sabato 19 gennaio 2013

difendere i Cammini in Sardegna

questo comunicato mi arriva dalla "Rete dei Cammini" perchè quello che sta succedendo nel Parco Geominerario Sardo è che chi dovrebbe favorirne lo sviluppo turistico...chiude i sentieri! Una ennesima pazzia, e così Gianpiero Pinna e tutte le associazioni che cercano di sviluppare questa fantastca occasione di cultura e ed economia devono lottare perchè questo avvenga...
ecco il comunicato che arriva dalla Sardegna




Oggi sabato 19 gennaio la Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario ha organizzato una breve escursione didattico-informativa dalla miniera diMonteponi alla SS. 126.
Il raduno dei partecipanti è avvenuto presso il Palazzo Bellavista di
Monteponi dove, prima della partenza, gli organizzatori hanno illustrato undocumento per denunciare alle AUTORITA' COMPETENTI il divieto alla fruibilita' degli antichi cammini minerari a distanza di quasi 20 anni dalla chiusura delle miniere e nonostante negli ultimi 15 anni siano stati spesi oltre 500 miliardi di lire per la loro messa in sicurezza.

La Segreteria della Consulta.

1 cartello di divieto, 2 la foto di noi in cammino è di Fiorino Terraneo

ho appena sentito il caro Giancarlo al telefono e mi ha mandato quanto segue che spiega bene la loro battaglia

CONSULTA DELLE ASSOCIAZIONI DEL PARCO GEOMINERARIO STORICO AMBIENTALE DELLA SARDEGNA
COMUNICATO DENUNCIA

L’IGEA SPA che avrebbe dovuto creare le condizioni per il riutilizzo delle aree
minerarie dismesse sta diventando il principale ostacolo per la loro fruizione.

Da quasi tre anni la Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario sostiene le attività per il recupero e la fruizione degli antichi cammini minerari promosse dalle Associazioni che aderiscono alla stessa Consulta al fine di valorizzare gli itinerari di grande interesse storico-culturale e paesaggistico-ambientale per promuovere la pratica dell’escursionismo nelle aree del Parco Geominerario della Sardegna.
Grazie all’impegno gratuito di tantissimi volontari è stato possibile riscontrare concretamente l’interesse di migliaia di cittadini che hanno partecipato sempre più numerosi alle escursioni organizzate dalle Associazioni aderenti alla nostra Consulta.
Si è potuto accertare in tal modo che la fruibilità di tali percorsi per la pratica dell’escursionismo costituisce una grande opportunità per lo sviluppo del turismo nelle aree del Parco Geominerario fino a considerare i cammini minerari come un patrimonio antico per un futuro sostenibile delle aree minerarie dismesse della Sardegna.
Con particolare interesse e stata accolta recentemente la proposta dell’Associazione Pozzo Sella di realizzare un grande itinerario di carattere storico, culturale, ambientale e religioso denominato “La via di Santa Barbara” che, attraverso un percorso a 16 tappe di quasi 260 km, consente di raggiungere le chiese dedicate alla Santa Patrona dei minatori lungo gli antichi cammini minerari nei quali è presente il grande patrimonio della millenaria epopea mineraria del Sulcis-Iglesiente-Guspinese.
Al grande interesse dei cittadini provenienti da diverse località della Sardegna (oltre 1.000 partecipanti) per la prima escursione tenutasi il 27 maggio 2012 lungo la prima tappa di questo itinerario che porta da Iglesias a Nebida, si è aggiunta recentemente l’attenzione della RETE NAZIONALE DEI CAMMINI che ha proposto l’evento denominato “Capodanno lungo la via di Santa Barbara” tenutosi dal 29 dicembre 2012 al 4 gennaio 2013 al quale hanno partecipato circa 50 escursionisti provenienti da numerose Regioni italiane.
Purtroppo, come è accaduto 7 mesi fa in occasione della prima escursione, anche per quest’ultimo evento l’unico ostacolo al regolare e sicuro svolgimento dell’escursione è stato generato dalla società pubblica IGEA SPA che ha impedito agli escursionisti di transitare lungo il cammino minerario della miniera dismessa di Monteponi che dal fabbricato dell’Archivio Storico porta alla laveria Galletti e alla circonvallazione Nord di Iglesias, nei pressi del villaggio di Monte Agruxiau.
L’impedimento imposto dall’IGEA al transito degli escursionisti lungo un vecchio cammino minerario sicuro e regolarmente percorso dai cittadini, oltre a precludere la possibilità di conoscenza del patrimonio e del paesaggio osservabile solo da tale percorso, ha costretto gli organizzatori a far transitare gli escursionisti lungo l’unico percorso alternativo costituito dalla trafficatissima SS 126 (vedi mappa allegata) ai cui pericoli si è potuto ovviare grazie all’attenta assistenza dei Vigili Urbani del Comune di Iglesias.
In tal modo l’IGEA SPA, società “IN HOUSE” della Regione Sarda, costituita nel1998 (14 anni fa) per dare attuazione agli interventi di messa in sicurezza e di bonifica, è diventata il principale ostacolo per la fruizione e il riutilizzo delle aree minerarie dismesse.
Considerato che, per ammissione della stessa IGEA, il tratto di percorso interessato sarebbe ancora in condizioni di insicurezza c’è da chiedersi cosa ha fatto l’IGEA negli ultimi 14 anni durante i quali ha impiegato ingenti risorse pubbliche (quasi 250 milioni di euro – oltre 500 miliardi di lire) proprio per rendere nuovamente fruibili quei terreni attraverso la messa in sicurezza e la bonifica delle stesse aree.

A distanza di quasi 20 anni dalla fermata delle attività estrattive nella miniera di Monteponi e legittimo sapere se in quel tratto di territorio sono ancora da eseguire gli interventi di messa in sicurezza prescritti dalla Regione Sarda, oppure gli interventi effettuati non sono stati appropriati per raggiungere la loro finalità.
Di fronte a questa incredibile situazione che impedirebbe ancora di riutilizzare le aree minerarie dismesse per far nascere nuove attività sociali e produttive e alla luce della crisi devastante che sta colpendo il territorio interessato i cittadini hanno il diritto di sapere:

1. Come l’IGEA SPA ha impiegato le ingenti risorse pubbliche che le sono state assegnate dalla Regione negli ultimi 14 anni;
2. Se l’IGEA SPA ha impiegato le risorse pubbliche regionali per il perseguimento esclusivo delle sue finalità statutarie;
3. Quale efficacia hanno avuto gli interventi finora eseguiti dall’IGEA SPA;
4. Con quali criteri sono stati assegnati i fondi all’IGEA, prima e dopo che la stessa società venisse dichiarata IN HOUSE dalla Regione Sarda;
5. Chi ha controllato e collaudato e con quali risultati gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica effettuati dall’IGEA SPA negli ultimi 14 anni;
6. Per quale ragione si mantengono ancora in vita le onerose concessioni minerarie alle quali le società minerarie avevano rinunciato quasi 20 anni fa a conclusione delle loro attività estrattive.


Considerato che gli stessi interrogativi sono stati rivolti in precedenza alla società IGEA SPA e ai rappresentanti del suo azionista unico senza ottenere nessun risposta, la Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario si trova costretta, suo malgrado, a rivolgersi alle altre istituzioni competenti per capire come la società regionale, appositamente ed esclusivamente costituita per rendere riutilizzabili le aree minerarie dismesse, possa diventare il principale ostacolo per la loro fruizione.
Per questa ragione il presente comunicato vuole essere anche una specifica denuncia che la Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario presenterà nei prossimi giorni, alla Sezione Regionale della Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari e alla Commissione Concorrenza dell’Unione Europea.
A tale determinazione la Consulta delle Associazioni è giunta anche a seguito delle anomale situazioni riscontrate proprio nei pressi della miniera di Monteponi dove alcune opere di bonifica eseguite dall’IGEA negli ultimi anni (vedi foto allegate) appaiono di dubbia efficacia e comunque suscettibili di adeguate e approfondite verifiche che solo le istituzioni di controllo e di garanzia sopra elencate possono disporre per accertare il corretto e legittimo utilizzo delle risorse pubbliche regionali impiegate dall’IGEA SPA negli ultimi 14 anni.
Tutto ciò anche per impedire che il grande patrimonio costituito dalla società IGEA SPA e dal suo carico di risorse umane e professionale possa essere condotto sugli scogli del naufragio, portandola, magari con il silenzio-assenso dell’armatore, fuori dalla sua rotta originaria che è ancora tracciata obbligatoriamente nelle sue finalità statutarie e nel suo status giuridico di società IN HOUSE della Regione Sarda.

La Segreteria della Consulta
Iglesias, 19 gennaio 2013

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