...un'altra notte insonne, a leggere, a ricordare...un giorno nella biblioteca francescana c'erano dei doppioni in svendita e così mi sono portata a casa un saggio sull'amatissimo Dino Buzzati, il solo che con penellate da scrittore-pittore, anzi lui si definiva un pittore che scrive, dicevo, il solo che sia mai riuscito a descrivere le mie/sue Dolomiti entrando nelle pieghe della roccia...ho saltato qua e là nella lettura perchè, anche se il saggio è scritto bene, come tutti i saggi è un "seconda mano" non è la cosa vera come dire: "Ti descrivo in tutti i particolari come è un bacio"...ma un bacio è un'altra cosa, non è la descrizione dello stesso...
comunque il saggio mi ha fatto capire, attraverso citazioni di frasi di Buzzati, perchè da quando sono partita dal mio paesino dolomitico non ci sono poi più ritornata e perchè non riesco più a scrivere favole che, lassù, mi arrivavano una dopo l'altra...
vivo in un posto bellissimo, l'appartamento che qui affitto è quanto di meglio come posizione si possa sognare, già Santa Maria degli Angeli mi pare un ammasso di case e non ci riuscirei a vivere e ancora di meno in una città...io che ho vissuto a Londra...ma....manca il mistero.
Buzzati dice:
"Alla prima livida luce del giorno, cattedrali, torri, pinnacoli, guerrieri, re, madonne, sentinelle, frati incappucciati se ne stanno immobili e silenziosi...ma io so benissimo che durante la notte sono accadute molte strane cose. Che mai la scienza riesca a conoscerle e a capirle. Dio voglia che neppure ai superuomini...dell'anno tremila, le montagne debbano confidare il loro mistero..."
Mistero e nostalgia; mistero e inafferabilità che crea la nostalgia, perchè se ora ho nostalgia dei miei monti, anche allora, in tramonti gloriosi, la discesa dalle vette mi metteva in cuore la nostalgia e anche il mio paesino a 1500 m. mi pareva una città, bello ma definito, addomesticato...la montagna si era dischiusa ai miei passi, alle mie soste, al mio fantasticare durante tutto il giorno, mi aveva fatto sentire parte di lei ma, sulla via del ritorno, le ultime luci del tramonto chiudevano la porta, la montagna, era ora solo per sé stessa e per un mondo fatato da cui io ero esclusa. Un mondo che le mie favole mi facevano intravvedere, in una di loro ho scritto che era il ghiaione che me la raccontava in un'alba in cui "la porta" era ancora semi aperta, credo che a Buzzati sia accaduto lo stesso, poi, al tramonto, la nostalgia e quel senso di esclusione come di un inappagato amore.
Qui tutto è bellissimo ma la notte è solo notte, il buio può tutt'al più fare un pò di paura ma non racchiude il mistero, l'inafferabilità, la regalità inavvicinabile delle vette...
non so più scrivere favole...me le raccontavano le montagne, ed era vero, così dicevo ai bambini che venivano a casa mia a disegnare e mi aspettavano vedendomi tornare dai sentieri chiedendomi: "Ti hanno raccontato una favola oggi?!"
Non posso più tornare lassù...non scenderei più, chiederei alla montagna di prendermi, di farmi andare "oltre la porta"...allora cantavo con il magone una canzone appresa negli scouts, la cantavo con il magone scendendo a valle, alle spalle la porta si era chiusa, diceva:
Ah io vorrei tornare anche solo per un dì lassù nella valle alpina, lassù fra i verdi pascoli ed i rododentri in fior distendermi a terra e sognar,
portami Tu lassù Signor, dove meglio Ti veda, oh portami fra il verde dei Tuoi pascoli lassù, per non farmi scender mai più!
E' arrivata l'alba e, lassù, le montagne hanno riaperto la porta...un giorno tornerò per...non scender mai più!
lunedì 11 aprile 2011
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