data importante per tutti gli abitanti del villaggio globale, ma specialmente per tutti quelli di noi che impegnati a vivere la Buona Notizia della pace e della giustizia.
La Giornata Mondiale della Giustizia Sociale sarà celebrata per la prima volta dopo la sua approvazione all’unanimità da parte dei 192 Stati membri delle Nazioni Unite, nell’Assemblea Generale tenutasi nel novembre 2007. T’invitiamo caldamente a voler far tua la preghiera per questo giorno qui allegata, e a farne partecipi i membri del tuo gruppo di lavoro o della tua comunità. La preghiera è stata preparata dalla Commissione “Giustizia, Pace e Integrità del Creato” dell’USG e dell’UISG (Unioni rispettivamente dei Superiori e delle Superiore Generali) residenti a Roma. Per una copia della preghiera clicca qui: http://jpicformation.wikispaces.com/IT_preghiera
Padre Nostro… che sempre stai accanto ai deboli agli abbandonati, agli infermi, agli anziani, ai piccoli, ai non-nati, e a quanti ogni giorno soffrono diverse forme di dolore.
Che sei nei cieli… là, dove tutto cambierà, dove i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi, ma dove tutti staremo bene qualunque sia il nostro modo di essere.
Sia santificato il tuo nome… Fa’ che sempre possiamo riconoscere la tua santità, rispettando le tue vie che non sono le nostre, i tuoi criteri che si differenziano dai nostri. Fa’ che l’invocazione del tuo nome ci strappi dall’egoismo che ci impedisce di vedere il dolore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.
Venga a noi il tuo Regno… Aiutaci a creare un mondo in cui, al di là delle nostre necessità e delle nostre ferite, sia possibile praticare la giustizia, amare con tenerezza e camminare umilmente con te e con tutti i nostri simili.
Sia fatta la tua volontà… Amplia la nostra libertà, perché possiamo lasciarti entrare in noi, in modo che la pienezza di reciprocità che costituisce la tua vita fluisca nelle nostre vene e ci renda capaci d’irradiare il tuo amore incondizionato per qualunque persona, con una preferenza per i poveri.
Come in cielo così in terra… Fa’ che il lavoro delle nostre mani, i santuari e le strutture che noi costruiamo in questo mondo siano un riflesso del tuo tempio di gloria, in modo che la gioia, la grazia, la tenerezza e la giustizia che si vivono in cielo s’irradino sulle nostre strutture terrestri.
Da’… Concedi vita e amore ad ogni persona. Aiutaci a riconoscere che tutto è dono e che noi siamo perciò chiamati a condividere con gli altri ciò che abbiamo ricevuto. Rendici capaci di comprendere che quando spalanchiamo le mani, entra nella nostra casa la salvezza.
A noi… Il “noi” è il plurale autentico. Signore, dona il tuo bene non solo “ai nostri”, ma a tutti, compresi quelli che sono molto differenti da ciò che, con mentalità ristretta, noi consideriamo “nostro mondo”. Da’, Signore, i tuoi doni, in modo uguale, a tutte le persone, di qualunque paese.
Oggi… Non “domani”. Non permetterci di procrastinare le nostre decisioni fino a un futuro indefinibile e lontano, rimanendo spettatori passivi dell’ingiustizia con cui c’incontriamo faccia a faccia, lasciandola imperversare per mancanza di attività e d’impegno.
Il nostro pane quotidiano… Possa ogni persona di questo mondo avere cibo sufficiente, acqua limpida e pura, aria disinquinata, adeguate cure sanitarie, sicuro accesso all’educazione… e tutto ciò che è necessario per una vita sana e dignitosa. Insegnaci a donare non solo il superfluo, ma anche ciò che è essenziale anche per noi.
Rimetti a noi i nostri debiti… Perdona la nostra cecità nei riguardi di chi ci sta vicino, le nostre preoccupazioni egocentriche, il nostro razzismo, le nostre discriminazioni sessuali, la nostra inclinazione a preoccuparci solo di noi stessi e delle persone che ci appartengono. Perdona la nostra capacità di incappare nelle notizie senza far niente.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori… Aiutaci a perdonare chi ci ha recato offesa rendendoci vittime del proprio egoismo. Fa’ che ci sia possibile avanzare nelle età della vita senza amarezze e risentimenti, a perdonare le imperfezioni dei nostri genitori, dei sistemi sociali, delle istituzioni che ci hanno feriti, o ignorati, o maltrattati…
Non c’indurre in tentazione… Non giudicarci solo in base al tuo comando di dare da mangiare all’affamato, di vestire l’ignudo, di visitare l’ammalato, o in base a quanto abbiamo fatto per cambiare i sistemi che opprimono i poveri. Liberaci da questo esame, perché nessuno di noi può reggersi davanti a un simile processo evangelico. Concedici invece ancora tempo per rendere migliori le nostre modalità di vita, per vincere il nostro egoismo, per correggere i nostri sistemi.
E liberaci dal male… Liberaci dalla cecità che ci permette di rimanere coinvolti in sistemi anonimi, all’interno dei quali non è necessario “vedere” quelli che hanno meno di noi che possediamo molto. Amen.
mercoledì 18 febbraio 2009
Il giorno del dolcissimo e amato Beato Angelico
Il beato domenicano Giovanni di Fiesole è meglio conosciuto come Beato Angelico. Esercitò l'arte predicatoria con il pennello, dipingendo moltissimi capolavori tra i quali la celeberrima Annunciazione. Nato alla fine del Trecento - con il nome di Guido - a Vicchio di Mugello, entrò con il fratello Benedetto nel convento di Fiesole. Operò a Firenze, in tutta la Toscana, a San Pietro e nei palazzi vaticani, su invito di Eugenio IV. Morì a Roma nel 1455 nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove tuttora sono conservate le sue spoglie. Giovanni Paolo II l'ha proclamato nel 1984 patrono universale degli artisti.
IL RISVEGLIO BIANCO!
Neve su tutta Assisi, mezz'ora per andare da casa mia a Santa Maria e ora tira il vento ma c'è il sole ed è bellissimo...Oriano sta facendo un gran lavoro di rinnovamento del sito e....prossimamente vedrete cose fantastiche! E anche un'imbranata come me riuscirà a gestire il sito. Delle volte mi sento proprio una vecchietta che ci prova con un mezzo che è nel DNA dei ragazzi ma che per me è ancora un pò astruso...meno male che ci sono esseri buoni che mi aiutano! Ciao carissimi un bacio bianco
martedì 17 febbraio 2009
questa era troppo carina per tenermela solo per me!
Sono stati pubblicati i risultati di un recente sondaggio commissionato dalla FAO rivolto ai governi di tutto il mondo.
La domanda era: "Dite onestamente qual è la vostra opinione sulla scarsità di alimenti nel resto del mondo".
- gli europei non hanno capito cosa fosse “la scarsità”;
- gli africani non sapevano cosa fossero “gli alimenti”;
- gli americani hanno chiesto il significato di “resto del mondo”;
- i cinesi hanno chiesto delucidazioni sul significato di “opinione”;
Il Credo Ottimista
Ecco a voi questo credo ottimista che mi è appena arrivato e che mi piace molto...poi non è detto che ci riesca sempre a metterlo in pratica...voi ci riuscite?!...proviamoci!
Il credo dell'ottimista
Prometti a te stesso:
Di essere cosi forte che niente potrà turbare la tua pace mentale e spirituale.
Di augurare salute, felicità e prosperità a tutte le persone
che incontri.
Di far sentire a tutti i tuoi amici che in loro c'è qualcosa.
Di guardare il lato luminoso di tutte le cose e di fare in modo che il tuo ottimismo diventi realtà.
Di pensare solo al meglio, di impegnarti solo per il meglio e di aspettarti solo il meglio.
Di essere felice del successo altrui come se fosse il tuo.
Di dimenticare gli errori del passato e di tendere sempre verso maggiori conseguimenti futuri.
Di essere sempre allegro e di donare un sorriso a ogni creatura che incontri.
Di dedicare cosi tanto tempo al tuo miglioramento da non aver tempo per criticare gli altri.
Di essere troppo grande per albergare preoccupazioni, troppo nobile per accogliere in te l'ira, troppo forte per provare paura e troppo felice per permettere che si creino problemi.
Di avere una buona opinione di te stesso e di proclamarlo al mondo, non con grandi parole, ma attraverso nobili azioni.
Di vivere confidando che il mondo sia dalla tua parte, finchè segui sinceramente la tua parte migliore.
Christian D. Larson
IL PRIMO MATRIMONIO PELLEGRINO AD ASSISI!
venerdì 13 febbraio 2009
A parità di vescovi...mi piace più Valentino
CON UN GIORNO D'ANTICIPO, PERCHE' DOMANI NON CREDO POTRO' APRIRE IL COMPUTER,
giovedì 12 febbraio 2009
I lebbrosi, gli emarginati....di oggi
GLI EMARGINATI
Per essere cristiani è necessario liberarsi dal complesso di colpa che da millenni grava sulla coscienza umana.
Non la paura ma la Carità, non il rimorso ma l’Amore devono guidarci nella nostra vita. Chi vive non pensando a se stesso, non ha tempo per pensare ai propri peccati. E ancor meno si occuperà delle altrui colpe. Il penoso aspetto del bigottismo cattolico scomparirà il giorno in cui la parola di Gesù; «Non giudicate» verrà presa in tutto il suo valore e rigorosamente applicata. La morale comunitaria, per l’astensione di ogni giudizio sull’altrui condotta, acquisterà una nuova spontaneità e innocenza. La Chiesa, liberata da ogni apparato giudiziario, tornerà a essere il supporto della vita collettiva che non si appoggerà più sul: «cosa dirà la gente?». E i cristiani saranno più fratelli tra di loro di quanto non lo siano oggi.
Le letture della sesta domenica del tempo ordinario propongono due temi: uno della necessità del fare, del risolvere le situazioni di carenza vitale senza perder tempo a giudicarle e a isolarle; l’altro del dovere cristiano di comprendere tutti per non creare, con l’incomprensione, ostacoli di separazione fra gli uomini.
Il Levitico (13, 1-2.45-46) descrive il procedimento processuale nei confronti di chi aveva contratto la lebbra. Doveva essere condotto davanti al sacerdote che, riconosciutolo malato, gli ingiungeva di portare delle vesti stracciate, il capo scoperto, la barba lunga, di dimorare fuori degli abitati e di gridare la parola: «Immondo!» ogni qualvolta venisse avvicinato da qualcuno. La società si difendeva dal contagio mediante una imposizione giudiziaria che dichiarava emarginato il lebbroso.
Cristo al lebbroso dice: «Voglio che tu sia libero dalla lebbra» (Mc 1, 41), e lo guarisce, senza giudicarlo e reinserendolo sano nella convivenza umana.
Sono due episodi esemplari, sui quali sarebbe necessario, per noi cristiani, riflettere a lungo per cancellare decisamente dal nostro vocabolario le parole «giudizio» e «giudicare», e dalla organizzazione ecclesiale ogni struttura giudiziaria. Dietro i giudizi pronunciati sugli altri e gli apparati necessari per formularli c’è lo spirito del potere e del dominio che appartiene a Satana e non a Cristo.
San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi (10, 31 – 11, 1), ci ricorda che il cristiano è chiamato a non opporsi a nessuno come pietra d’inciampo, ma a lavorare perché il sentiero che dovrà portare alla salvezza sia percorribile per tutti. Cristo è più grande di tutti noi, lo Spirito soffia ove vuole e spesso soffia oltre i limiti costruiti da noi cristiani. Da qui la necessità di una vigilanza aperta, senza interferenze personali, ai segni dei tempi, ai passi in avanti che lo Spirito compie. Queste qualità bisogna che siano sempre operose nei membri della Chiesa, gerarchia e popolo, per evitare quelle tante emarginazioni compiute, ieri e oggi, e che non di rado sono state un soffocamento dello Spirito. Quante volte abbiamo dichiarati «immondi» e invitato a riconoscersi «immondi» uomini che portavano le nuove manifestazioni dello Spirito, perché l’uomo fosse più vero e la terra più vivibile e la Chiesa più comprensibile! E tutto questo non sarebbe avvenuto se avessimo preferito l’umile e rispettosa attenzione al rigido giudizio.
Come il lebbroso, nell’episodio riportato in Mc 1, 40-45, poteva o esser respinto con la dichiarazione di «immondo», o guarito per esser nuovamente accolto nella società, Cristo, il Rivelatore del tramonto della vecchia Legge e dell’alba della nuova Legge, dice: «Voglio che tu sia guarito, non un emarginato». Le sue parole costituiscono per noi cristiani una severa e inalienabile consegna, che si estende e alle infermità fisiche e morali, e a quelle manifestazioni nuove e differenti di coscienza che spesso sono le antesignane di maturazioni umane in atto.
Il rimanere tranquilli nelle Gerusalemme terrene a consultare le Scritture e gli oracoli profetici può farci correre il rischio di non riconoscere la Verità che è apparsa, o sta apparendo in mezzo a noi; come pure l’andare incontro al Fanciullo nato, mossi da calcoli e da ambizioni di potere, provoca delle inutili stragi e la Verità emigra altrove. Quante verità cristiane sono espatriate dalla cristianità sotto la ferula di intransigenti dogmatismi e moralismi; e poi vi sono state reintrodotte con abilissime, ma non oneste, manovre di recupero!
Una lettura attenta della storia delle novità creatrici e rivelatrici ci fornisce un’indicazione sorprendente: esse sono state annunciate dai gruppi dei reietti, degli emarginati di ogni tempo di crisi e di esaurimento delle mitiche al loro tramonto. I Patriarchi, Mosè, i Profeti della vecchia alleanza trovarono credito presso le tribù nomadi che circolavano attorno alle grandi strutture sociali e civili del loro tempo. Cristo ci appare attorniato dai reietti, dai paria, dagli scomunicati della società religiosa e civile dei suoi giorni. Il Cristianesimo è stato accolto e vissuto dai più oppressi e sfruttati uomini della civiltà romana, gli schiavi.
Quali sono i «peccatori» del nostro tempo, le cui inquietudini, agitazioni, non conformismi manifestano il sorgere di una novità che informerà gli uomini di domani? Non potrebbero essere le giovani generazioni che sperimentano nella loro carne il tramonto dell’ormai consunto tessuto degli ordinamenti vigenti, e l’alba di un nuovo ordine commensurato alla nuova realtà vivente? Non potrebbe il Giovane incarnare la vita come in altri tempi l’hanno incarnata i Nomadi e gli Schiavi, di fronte ai cittadini e agli adulti soddisfatti delle loro creazioni religiose e sociali?
I responsabili della Chiesa dovranno spogliarsi della mentalità che li porta a confondere la loro autorità carismatica con i mezzi di governo, rendendola strumento di oppressione spirituale. Spogliazione che permetterà loro di ripetere la parola vivificante di Cristo: «Voglio che tu sia perfettamente sano» e non quella del vecchio codice: «Tu sei un immondo!».
I responsabili della Chiesa allora faranno nel volto dei venienti la luce, trasmettendo loro, ai nuovissimi, la fiaccola accesa dall’Amore di Cristo, e un mondo veramente nuovo concluderà questo millennio, con la luce, la speranza di operare per un meglio non più nemico del bene.
Giovanni Vannucci, 6a domenica del tempo ordinario - Anno B - «Gli emarginati», in Verso la luce; 1a ed. Centro studi ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) ed. CENS, Milano 1984; Pag. 115-118.
mercoledì 11 febbraio 2009
La Parola del Silenzio...un regalo di don Angelo Casati
Febbraio 2009
Agli amici, per un bisogno di confidarsi i pensieri
in ore diverse di uno stesso giorno
9 febbraio ore 18
Che cos’è questa apparente contraddizione che mi segna dolorosamente da giorni? Da un lato una repulsione, un disgusto per le parole che senza il minimo pudore, spudorate, stanno violando il mistero che avvolge la vita di Eluana. Repulsione, disgusto per le parole e bisogno incontenibile di silenzio.
Ho letto nella Bibbia ciò che è bene. Ho letto: “E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”. Poi ho visto credenti non aspettare in silenzio. Loro non aspettano. Loro non hanno niente da aspettare. Loro sanno.
Bisogno incontenibile di silenzio e paradossalmente bisogno di parole che abbiano il sapore buono del pane, da spartire con gli amici. Con gli amici e con la cerchia sconfinata di coloro che ancora aspettano la salvezza: non l’hanno imprigionata nei loro fantasmi, dando ad essi il nome di verità. Piccola sorella verità, piccola mia sorella, dissacrata come Eluana.
Bisogno dunque di altre parole, di parole impastate paradossalmente di silenzio, il silenzio del confidarsi. Il bisogno di sentire una voce, prima ancora e più ancora che sentire parole. Quasi per un bisogno di sentire di esistere, dentro il vuoto. Un bisogno di sostenersi gli uni gli altri, dentro la depravazione. Mi colpì in questi giorni un amico. Squilla il telefono, mi dice: “Sentivo il bisogno della tua voce”. Sono, questi, giorni in cui sentiamo il bisogno di voci, il timbro della voce.
Da povero uomo come sono, da povero cristiano in avventura, dentro l’avventura della vita, mi sono dato un punto di discernimento. Discutibile fin che vuoi, ma in qualche misura, penso, efficace. Non dico “infallibile”, ma “efficace”. Mi sono detto: “quando parlano, osservali, capirai dalla loro voce, capirai dai loro occhi, capirai. Capirai dove vanno i pensieri che li muovono. Dal tono della loro voce, dalla piega dei loro occhi, capirai ciò che veramente sta loro a cuore”.
Ti dirò di più: anche le pagine scritte, se le ascolti svelano la voce e gli occhi. Li ho sorpresi in alcuni scritti in questi giorni. Ma se non trovi pietà, un’umana pietà, né nella voce né negli occhi, non indugiare, cerca altrove.
Mi sono guardato intorno in questi giorni e mi sono ricordato di Gesù, vangelo di Giovanni. Era il giorno in cui aveva rischiato le pietre, le aveva rischiate, dentro lo spazio sacro del tempio, le aveva rischiate dagli uomini della religione, quelli che la fede l’avviliscono al rango grigio di un prontuario di norme. “Uscì dal tempio” è scritto, quasi a dire che quando la religione subisce un tale avvilimento, devi uscire. Cercare altrove.
E il racconto, il racconto della vita, continua per le strade: “e mentre passava, vide un uomo cieco dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché nascesse cieco?” (Gv 9,1-2). Il verbo “vedere” è al singolare. Giusto il singolare! Gesù lo vede. Non ditemi che i discepoli lo “videro”.Quel povero cieco per loro era un caso, un caso su cui discutere. Nessuno di loro a misurare quel dolore degli occhi spenti, un dolore che aveva il tempo di una vita: dalla nascita. E lui Gesù, infastidito dalle discussioni teologiche, in cui Dio è assente, perché Dio o è il Dio della compassione o non è! Loro discutevano il caso. Lui guardava il cieco con compassione, quella che ti prende per fremito alle viscere.
Ti dirò che ho sentito in questi giorno uomini politici e uomini di chiesa parlare come quei discepoli: Eluana per loro è un caso, una bandiera senz’anima, senza più colori. Guardali, ascoltali: parlano con gli occhi asciutti. I teoremi contano più del dolore. Si permettono - e dovremmo tutti insorgere per sacra indignazione - parole oscene, dentro l’abisso del dolore. Parole che feriscono, come lama, il cuore. Parlano senza sapere, senza il vero sapere che o è sposato alla vita, quella reale o non è. O è sposato alla compassione o non è. Parlano da fuori, dai palazzi, come nei giorni di Welby, senza aver visitato, senza essersi seduti ad ascoltare. Non conoscono case, inseguono disegni, i loro, difendono se stessi con la più spudorata delle menzogne. Agitano bandiere, senza colore, perché se una donna o un uomo li defraudi della libertà di decidere, hai tolto tu loro ogni goccia di sangue, ogni colore, hai tolto loro il sangue e il colore della vita. Mi è capitato spesso di chiedermi, in giorni come questi che ci tocca di vivere, se, in assenza di certezze assolute, non dovremmo tutti batterci, come fa con spirito indomito - faccio un nome tra i tanti - un’amica, Roberta De Monticelli, perché almeno sia salva quest’ultima e prima istanza, quella della libertà, senza la quale non si è viventi, ma manichini, in mano ai poteri e ai loro disegni, fantasmi e cortigiani del nulla.
Ho sentito parole oscene, ma ho anche visto immagini per me, dico per me, oscene. Ho negli occhi da giorni l’immagine di un’autolettiga che esce da una clinica, presa quasi d’assalto, quasi si trattasse di una preda da conquistare. Guardavo gli occhi: erano induriti dal livore, ho cercato invano segni di una umana pietà. Si mescolano rosari a urla minacciose, una pietà senza pietà e dunque spietata. Non ho visto silenzio di pianto. Ho visto difesa di bandiere. Ho sentito rabbrividendo parole infami, come quelle di chi gridava: “lasciatela a noi” quasi si parlasse di una cosa da tenere, come se Eluana non avesse né padre né madre, come se toccasse ad altri un possesso, per disconoscimento di padre e di madre. Le grida mi parvero per un attimo oscene. Dopo tanti discorsi tesi a rivalutare la famiglia, ora siamo giunti all’esproprio. E, ancora una volta, a chiedermi che cosa sia mai accaduto per renderci maledettamente senza pietà.
9 febbraio, ore 21
Il conduttore del telegiornale ha dato la notizia: “Eluana è morta”. Ho visto una piega di dolore nei suoi occhi.. Ha chiuso la trasmissione. Beppino Englaro chiede il silenzio. Il capo dello stato chiede il silenzio. La Bibbia nel libro delle Lamentazioni (3,26) chiede il silenzio: “E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”. Gli occhi sono sul Parlamento, il Senato è in presa diretta. Ha un’occasione di ultima dignità. Che sia nell’orizzonte, invocato da molti, il minuto di silenzio che viene chiesto ai senatori? Non fu vero silenzio. Un’occasione di dignità perduta. Perdonate, ma io non credo al silenzio di chi tace per il breve spazio di un minuto e poi violenta, né credo alla preghiera di chi mormora al suo Dio e immediatamente dopo insulta. E’ anche vero che non tutti hanno dato questo squallido esempio. Ma rimane lo spettacolo indecoroso.
Mi ritiro. Nel silenzio.
Ora mi chiedo perché, pensando a Eluana, nella mente mi ritrovi la preghiera di Adriana Zarri:
EPIGRAFE
Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.
don angelo
P.S. Ho sentito qualcuno dire che dobbiamo gratitudine a Eluana perchè con i suoi diciassette anni di coma in stato vegetativo ci ha indotti a riflettere su temi essenziali come la vita, la morte, la sofferenza, la natura, la scienza, la libertà, la coscienza… Mi è venuto spontaneo pensare che destinatari della gratitudine fossero altri, fossero in verità Beppino Englaro e sua moglie. Senza il loro coraggio, la loro forza, la loro integrità e la loro lotta avremmo ancora a lungo allontanati temi di grande rilievo. Anche questo dobbiamo loro. La gratitudine va a loro. Però è anche bello pensare che in questa gratitudine sia accomunata loro figlia con cui hanno condiviso pensieri e sogni.
Il blog sbaglia date
Ma come ho fatto a non pensarci prima!
Possibile che solo oggi ci pensi?!
Acqua e Lei o meglio, Lei e l'acqua....il Femminile, la Madre, Origene della Vita...la Luna...le maree, il 70% del corpo che è la Terra....il 70% del nostro corpo...e ora leggo libri su i cristalli d'acqua e scopro come l'acqua reagisce ad ogni più piccolo sentimento, come esposta alle parole: Grazie e Amore l'acqua produca il più bel cristallo...tutto è connesso, tutto segue leggi sottili...tutto è Amore...anche scoprirlo aprendo il computer in una mattina con un pò di sole, tutta sola nell'ostello gelido e silenzioso, "combinando" un bellissimo matrimonio pellegrino...poi vi dirò...questo è il miracolo che ho scoperto oggi!
La luna ieri sera risplendeva fra le nubi...altera, solitaria, amica, raccontava dell'Amore, dell'abbraccio, di tutto quello che non capiamo ma che E' al di sopra e attraverso le nostre piccole vite...che meraviglia!
martedì 10 febbraio 2009
QUANDO L'IPOCRISIA FA MASSA...IL TIBET
....povero mondo! Mi sento Mafalda, lo sarò sempre...povero mondo...mentre leggete mettete insieme Eluana e i 2 milioni di morti e torturati del Tibet...pensate a gli interssi economici di "amicizia" con la Cina che fanno "dimenticare" il Tibet e come lì i diritti umani non si sappia neanche dove stiano di casa...POVERO MONDO...povera umanità che crocifigge soltanto...lascio il computer, mi sento male...ciao
Pechino aveva bruscamente annullato un summit Cina-Unione Europea lo scorso anno contrariata dall'incontro del presidente francese Nicolas Sarkozy col Dalai Lama.
Premio Nobel per la Pace, il Dalai Lama, che lasciò 50 anni fa il Tibet dopo l'incursione della Cina per stroncare una rivolta, ha ricevuto ieri la cittadinanza onoraria a Roma.
"Questo ferisce seriamente i sentimenti del popolo cinese. Esprimiamo la nostra forte insoddisfazione e contrarietà", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Jiang Yu nel corso di una conferenza stampa.
"Speriamo che l'Italia presti attenzione alle profonde preoccupazioni della Cina e adotti misure immediate ed effettive per rimuovere l'impatto negativo e mantenere lo sviluppo positivo e stabile dei rapporti bilaterali", ha aggiunto, senza precisare quali passi l'Italia dovrebbe intraprendere.
La Cina condanna l'attivismo del Dalai Lama, che bolla costantemente come "secessionista", o separatista. Accuse che il Dalai Lama respinge, dicendo che quel che chiede è solo una maggior autonomia della regione.
"Il Tibet è parte inseparabile della China. La questione Tibet è puramente interna", ha detto Jiang.
"Non è una semplice figura religiosa, veste simboli religiosi ed è stato per lungo tempo un esiliato politico coinvolto in attività politiche di separatismo", ha aggiunto la portavoce cinese a proposito del Dalai Lama.
...la notte della luna piena
..la valletta ai piedi della Basilica di Francesco era tutta azzurra del suo chiarore e lì, mentre guardavo quel miracolo sempre rinnovato che mi affascina, che mi piglia nelle cellule, ho saputo che Eluana se ne era andata.
Il primo pensiero è stato: "Ti ringrazio mio Dio", il secondo...un ricordo...le parole di Chiara:
....Volgendosi poi a se stessa, la vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: «Va' sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio. Va', perché Colui che t'ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore». (dalla Leggenda di Santa Chiara Vergine)
quel modo di andarsene che sogno per me...libera di ritornare a Casa...
e poi quelle di Francesco:
...Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,da la quale nullu homo vivente pò skappare:guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,ka la morte secunda no 'l farrà male.
(Dal Cantico delle Creature di San Francesco)
Ecco, il mondo si accaniva e Dio se l'è presa e l'ha portata nella Vita Eterna in una notte femminile di una luna che faceva capolino in una tregua di queste nubi di un inverno triste....scusatemi il tono da partita di calcio ma io ho fatto il "tifo" perchè succedesse e sempre con un tono poco poetico mi verrebbe da urlare: "Bravo Dio goal!!!"
Ora pensiamo a noi....pensiamo alla nostra libertà...io non so voi, ma ieri sera quando nel programma di Gad Lerner lui continuava a chiedere: "Ma se io non voglio essere intubato, se lo lascio scritto, se tutti quelli che conosco, se quelli che mi amano sanno che voglio andarmene senza nessun presunto non accanimento terapeutico questa legge che state scrivendo me lo permette?" E le risposte erano no, noi, lo Stato, ti daremo da "mangiare" con un tubo nel naso che tu lo voglia o no...beh, tutta sola nella mia casetta avvolta dalla dolcezza della luna, urlavo....
Urlavo rivendicando la mia libertà e mi veniva in mente solo il martellante:
"....Guai a voi Farisei ipocriti..."
Sì perchè è ipocrisia al suo massimo livello accanirsi su un povero corpo che ha diritto alla morte e non fare lo stesso per i milioni di esseri umani sani che muoiono di fame e di sete, di guerra, di interessi economici che non pensano a loro; è ipocrisia sbandierare che si crede nella Vita Eterna e poi aggrapparsi ad un povero misero corpo che, per poco, fa da vascello all'anima...non permetterle di tornare a Casa in pace nella pace di Dio. E' ipocrisia sfruttare la Santità della Morte per i propri interessi di potere...qualsiasi essi siano, laici o religiosi.
Non è da ora che penso al Testamento Biologico, non è per la "moda del momento" è anni che scarico da internet le varie proposte, è anni che informo gli amici delle mie volontà....forse perchè sono sola e ho paura di diventare "Un esperimento medico" e ne ho avuto una riprova con un biopsia non voluta fattami a tradimento...con conseguenti ricatti morali: "Se è vero che crede in Dio deve curarsi..." Che il mio cuore leggeva come: "Lasciati sfettolare come vogliamo noi" e poi, quando raccontai la mia disavventura ad un pellegrino medico professore universitario mi si gelò il sangue quando mi sentii dire: "Volevano fare degli esperimenti su di te..."
Ma ci pensate se San Francesco fosse morente ora?! Già allora gliene fecero di tutte...accanimento terapeutico medievale, ora lo riempirebbero di tubi, lo terrebbero in un letto di ospedale e...addio morte santa nudo sulla nuda terra! Che ci piace tanto pensando a lui ma che poi si nega a gli altri.
Scusatemi questo lungo blog, non è di Eluana che parlo, è di tutti noi, della nostra libertà, di uno Stato, di una Chiesa, che soffocano la nostra libertà, lo stesso Stato che non mi ha permesso di adottare un bimbo, condannato così a rimanere in orfanotrofio, perchè, qui, si è deciso che un single non basta a dare amore a chi non potrà avere neanche quello, meglio lasciarlo lì, chiudere gli occhi e non sapere che non avrà una mamma pronta ad amarlo come la mia mamma vedova giovanissima fece con me, senza un papà ma con lei che mi amava per due.
Mi sento colpita in prima persona, in prigione, avvilita nella mia dignità che rivendico, nella mia Fede, perchè io credo nella vita e credo nella morte che ne è parte integrante, credo in un Dio che mi ama e che mi aspetta a braccia aperte.
Oggi il cielo è di nuovo grigio, le nubi si sono richiuse, la luna è nascosta...là oltre brillano le stelle in pieno giorno, come diceva De Andrè e là un giorno andrò, libera e leggera, felice di Tornare a Casa allo stesso modo che sono stata felice di questa avventura che è la vita dove, per me, il massimo valore è la LIBERTA' della mia coscienza...non so per voi....
lunedì 9 febbraio 2009
IL CARO AMATO DALAI LAMA E' OGGI A ROMA!
Sarà in Campidoglio a ritirare...le chiavi di Roma come cittadino onorario...
Il Vaticano mi sa che tacia...altri i tempi in cui il Papa lo riceveva e, come due buoni vecchi amici, si parlavano!
Povera vecchia Terra con così pochi uomini di Pace a salvarla!
Grazie amato maestro di vita di tutti noi, qualunque sia la fede o la razza, tu porti sempre e solo l'Amore con te e l'AMORE NON HA RELIGIONE E' O NON E'
Il compleanno di Pat
Le invio pubblicamente, ma è anche per tutti voi, questo bel cristallo d'acqua pura e grata
domenica 8 febbraio 2009
Senza commenti...in un giorno grigio
sabato 7 febbraio 2009
carissimi, spero che il pellegrino che mi ha mandato quello che segue non me ne voglia se lo rendo pubblico è una cosa molto bella e non riesco a trattenere le cose belle solo per me....solo in una cosa dissento su quello che ha scritto...non è facile amarsi....il "Come te stesso...." è la cosa più difficile perchè quando partiamo dalle nostre paure non ci amiamo e rischiamo, di conseguenza, di non amare gli altri...ciaooo
Vorrei citare una frase tratta dal libro “ I Fratelli Karamazov “; lo staretz Zosima si esprime così:
“ Amate tutta la creazione divina, nel suo insieme ed in ogni granello di sabbia. Amate ogni fogliolina, ogni raggio di sole! Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa! Se amerai tutte le cose, coglierai in esse il mistero di Dio. Coltolo una volta, comincerai a conoscerlo senza posa ogni giorno di più e più profondamente. E finirai per amare tutto il mondo di un amore ormai totale e universale “.
L’amore che si dilata nel totale e nell’universale. E’ possibile che l’uomo riesca a trasfigurarsi, per poter giungere ad immedesimarsi in questo amore che è proprio dell’Assoluto?
Amare è sempre una sfida, è un proiettare il proprio io al di fuori di se stesso.
E’ facile amarsi.
E’ impegnativo amare gli altri perché è un abdicare alla propria libertà, per raggiungere la purezza del dono.
Ed in effetti amare è donare e null’altro.
Ed in questo l’Assoluto mette alla prova la libertà dell’uomo.
Chi era, anzi, chi è Francesco?
E’ un essere come noi, con le nostre debolezze, con i nostri slanci, ma che, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di essere LIBERO; la libertà che ha conquistato gli ha permesso di fondersi con l’amore universale, dove l’amore è per tutto il creato, animato ed inanimato.
Francesco è riuscito a vedere Dio, nonostante fosse ancora su questa terra.
E Dio “ si è compiaciuto del suo servo “, rendendolo un faro che illuminasse la strada da seguire per giungere “ alla perfetta letizia “, cioè alla contemplazione del Suo Volto.
Questa primavera vorrei percorrere il Cammino di Francesco, figura che travalica il tempo e lo spazio. Potrei ricevere tre credenziali ? ….A.