PORTARE L’AMORE1
La sala nuziale, dove sono chiamati gli affamati e gli assetati dell’Assoluto, quelli che si fanno piccoli nella grande mano di Dio, è
Quando
Cosa sono le nostre separazioni tra giusti e peccatori, fedeli e infedeli, credenti e miscredenti, vicini e lontani, se non un prolungamento della nostra incapacità di veder in profondità la realtà dell’anima dell’uomo? Quante volte manca
Beato l’uomo che si fa piccolo nella grande mano di Dio (cfr.
Non è giusto dare un’interpretazione pietistica alle due parabole contenute nel testo evangelico di Lc 15, 1-10: la pecorella smarrita e il pastore che lascia le altre al sicuro per correre a salvare la prima in pencolo; la donna che dimentica ogni altro suo impegno per cercare la moneta preziosa perduta. Il punto focale di queste parabole è lo slancio che spinge il pastore e la donna alla ricerca; perché la mancanza della pecorella nell’ovile, e della moneta nello scrigno, costituisce un vuoto di tristezza nella felicità di chi è al riparo e nella gioia.
Lo Spirito di Dio crea una vita nuova nell’uomo, superiore e differente dai trasalimenti devozionali del cuore; vita nuova che è composta di nobile apertura d’animo, di amore vigilante, di prontezza nell’intervenire perché la gioia di ogni essere e di tutti gli esseri sia perfetta.
Vita nuova che è nell’atteggiamento di Cristo commensale dei peccatori e degli estromessi dalla legalità morale ufficiale; nell’ardore del pastore e della donna, preoccupati soltanto di ritrovare ciò che si era perduto; nella gioia più grande che gli angeli del cielo fanno quando uno smarrito ritorna.
La creatura umana che possiede la coscienza interiore santificata dalla vivente presenza dello Spinto, che è accesa dalla sua ardente fiamma, è penetrata da una sensibilità di purezza infinita che la rende protesa con amore e dedizione a tutte le manifestazioni dell’essere. A ogni creatura dona, silenziosamente e opportunamente, amore e dedizione.
Allora la solitudine è sospesa, la disperazione abolita, l’angoscia distrutta, gli erranti trovano la via del ritorno, e la gioia nel cielo e sulla terra erompe dal profondo. Cosi l’uomo vive l’ardore della vita divina che non tollera ne limitazione, ne sosta, nel suo cammino dal tutto, puro e incontaminato, della sua Realtà, alla più lontana e miserevole forma umana.
1 1 Giovanni Vannucci, in La vita senza fine, 1a ed. Centro studi ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) ed. CENS, Milano 1985; «Portare l’amore». 24a domenica del tempo ordinario - Anno C; Pag. 186-187.
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