ieri non trovavo niente da cammino...lo zaino qua, la boraccia là, troppo tempo che non facevo lo zaino...ma ora tutto è pronto e fra poco prendo il treno, sta sera saremo al Santuario di Montesenario, un gran bel posto dove già un'altra volta ho dormito, il cuore del mondo dei Servi di Maria. Sono contenta di sgambettare un pò insieme a degli amici, è tanto che non lo faccio.
Ripeto: per chi ha bisogno della Credenziale la può trovare direttamente alla Verna o, se non è urgente, aspettare il mio ritorno il 2 Aprile...ciao a tuttiiiiii!!!
giovedì 29 marzo 2012
mercoledì 28 marzo 2012
...il "puzzo di pesce" che ci avvolge...a tutti i livelli
questo messaggio mi è arivato poco fa dalla "Tavola della Pace" per favore fatelo girare! (Il favore lo facciamo a tutti noi cittadini di questa meravigliosa, Povera Italia!)
Oggi la Camera dei Deputati vota le mozioni sugli F-35
Il grande imbroglio
di Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Il grande imbroglio. L'Ammiraglio-Ministro tecnico della Difesa, Giampaolo Di Paola, ci sta lavorando incessantemente da parecchi mesi. E oggi, alla Camera dei Deputati, ha uno dei passaggi più delicati. Ad attenderlo ci sono ben otto mozioni sugli F-35 presentate da altrettanti gruppi e sottogruppi parlamentari. Ma andiamo con ordine. Il 14 febbraio l'Ammiraglio Di Paola ha annunciato un progetto di riorganizzazione dello strumento militare italiano che prevede tra l'altro la riduzione degli F-35 (da 131 a 90) e dei soldati (da 180 a 150.000). Dove sta l'imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un'altra. Altro che riduzione delle spese militari. Se venisse approvato il progetto del Ministro produrrebbe un vero e proprio aumento della spesa pubblica. Alla faccia di tutte le manovre rigoriste che stanno mettendo in ginocchio milioni di giovani e meno giovani, famiglie, associazioni, scuole, imprese, Enti Locali e Regioni. La prima parte dell'imbroglio sta nello scaricare una parte del personale e dei suoi costi sulle altre amministrazioni dello stato per poter spendere di più in armi. La seconda, e non meno grave, parte dell'imbroglio sta nel tentativo di modificare radicalmente il profilo delle nostre FFAA senza alcun mandato parlamentare. Il modello del Ministro non ha nulla a che vedere né con il dettato costituzionale né con le "missioni di pace" previste dalla Carta dell'Onu. E' un modello fortemente aggressivo imperniato sulle portaerei, sui cacciabombardieri e sulla capacità di partecipazione alle guerre ad alta intensità come quella che qualcuno sta progettando in Iran. Ma tutto ciò non si può e non si deve dire. Per questo il Ministro ha messo il veto sul progetto di "Istituzione di una Commissione parlamentare per l'elaborazione di un Libro bianco sulla difesa e sicurezza nazionale" proposto dal Partito Democratico in entrambi i rami del Parlamento. Per questo il Ministro non vuole che si parli di "nuovo modello di difesa" ma solo di "riorganizzazione dello strumento militare". Per questo il Ministro pretende che il parlamento si affretti ad approvare una "legge delega-in-bianco" che gli lasci il bilancio inalterato e la possibilità di fare quello che vuole. E' troppo chiedere che qualcuno intervenga? E' troppo invocare un po' di ragionevolezza? Può essere che per qualcuno il Parlamento possa costituire un intralcio, ma i parlamentari che ne pensano? Tra le otto mozioni che oggi saranno votate dai nostri deputati ce n'è una dell'IdV che dice di no agli F-35 e a tutto il resto, come la pensano tanti italiani. Ma ce n'è anche un'altra firmata da 22 deputati di diversi partiti (tra cui Pezzotta, Sarubbi, Carra, Giulietti, Castagnetti, Lucà, Bobba) che chiede al governo di "rinviare qualunque decisione relativa all'assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d'arma, sino al termine del processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano." Come a dire: non toglieteci anche la dignità. Prima discutiamo compiti e obiettivi delle nostre forze armate e poi decidiamo gli acquisti di cui abbiamo bisogno. E' troppo anche questo?
Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Articolo pubblicato da l'Unità mercoledì 28 marzo 2012
Oggi la Camera dei Deputati vota le mozioni sugli F-35
Il grande imbroglio
di Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Il grande imbroglio. L'Ammiraglio-Ministro tecnico della Difesa, Giampaolo Di Paola, ci sta lavorando incessantemente da parecchi mesi. E oggi, alla Camera dei Deputati, ha uno dei passaggi più delicati. Ad attenderlo ci sono ben otto mozioni sugli F-35 presentate da altrettanti gruppi e sottogruppi parlamentari. Ma andiamo con ordine. Il 14 febbraio l'Ammiraglio Di Paola ha annunciato un progetto di riorganizzazione dello strumento militare italiano che prevede tra l'altro la riduzione degli F-35 (da 131 a 90) e dei soldati (da 180 a 150.000). Dove sta l'imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un'altra. Altro che riduzione delle spese militari. Se venisse approvato il progetto del Ministro produrrebbe un vero e proprio aumento della spesa pubblica. Alla faccia di tutte le manovre rigoriste che stanno mettendo in ginocchio milioni di giovani e meno giovani, famiglie, associazioni, scuole, imprese, Enti Locali e Regioni. La prima parte dell'imbroglio sta nello scaricare una parte del personale e dei suoi costi sulle altre amministrazioni dello stato per poter spendere di più in armi. La seconda, e non meno grave, parte dell'imbroglio sta nel tentativo di modificare radicalmente il profilo delle nostre FFAA senza alcun mandato parlamentare. Il modello del Ministro non ha nulla a che vedere né con il dettato costituzionale né con le "missioni di pace" previste dalla Carta dell'Onu. E' un modello fortemente aggressivo imperniato sulle portaerei, sui cacciabombardieri e sulla capacità di partecipazione alle guerre ad alta intensità come quella che qualcuno sta progettando in Iran. Ma tutto ciò non si può e non si deve dire. Per questo il Ministro ha messo il veto sul progetto di "Istituzione di una Commissione parlamentare per l'elaborazione di un Libro bianco sulla difesa e sicurezza nazionale" proposto dal Partito Democratico in entrambi i rami del Parlamento. Per questo il Ministro non vuole che si parli di "nuovo modello di difesa" ma solo di "riorganizzazione dello strumento militare". Per questo il Ministro pretende che il parlamento si affretti ad approvare una "legge delega-in-bianco" che gli lasci il bilancio inalterato e la possibilità di fare quello che vuole. E' troppo chiedere che qualcuno intervenga? E' troppo invocare un po' di ragionevolezza? Può essere che per qualcuno il Parlamento possa costituire un intralcio, ma i parlamentari che ne pensano? Tra le otto mozioni che oggi saranno votate dai nostri deputati ce n'è una dell'IdV che dice di no agli F-35 e a tutto il resto, come la pensano tanti italiani. Ma ce n'è anche un'altra firmata da 22 deputati di diversi partiti (tra cui Pezzotta, Sarubbi, Carra, Giulietti, Castagnetti, Lucà, Bobba) che chiede al governo di "rinviare qualunque decisione relativa all'assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d'arma, sino al termine del processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano." Come a dire: non toglieteci anche la dignità. Prima discutiamo compiti e obiettivi delle nostre forze armate e poi decidiamo gli acquisti di cui abbiamo bisogno. E' troppo anche questo?
Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Articolo pubblicato da l'Unità mercoledì 28 marzo 2012
...il vento spira...
e arrivano belle telefonate e gli incontri sono molto buoni....è girato il vento, credo, come nel bellissimo film "Chocolat"...una sola notizia stramba, in mezzo ad un'infinità che gli inglesi chiamerebbero "fishy" ovvero che puzzano di...robe strane, è quella per cui io stessi facendo una "battaglia" per Cerbaiolo perchè vorrei andarci io, perchè vorrei appropriarmene...i napoletani dicono: "I ladri vedono solo le tasche della gente" che sta per: quando si è ladri si pensa che tutti lo siano. Tengo a precisare, e lo avrei fatto con la generale della congregazione se mi avesse voluto incontrare, che non ho il benchè minimo interesse personale su Cerbaiolo e che me ne sto qui ad Assisi perchè conto di riaprire qui un nuovo ostello molto più importante della "Perfetta Letizia" libero, senza nessuno che te lo possa chiudere per interessi pure questi "fishy", libero, laico e spirituale, aperto e non di parte, di nessuna parte. Per cui il mio interessamento a Cerbiaolo è perchè voglio salvare un luogo che è stato dall'VIII secolo un faro di spiritualità, dove di certo i Benedettini accoglievano, sono stati nel medioevo i campioni dell'accoglienza, dove di sicuro San Francesco passava ed era accolto, dove Sant'Antonio visse, luogo dell'accoglienza ai tempi nostri dove chiunque era accolto e che ha "salvato" l'anima di tanta gente per merito di Chiara che è là nel cimiterino a rivoltarsi nella tomba. Dove Chiara voleva i pellegrini (e questa non è un'idea mia, tantissime sono le testimonianze), luogo patrimonio culturale e spirituale dell'Alta Val Tiberina che non può ridursi a come è ora e come lo vorrebbero trasformare. ATTENZIONE "Il diavolo fa le pentole e non i coperchi" (oggi sono in vena di proverbi) e...qualche pentola si sta scoperchiando. I Francecani tutti, se sono veramente Francescani, sono custodi dei luoghi francescani non proprietari e devono mantenere lo spirito di Francesco che accoglieva anche negli eremi (leggi la regola su gli eremi scritta da lui...basta aprire le Fonti Francescane e leggere, o no?)...se no non sono Francescani...non vi è alternativa a questo e per chi pensa che vi sia un'altrenativa...beh sarebbe meglio che si desse a sesso, droga e rock and roll, sarebbe più profondamente onesto e spirituale, francescano.
Detto tutto ciò...vado a spedire una quantità di credenziali...dopo che ho lottato con una connessione internet sempre più debole che mi fa spendere ore per poter leggere anche solo gli emails...ciaoooo
ps...è così debole che non mi riesce di mettere nessuna foto...amen
Detto tutto ciò...vado a spedire una quantità di credenziali...dopo che ho lottato con una connessione internet sempre più debole che mi fa spendere ore per poter leggere anche solo gli emails...ciaoooo
ps...è così debole che non mi riesce di mettere nessuna foto...amen
martedì 27 marzo 2012
.il vento pare di nuovo soffiare...
...ma anche per le notizie belle non posso dirvi niente, tutto secretato perchè le strategie non si scoprano..."mannaggia ma che è la CIA?" Direte voi..no non lo è ma non posso dire nulla comunque ma qualche cosa si muove e, se è vero quello che dice l'autrice di "Un angelo fra i capelli" che oltre all'angelo custode noi tutti ne abbiamo tanti altri che non aspettano altro che mettersi al servizio delle cose buone e belle,...beh in Aprile vi chiederò di "inviarne" uno dei tanti vostri qui perchè ne ho bisogno di una folla perchè una cosa bella possa accadere.
Intanto Giovedì cambio aria, e per 5/6 giorni non toccherò un computer (mi ci voleva) vado a camminare da Monte Senario a Siena con amici "Servi di Maria" una sorta di cammino nei luoghi di Giovanni Vannucci...e si vedrà se sono un blob di Botero o le mie gambe troccoli funzionano. Per cui chi avesse bisogno della credenziali urgentemente mi scriva entro oggi se no, alla Verna ne ho spedito un pacco e se non ancora...ciccia. Se ne riparla dopo il 2 aprile...ora corro a Perugia per un'altra cosa ...secretata un abbraccio dalla vostra Matha Ari
Intanto Giovedì cambio aria, e per 5/6 giorni non toccherò un computer (mi ci voleva) vado a camminare da Monte Senario a Siena con amici "Servi di Maria" una sorta di cammino nei luoghi di Giovanni Vannucci...e si vedrà se sono un blob di Botero o le mie gambe troccoli funzionano. Per cui chi avesse bisogno della credenziali urgentemente mi scriva entro oggi se no, alla Verna ne ho spedito un pacco e se non ancora...ciccia. Se ne riparla dopo il 2 aprile...ora corro a Perugia per un'altra cosa ...secretata un abbraccio dalla vostra Matha Ari
lunedì 26 marzo 2012
...le forze contrapposte...
oggi per recuperare le credenziali, tutti i grossi pacchi che ancora erano a casa di Patrizia sono corsa a Città di Castello, da don Achille, dove i pacchi mi attendevano ed è stata una buona "scusa" per di nuovo parlare con lui e per poi incontrare un'altra persona che conoscevo tanto tempo fa e con cui abbiamo un luogo in comune...il tutto in una strategia di cui non posso ancora parlarvi per non inficiarla. Bellissimi incontri tutti vissuti con il mal di testa che mi opprime da giorni e che non so se imputare al cambio di stagione o a...di più. Al ritorno, in macchina, una ridda di pensieri facevano ressa fra cui quello su questo mio blog e i miei posts "depressi" credo che vi debba una spiegazione...che spiegazione non è ma solo una constatazione di come "questo tempo difficile" mi colpisca, a volte mi faccia vacillare e che, di certo, mi dilania...la constatazione che, in tutto, questo è un tempo: "dove si deve tener duro" ma che è certo un tempo di lotta fra il bene e il male in cui il male, che gli mettiate in testa i cornini o no, fa di tutto per attaccare tutto ciò che di bello e buono esiste. Allora la domanda che mi faccio, che mi facevo guidando quasi in trance, con il pilota automatico, come dico io, era ed è: "Sono semplicemente depressa o sento in me tutte queste forze che strappano a destra e a sinistra, in alto e in basso?!" Credo proprio che sia quest'ultima opzione quella vera perchè, anche se mantengo la mia postazione (Scott Peck direbbe che per parlare di pace si devono usare termini di guerra) questa lotta modello "Apocalisse" fra draghi a tante teste e Michele con la spada in mano" la sento, la vivo nelle mie "piccole battaglie" che poi piccole non sono, sono io che sono piccola, con forze e poteri che paiono sempre più grandi....oggi è un giorno caldo, troppo caldo per marzo, gli alberi sono tutti fioriti e nel cortile sotto casa mia i bambini giocano a palla e si sente il tonfo del pallone e i loro richiami e tutto pare come sempre...come sempre da sempre...e il "Bene e il Male" sono sempre lì attorno a battagliare e oggi, in vista d'Assisi, pensavo a Francesco e alla sua fuga alla Verna, disperata, disillusa, con pochi amici fidati...e i "trombettieri come me" soffiano nelle loro trombe di latta, e Francesco soffiava nella sua prima di essere ridotto ad una statuina, ad un santino circondato da stucchevoli uccellini, innocuo, castrato, ridotto nei ranghi...Ieri notte non dormivo (veh che strano) e ho finito di leggere "Un angelo fra i capelli" e, verso la fine, Michele, sì "il nostro" Arcangelo, detta all'autrice una preghiera di guarigione...guarigione che non è solo dalla malattia fisica...è di guarigione di tutto...la trascrivo qui...mi sa che me la trascriverò e incollerò di fianco al mio Michele di cera che una cara pellegrina, quando l'ostello fu chiuso, mi regalò...strana "statuina candela" che è fatta di cera d'api e che, da due anni, a volte manda un grande profumo che riempie la stanza...non sempre...di seguito incollo qualche cosa che pare in contrasto...e che non lo è, è un articolo di Alex Zanitelli che ho preso dall'ottimo sito il dialogo...sito per chi "non vuole avere la pace dello struzzo con la testa sotto la sabbia e continua soffiare nella tromba ammaccata fino all'ultimo respro, magari con il mal di testa per lo sforzo"...stanno insieme...il Bene e il Male...che strappano e fanno venire il mal di testa, in un giorno di sole...uguale a tanti altri in cui dei bimbi giocano a palla...
Preghiera dei tuoi Angeli della Guarigione
che Michele, il tuo arcangelo, ti porta da parte di Dio.
Oh Angeli della Guarigione,
Oh tu, Schiera Celeste,
riversate su di me,
e su tutte le persone che amo,
la luce delle vostre mani che portano la Guarigione,
Oh Angeli della Guarigione,
fate che io senta su di me la vostra fulgida luce.
Permetterò alla vostra Guarigione di cominciare
il suo percorso,
qualunque esso sia, secondo la volontà di Dio.
Amen.
APPELLO ALLE COMUNITA’ CRISTIANE
LA DITTATURA DELLA FINANZA : ABBIAMO TRADITO IL VANGELO?
di Alex Zanotelli
In questo periodo quaresimale sento l’urgenza di condividere con voi una riflessione sulla ‘tempesta finanziaria’ che sta scuotendo l’Europa , rimettendo tutto in discussione :diritti, democrazia, lavoro….In più arricchendo sempre di più pochi a scapito dei molti impoveriti.Una tempesta che rivela finalmente il vero volto del nostro Sistema: la dittatura della finanza.
L’Europa come l’Italia è prigioniera di banche e banchieri. E’ il trionfo della finanza o meglio del Finanzcapitalismo come Luciano Gallino lo definisce :“Il finanzcapitalismo è una mega-macchina ,che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia del maggior numero di esseri umani sia degli eco-sistemi.”
Estrarre valore è la parola chiave del Finanzcapitalismo che si contrappone al produrre valore del capitalismo industriale, che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. E’ un cambiamento radicale del Sistema!
Il cuore del nuovo Sistema è il Denaro che produce Denaro e poi ancora Denaro.Un Sistema basato sull’azzardo morale, sull’irresponsabilità del capitale , sul debito che genera debito.E’ la cosidetta “Finanza creativa” , con i suoi ‘pacchetti tossici’ dai nomi più strani(sub-prime, derivati,futuri, hedge-funds…) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il PIL mondiale si aggira sui sessantamila miliardi di dollari. Un abisso separa quei due mondi:il reale e lo speculativo. La finanza non corrisponde più all’economia reale. E’ la finanziarizzazione dell’economia.
Per di più le operazioni finanziarie sono ormai compiute non da esseri umani, ma da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati. Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi, senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15.000 miliardi di dollari l’anno. Il mercato delle valute ha superato i 4.000 miliardi al giorno: circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari che in un anno nell’economia reale. E’ come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione.
Penso che tutto questo cozza radicalmente con la tradizione delle scritture ebraiche radicalizzate da Gesù di Nazareth.Un insegnamento, quello di Gesù, che ,uno dei nostri migliori moralisti,don Enrico Chiavacci, nel suo volume Teologia morale e vita economica , riassume in due comandamenti, validi per ogni discepolo:” Cerca di non arricchirti “ e “Se hai, hai per condividere.”
Da questi due comandamenti , Chiavacci ricava due divieti etici: “divieto di ogni attività economica di tipo eslusivamente speculativo” come giocare in borsa con la variante della speculazione valutaria e ” divieto di contratto aleatorio”.Questo ultimo ,Chiavacci lo spiega così :” Ogni forma di azzardo e di rischio di una somma, con il solo scopo di vederla ritornare moltiplicata, senza che ciò implichi attività lavorativa, è pura ricerca di ricchezza ulteriore.” Ne consegue che la filiera del gioco, dal ‘gratta e vinci’ al casinò ,è immorale.
Tutto questo , sostiene sempre Chiavacci ,“ cozza contro tutta la cultura occidentale che è basata sull’avere di più. Nella cultura occidentale la struttura economica è tale che la ricchezza genera ricchezza”.
Noi cristiani d’Occidente dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto di questo insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario. Forse ha ragione il gesuita p.John Haughey quando afferma :”Noi occidentali leggiamo il vangelo come se non avessimo soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo.” Dobbiamo ammettere che come chiese abbiamo tradito il Vangelo , dimenticando la radicalità dell’insegnamento di Gesù :parole come ” Dio o Mammona,”o il comando al ricco:”Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.
In un contesto storico come il nostro, dove Mammona è diventato il dio-mercato, le chiese, eredi di una parola forte di Gesù, devono iniziare a proclamarla senza paura e senza sconti nelle assemblee liturgiche come sulla pubblica piazza.
L’attuale crisi finanziaria “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala-così afferma il recente Documento del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace( Per una riforma del Sistema finanziario e monetario internazionale). Nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come ‘homo homini lupus’ ”.
Per questo è necessario passare, da parte delle comunità cristiane, dalle parole ai fatti, alle scelte concrete, alla prassi quotidiana:”Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’ entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”.(Matteo, 7,21)
Come Chiese,dobbiamo prima di tutto chiedere perdono per aver tradito il messaggio di Gesù in campo economico-finanziario, partecipando a questa bolla speculativa finanziaria( il grande Casinò mondiale).
Ma pentirsi non è sufficiente, dobbiamo cambiare rotta, sia a livello istituzionale che personale.
A livello istituzionale(diocesi e parrocchie):
-promuovendo commissioni etiche per vigilare sulle operazioni bancarie ;
-invitando tutti al dovere morale di pagare le tasse;
-ritirando i propri soldi da tutte le banche commerciali dedite a fare profitto sui mercati internazionali;
-investendo i propri soldi in attività di utilità sociale e ambientale, rifiutandosi di fare soldi con i soldi ;
- collocando invece i propri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo;
-privilegiando la Banca Etica, le MAG (Mutue auto-gestione) o le cooperative finanziarie.
-rifiutando le donazioni che provengono da speculazioni finanziarie, soprattutto sul cibo, come ha detto recentemente Benedetto XVI nel suo discorso alla FAO.
A livello personale ogni cristiano ha il dovere morale di controllare:
-in quale banca ha depositato i propri risparmi;
-se è una” banca armata”, cioè investe soldi in armi;
-se partecipa al grande casinò della speculazione finanziaria;
-se ha filiali in qualche paradiso fiscale;
-se ottiene i profitti da ‘derivati’ o altri ‘pacchetti tossici’.
“Le banche ,che dopo aver distrutto la nostra economia, sono tornate a fare affari- scrive il pastore americano Jim Wallis- devono ricevere un chiaro messaggio che noi troviamo la loro condotta inaccettabile.Rimuovere i nostri soldi può fare loro capire quel messaggio.”
Ha ragione don Enrico Chiavacci ad affermare:”Questa logica dell’avere di più e della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso le mille piccole scelte ,frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie, non potranno mai nascere dal nulla:occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio cristiano portò all’abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di strutture. Il dovere di testimonianza, per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento,è urgente.”
Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!
Alex Zanotelli
Napoli,22 marzo 2012
LA DITTATURA DELLA FINANZA : ABBIAMO TRADITO IL VANGELO?
di Alex Zanotelli
In questo periodo quaresimale sento l’urgenza di condividere con voi una riflessione sulla ‘tempesta finanziaria’ che sta scuotendo l’Europa , rimettendo tutto in discussione :diritti, democrazia, lavoro….In più arricchendo sempre di più pochi a scapito dei molti impoveriti.Una tempesta che rivela finalmente il vero volto del nostro Sistema: la dittatura della finanza.
L’Europa come l’Italia è prigioniera di banche e banchieri. E’ il trionfo della finanza o meglio del Finanzcapitalismo come Luciano Gallino lo definisce :“Il finanzcapitalismo è una mega-macchina ,che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia del maggior numero di esseri umani sia degli eco-sistemi.”
Estrarre valore è la parola chiave del Finanzcapitalismo che si contrappone al produrre valore del capitalismo industriale, che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. E’ un cambiamento radicale del Sistema!
Il cuore del nuovo Sistema è il Denaro che produce Denaro e poi ancora Denaro.Un Sistema basato sull’azzardo morale, sull’irresponsabilità del capitale , sul debito che genera debito.E’ la cosidetta “Finanza creativa” , con i suoi ‘pacchetti tossici’ dai nomi più strani(sub-prime, derivati,futuri, hedge-funds…) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il PIL mondiale si aggira sui sessantamila miliardi di dollari. Un abisso separa quei due mondi:il reale e lo speculativo. La finanza non corrisponde più all’economia reale. E’ la finanziarizzazione dell’economia.
Per di più le operazioni finanziarie sono ormai compiute non da esseri umani, ma da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati. Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi, senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15.000 miliardi di dollari l’anno. Il mercato delle valute ha superato i 4.000 miliardi al giorno: circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari che in un anno nell’economia reale. E’ come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione.
Penso che tutto questo cozza radicalmente con la tradizione delle scritture ebraiche radicalizzate da Gesù di Nazareth.Un insegnamento, quello di Gesù, che ,uno dei nostri migliori moralisti,don Enrico Chiavacci, nel suo volume Teologia morale e vita economica , riassume in due comandamenti, validi per ogni discepolo:” Cerca di non arricchirti “ e “Se hai, hai per condividere.”
Da questi due comandamenti , Chiavacci ricava due divieti etici: “divieto di ogni attività economica di tipo eslusivamente speculativo” come giocare in borsa con la variante della speculazione valutaria e ” divieto di contratto aleatorio”.Questo ultimo ,Chiavacci lo spiega così :” Ogni forma di azzardo e di rischio di una somma, con il solo scopo di vederla ritornare moltiplicata, senza che ciò implichi attività lavorativa, è pura ricerca di ricchezza ulteriore.” Ne consegue che la filiera del gioco, dal ‘gratta e vinci’ al casinò ,è immorale.
Tutto questo , sostiene sempre Chiavacci ,“ cozza contro tutta la cultura occidentale che è basata sull’avere di più. Nella cultura occidentale la struttura economica è tale che la ricchezza genera ricchezza”.
Noi cristiani d’Occidente dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto di questo insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario. Forse ha ragione il gesuita p.John Haughey quando afferma :”Noi occidentali leggiamo il vangelo come se non avessimo soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo.” Dobbiamo ammettere che come chiese abbiamo tradito il Vangelo , dimenticando la radicalità dell’insegnamento di Gesù :parole come ” Dio o Mammona,”o il comando al ricco:”Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.
In un contesto storico come il nostro, dove Mammona è diventato il dio-mercato, le chiese, eredi di una parola forte di Gesù, devono iniziare a proclamarla senza paura e senza sconti nelle assemblee liturgiche come sulla pubblica piazza.
L’attuale crisi finanziaria “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala-così afferma il recente Documento del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace( Per una riforma del Sistema finanziario e monetario internazionale). Nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come ‘homo homini lupus’ ”.
Per questo è necessario passare, da parte delle comunità cristiane, dalle parole ai fatti, alle scelte concrete, alla prassi quotidiana:”Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’ entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”.(Matteo, 7,21)
Come Chiese,dobbiamo prima di tutto chiedere perdono per aver tradito il messaggio di Gesù in campo economico-finanziario, partecipando a questa bolla speculativa finanziaria( il grande Casinò mondiale).
Ma pentirsi non è sufficiente, dobbiamo cambiare rotta, sia a livello istituzionale che personale.
A livello istituzionale(diocesi e parrocchie):
-promuovendo commissioni etiche per vigilare sulle operazioni bancarie ;
-invitando tutti al dovere morale di pagare le tasse;
-ritirando i propri soldi da tutte le banche commerciali dedite a fare profitto sui mercati internazionali;
-investendo i propri soldi in attività di utilità sociale e ambientale, rifiutandosi di fare soldi con i soldi ;
- collocando invece i propri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo;
-privilegiando la Banca Etica, le MAG (Mutue auto-gestione) o le cooperative finanziarie.
-rifiutando le donazioni che provengono da speculazioni finanziarie, soprattutto sul cibo, come ha detto recentemente Benedetto XVI nel suo discorso alla FAO.
A livello personale ogni cristiano ha il dovere morale di controllare:
-in quale banca ha depositato i propri risparmi;
-se è una” banca armata”, cioè investe soldi in armi;
-se partecipa al grande casinò della speculazione finanziaria;
-se ha filiali in qualche paradiso fiscale;
-se ottiene i profitti da ‘derivati’ o altri ‘pacchetti tossici’.
“Le banche ,che dopo aver distrutto la nostra economia, sono tornate a fare affari- scrive il pastore americano Jim Wallis- devono ricevere un chiaro messaggio che noi troviamo la loro condotta inaccettabile.Rimuovere i nostri soldi può fare loro capire quel messaggio.”
Ha ragione don Enrico Chiavacci ad affermare:”Questa logica dell’avere di più e della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso le mille piccole scelte ,frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie, non potranno mai nascere dal nulla:occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio cristiano portò all’abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di strutture. Il dovere di testimonianza, per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento,è urgente.”
Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!
Alex Zanotelli
Napoli,22 marzo 2012
domenica 25 marzo 2012
un giretto sul Subasio
Oggi mi è venuto a trovare Francesco, il fidanzato di Sabine, la psicologa tedesca pellegrina da cui è nata l'idea della mia traduzione del libro. Di ritorno da Bali dove hanno insieme ad altri un centro di spiritualità dove si mette in pratica il "Fare comunità" così ben tracciato da Scott Peck. Mi ci voleva, siamo andati a mangiare nel ristorantino "Gli eremi" dove si mangia bene, a buon prezzo e in una atmosfera molto familiare e poi siamo andati sul Subasio che era come nella foto che ho trovato in internet, avvolto da una luce calliginosa.
Mi ci voleva perchè abbiamo parlato di tante belle cose e gli ho pure raccontato tutti i fatti dalla chiusura dell'ostello in poi. Bello perchè il tutto era avvolto da una "positività a due" che ho pure io, che mi ha fatto arrivare fin qui ma che è bello poter condividere e confrontare. "Tempo di tener duro" diceva lui, e sono d'accordo anche se il percorso che ora pare in salita, non è facile, o forse non è facile un' "attesa attiva" dove non ci si ferma anche se tanto ti direbbe di fermarti...come rispondevo a Nicoletta nel post precedente "per fare il trombettiere uno ha anche bisogno di un esercito dietro," a volte, basta incontrare qualcun'altro che porta avanti cose parallele e sulla stessa linea. Mentre scrivo, mi è arrivata una telefonata di un gruppo di pellegrini appena arrivati ad Assisi che mi hanno invitato a cena con loro, bello! Altri discorsi pellegrini...in fondo quello che mi manca, (ve che strano) è l'ostello e i suoi incroci magici...vado a prepararmi, mi ero già messa vestita per casa! Ciaooo
sabato 24 marzo 2012
...la torre antica...
risveglio..anzi poco dopo, burrascoso...per la torre...Fuori casa "mia" dove sono in affitto, c'è una torre del 1500, pare che fosse una torre di avvistamento collegata, immagino via fuochi, con la Rocca Maggiore di Assisi...bella ma bisognosa di restauri e, capisco i problemi dei proprietari nell'avere nella proprietà un bene storico non loro...problema: la torre potrebbe essere pericolosa per noi che ci abitiamo di fianco, per chi arriva qui...chi se ne occupa? Insomma oggi uno dei proprietari della casa è arrivato con degli operai e un camion con elevatore per "controllare e..buttar giù pietre
..." E così la mia mattina è iniziata con telefonate ...alla Polizia, ai Vigili, perchè no si possono buttar giù pietre così, perchè l'Italia la stiamo smantellando tutta così, di nascosto, per rimediare, alla carlona, senza permessi...e così mentre, chiusa fuori casa telefonavo in giro, la rabbia del proprietario e degli operai saliva...fuori casa perchè mi sono chiusa fuori casa...il vicino mi diceva: "Sta attenta ti sale la pressione..." I vigili a dirmi: "La sopraintendenza non ha soldi..." E tutti ce l'avevano con me, i vigili sono venuti, almeno quello, e si è parlato tutti quanti di che si deve fare o non fare... L'aria si è "rasserenata" come? Con me che mi sono presa l'impegno di farmi carico di andare in Regione, alla Sopraintendenza...insomma "per salvare capre e cavoli" ovvero "La nostra incolumità e la torre" ci devo pensare io...e ti pareva?! Sono stanca, veramente stanca di fare "l'ariete" quella che deve fare le battaglie per: il Cammino contro gli attacchi alla sua integrità, per Cerbaiolo, per la torre...ma non ho scelta...è per coerenza...in un mondo tutto fatto di chi se la defila...Così, oggi, mi sono messa a pulir casa con Dalla a tutto volume...perchè lui mi consolasse, perchè a me questo mondo non piace più e vorrei andarmene magari come ha fatto lui...un botto del cuore e via...per tornare a casa.
..." E così la mia mattina è iniziata con telefonate ...alla Polizia, ai Vigili, perchè no si possono buttar giù pietre così, perchè l'Italia la stiamo smantellando tutta così, di nascosto, per rimediare, alla carlona, senza permessi...e così mentre, chiusa fuori casa telefonavo in giro, la rabbia del proprietario e degli operai saliva...fuori casa perchè mi sono chiusa fuori casa...il vicino mi diceva: "Sta attenta ti sale la pressione..." I vigili a dirmi: "La sopraintendenza non ha soldi..." E tutti ce l'avevano con me, i vigili sono venuti, almeno quello, e si è parlato tutti quanti di che si deve fare o non fare... L'aria si è "rasserenata" come? Con me che mi sono presa l'impegno di farmi carico di andare in Regione, alla Sopraintendenza...insomma "per salvare capre e cavoli" ovvero "La nostra incolumità e la torre" ci devo pensare io...e ti pareva?! Sono stanca, veramente stanca di fare "l'ariete" quella che deve fare le battaglie per: il Cammino contro gli attacchi alla sua integrità, per Cerbaiolo, per la torre...ma non ho scelta...è per coerenza...in un mondo tutto fatto di chi se la defila...Così, oggi, mi sono messa a pulir casa con Dalla a tutto volume...perchè lui mi consolasse, perchè a me questo mondo non piace più e vorrei andarmene magari come ha fatto lui...un botto del cuore e via...per tornare a casa.
Se qualcuno di voi che mi legge fosse per caso della Sovraintendenza ai Beni Culturali...potrebbe dirmi come mi devo muovere? In attesa del "botto" continuo a muovermi, ovviamente, ma sono stanca di fare tutto da sola...e il "botto" è la cosa che mi piacrebbe di più...ciao a tutti...ah ho preso 30 gocce di biancospino e valeriana...dice che fa scendere la pressione...mah
venerdì 23 marzo 2012
Oreste in cammino...con le ali
Il caro amico Oreste che guiderà il "Cammino meditativo con le ali"...in realtà se lo sta facendo in anteprima, attaccando pure stickers con la scritta "Con le ali ai piedi" e, bel bello, arriverà per questo tratto fino a Raiano. Sta mattina l'ho "beccato" seduto a caffè ad Ovindoli sulla tappa Rocca di Mezzo- Celano ed era tutto contento specialmente per la tappa: "faticosa ma stupenda" così mi ha detto, di ieri: Santo Spirito d'Ocre- Rocca di Mezzo.
Sta sera se ne ritorna a dormire (in bus ovviamente) a Rocca di Mezzo per poi prendere il bus per Celano domani e fare una delle mie tappe favorite: Celano- Castelvecchio Subequo, quella che chiamo la "tappa mistica" per i grandi silenzi dell'altipiano del Baullo...insomma GRAZIE ORESTE PER TUTTA LA TUA DEDIZIONE AL CAMMINO! E a presto amico caro, BUON CAMMINOOOOO!
una sorpresa notturna...
Prima di andare a letto, di solito, do un'ultima occhiata a internet e guardate che ci ho trovato sta notte?! Luca Giannotti del "Camminare lento" mi ha spedito questa mini intervista fatta alla stazione di Berceto al festival del camminare qualche anno fa dove parlammo assieme del camminare Riccardo Carnovalini ed io e tanti altri....mannaggia si vede che è passato del tempo! Parlo della Terra Santa per cui è stato nell'estate del 2008, quattro anni fa...e sono invecchiata da allora! Beh a parte queste constatazioni da "specchio" poco divertente, la trovo carina montata così, Luca l'ha messa anche sul sito del "Festival del camminare" di Bolzano, http://www.festivalcamminare.bz.it/blog
beh allora grazie ancora e pubblicamente Luca!
giovedì 22 marzo 2012
la Vulnerabilità...
premettendo, per coloro che sono in trepida attesa su come "mi sono alzata" sta mattina (noi egocentrici pensiamo sempre che il mondo giri attorno a noi!) i muscoli non fanno male e nemmeno il legamenti...whaooo vuoi vedere che non sono proprio un pezzo (grosso) di legno?!
Oggi sto "limando" la traduzione e, come è già successo in precedenza...e che poi quando dovesse uscire il libro vi farà, spero, venir voglia di comperarlo, dicevo, come in precedenza ve ne regalo un assaggio...sperando di non averlo già fatto (Dio ho la testa che non trattiene niente! La prossima vita oltre alle gambe lunghe vorrei un pochino di memoria!) comunque sia questo stralcio sull'essere vulnerabili è molto bello per cui....buona lettura!
"...Abbiamo definito “la vacuità, il vuoto” come “apertura all’Altro” – sia che questa sia un apertura ad un’idea inusuale, ad un forestiero o a Dio – Ma che accade se l’Altro è pericoloso? Che accade se la nuova idea è sbagliata, se il forestiero è un assassino, se la voce dell’Altro è quella del diavolo? Non è che ne saremo feriti?
Sì, certo, l’apertura richiede di essere vulnerabili, di possedere l’abilità, e persino la volontà di essere feriti. Ma non è una cosa del tipo “o bianco o nero” e non è così semplice. Prima di tutto la parola “ferito” è in sé stessa ambigua, e può significare sia essere “danneggiati” che “provare dolore.” A volte traccio una distinzione chiedendo se qualcuno nel mio uditorio è abbastanza vulnerabile da offrirsi volontario per un esperimento sconosciuto e doloroso. E c’è sempre qualcuno coraggioso che ci sta, quello che poi faccio e dargli un pizzicotto abbastanza forte sul braccio e poi gli chiedo: “Ti ha fatto male?” e la mia vittima, massaggiandosi il braccio, risponde a fatica sì. “Ti ha danneggiato?” Proseguo ad indagare. E la mia vittima, dopo averci pensato qualche secondo, risponde: “Di certo mi ha fatto male, ma non posso dire che mi ha danneggiato.” Il punto è che se tu mettessi volontariamente il braccio in un macchinario che te lo potrebbe stritolare tu saresti un grande idiota, ne rimarresti danneggiato per sempre. Ma se cerchi di vivere la tua vita senza mai essere ferito, non saresti in grado assolutamente di vivere, forse fatta eccezione nel caso che vivessi in una cella imbottita.
Anche la parola “vulnerabilità” è ambigua perché non fa distinzione fra l’essere feriti fisicamente o emozionalmente. Non è semplicemente, come accadeva da bambini, che non avremmo potuto arrampicarci su un albero senza rischiare di sbucciarci le ginocchia; si sta parlando di un dolore emozionale. Non vi è modo che noi possiamo vivere una vita ricca a meno che non accondiscendiamo a soffrire ripetutamente, a sperimentare: la depressione e la disperazione, la paura e l’ansietà, il dolore e la tristezza, la rabbia e l’agonia del perdonare, la confusione e il dubbio, la critica e l’essere rigettati. Una vita che non conosca questi sconvolgimenti sarà non solo inutile per noi stessi, ma anche per gli altri. Non possiamo guarire se non possediamo la volontà di essere feriti.
Prima di uno degli esorcismi in cui fui coinvolto, ebbi il compito di discernere se un uomo che era interessato a fare parte del gruppo che conduceva la cura potesse esservi ammesso. Ero abbastanza indeciso su di lui da lasciare che lui stesso decidesse e così gli dissi: “sei il benvenuto nel gruppo” ma poi aggiunsi “sempre che tu venga con amore, e per amore intendo dire che se ci dovesse essere un conflitto fra la guarigione del paziente e la tua auto protezione, il tuo proteggere te stesso deve andarsene.” Lui decise, credo saggiamente, di non partecipare.
Se Gesù, il guaritore, ci ha insegnato qualcosa, è l’averci insegnato che la via della salvezza passa attraverso la vulnerabilità. E fu così che quando era in vita si mosse, vulnerabile, fra: i Romani, gli esattori delle tasse e altre figure fuori dagli schemi, incluse le donne nella sua cultura sessista, fra i fuori casta e gli stranieri, i Cananei e i Samaritani, fra i malati, gli indemoniati, i lebbrosi e gli infetti. E quando il tempo arrivò perché Lui morisse, sottomise sé stesso vulnerabilmente alle ferite mortali del potere ben consolidato del suo tempo. Questa è la ragione per cui Dorothee Solle parla di Gesù come del “disarmo unilaterale di Dio”1
La buona teologia produce la buona psicologia. Se la teologia è buona, è buona perché è vera; e se è vera, funziona a lungo termine se non a breve. Perciò, che succede quando noi ci rendiamo vulnerabili rispetto ad un’altra persona? Che succede quando dico: “Ho scritto un libro tutto sulla disciplina e non possiedo nemmeno l’auto disciplina che mi permetta di smettere di fumare. A volte penso di essere un ipocrita, proprio un fasullo. A volte penso di non essere neppure io sulla giusta strada. A volte non mi sembra nemmeno di sapere dove sono. Mi sento perduto, impaurito e stanco. Anche se ho solo cinquant’anni, a volte sono veramente stanco e solo. Mi aiutereste?” L’effetto su gli altri di questo genere di vulnerabilità è quasi invariabilmente disarmante. E la loro risposta molto probabilmente sarà: “Hai proprio l’aria di una persona autentica. Anch’io sono stanco, impaurito e mi sento solo. Certo che ti aiuterò in qualsiasi modo io possa.”
Ma che succede quando ci comportiamo come se fossimo invulnerabili? Quando ci barrichiamo dietro difese psicologiche e facciamo finta di essere dei gran fighi che hanno tutto sotto controllo, dei rozzi individualisti che paiono essere in perfetto controllo delle loro vite? Quello che succede è che gli altri si barricano dietro le loro difese psicologiche e fanno pure loro finta di essere dei fighi che la sanno lunga e la nostra relazione umana e personale diviene nulla di più di quella che intercorre fra due secchi vuoti che sbattono l’uno contro l’altro nella notte.
Questo è vero anche per la relazione fra le nazioni. La nostra politica internazionale è quella di essere più invulnerabili possibile e, naturalmente, questa è anche la politica di tutte le altre nazioni. Ma queste sono politiche senza speranza che non offrono la possibilità di relazioni pacifiche e, ancor meno, permettono la formazione di una comunità mondiale. Offrono soltanto minacce sempre più grandi di morte e distruzione; senza che vi sia una unilaterale iniziativa di vulnerabilità non c’è via d’uscita..."
E non vado oltre se no ricopio troppo...vero quello che dice, no?!?
Oggi sto "limando" la traduzione e, come è già successo in precedenza...e che poi quando dovesse uscire il libro vi farà, spero, venir voglia di comperarlo, dicevo, come in precedenza ve ne regalo un assaggio...sperando di non averlo già fatto (Dio ho la testa che non trattiene niente! La prossima vita oltre alle gambe lunghe vorrei un pochino di memoria!) comunque sia questo stralcio sull'essere vulnerabili è molto bello per cui....buona lettura!
"...Abbiamo definito “la vacuità, il vuoto” come “apertura all’Altro” – sia che questa sia un apertura ad un’idea inusuale, ad un forestiero o a Dio – Ma che accade se l’Altro è pericoloso? Che accade se la nuova idea è sbagliata, se il forestiero è un assassino, se la voce dell’Altro è quella del diavolo? Non è che ne saremo feriti?
Sì, certo, l’apertura richiede di essere vulnerabili, di possedere l’abilità, e persino la volontà di essere feriti. Ma non è una cosa del tipo “o bianco o nero” e non è così semplice. Prima di tutto la parola “ferito” è in sé stessa ambigua, e può significare sia essere “danneggiati” che “provare dolore.” A volte traccio una distinzione chiedendo se qualcuno nel mio uditorio è abbastanza vulnerabile da offrirsi volontario per un esperimento sconosciuto e doloroso. E c’è sempre qualcuno coraggioso che ci sta, quello che poi faccio e dargli un pizzicotto abbastanza forte sul braccio e poi gli chiedo: “Ti ha fatto male?” e la mia vittima, massaggiandosi il braccio, risponde a fatica sì. “Ti ha danneggiato?” Proseguo ad indagare. E la mia vittima, dopo averci pensato qualche secondo, risponde: “Di certo mi ha fatto male, ma non posso dire che mi ha danneggiato.” Il punto è che se tu mettessi volontariamente il braccio in un macchinario che te lo potrebbe stritolare tu saresti un grande idiota, ne rimarresti danneggiato per sempre. Ma se cerchi di vivere la tua vita senza mai essere ferito, non saresti in grado assolutamente di vivere, forse fatta eccezione nel caso che vivessi in una cella imbottita.
Anche la parola “vulnerabilità” è ambigua perché non fa distinzione fra l’essere feriti fisicamente o emozionalmente. Non è semplicemente, come accadeva da bambini, che non avremmo potuto arrampicarci su un albero senza rischiare di sbucciarci le ginocchia; si sta parlando di un dolore emozionale. Non vi è modo che noi possiamo vivere una vita ricca a meno che non accondiscendiamo a soffrire ripetutamente, a sperimentare: la depressione e la disperazione, la paura e l’ansietà, il dolore e la tristezza, la rabbia e l’agonia del perdonare, la confusione e il dubbio, la critica e l’essere rigettati. Una vita che non conosca questi sconvolgimenti sarà non solo inutile per noi stessi, ma anche per gli altri. Non possiamo guarire se non possediamo la volontà di essere feriti.
Prima di uno degli esorcismi in cui fui coinvolto, ebbi il compito di discernere se un uomo che era interessato a fare parte del gruppo che conduceva la cura potesse esservi ammesso. Ero abbastanza indeciso su di lui da lasciare che lui stesso decidesse e così gli dissi: “sei il benvenuto nel gruppo” ma poi aggiunsi “sempre che tu venga con amore, e per amore intendo dire che se ci dovesse essere un conflitto fra la guarigione del paziente e la tua auto protezione, il tuo proteggere te stesso deve andarsene.” Lui decise, credo saggiamente, di non partecipare.
Se Gesù, il guaritore, ci ha insegnato qualcosa, è l’averci insegnato che la via della salvezza passa attraverso la vulnerabilità. E fu così che quando era in vita si mosse, vulnerabile, fra: i Romani, gli esattori delle tasse e altre figure fuori dagli schemi, incluse le donne nella sua cultura sessista, fra i fuori casta e gli stranieri, i Cananei e i Samaritani, fra i malati, gli indemoniati, i lebbrosi e gli infetti. E quando il tempo arrivò perché Lui morisse, sottomise sé stesso vulnerabilmente alle ferite mortali del potere ben consolidato del suo tempo. Questa è la ragione per cui Dorothee Solle parla di Gesù come del “disarmo unilaterale di Dio”1
La buona teologia produce la buona psicologia. Se la teologia è buona, è buona perché è vera; e se è vera, funziona a lungo termine se non a breve. Perciò, che succede quando noi ci rendiamo vulnerabili rispetto ad un’altra persona? Che succede quando dico: “Ho scritto un libro tutto sulla disciplina e non possiedo nemmeno l’auto disciplina che mi permetta di smettere di fumare. A volte penso di essere un ipocrita, proprio un fasullo. A volte penso di non essere neppure io sulla giusta strada. A volte non mi sembra nemmeno di sapere dove sono. Mi sento perduto, impaurito e stanco. Anche se ho solo cinquant’anni, a volte sono veramente stanco e solo. Mi aiutereste?” L’effetto su gli altri di questo genere di vulnerabilità è quasi invariabilmente disarmante. E la loro risposta molto probabilmente sarà: “Hai proprio l’aria di una persona autentica. Anch’io sono stanco, impaurito e mi sento solo. Certo che ti aiuterò in qualsiasi modo io possa.”
Ma che succede quando ci comportiamo come se fossimo invulnerabili? Quando ci barrichiamo dietro difese psicologiche e facciamo finta di essere dei gran fighi che hanno tutto sotto controllo, dei rozzi individualisti che paiono essere in perfetto controllo delle loro vite? Quello che succede è che gli altri si barricano dietro le loro difese psicologiche e fanno pure loro finta di essere dei fighi che la sanno lunga e la nostra relazione umana e personale diviene nulla di più di quella che intercorre fra due secchi vuoti che sbattono l’uno contro l’altro nella notte.
Questo è vero anche per la relazione fra le nazioni. La nostra politica internazionale è quella di essere più invulnerabili possibile e, naturalmente, questa è anche la politica di tutte le altre nazioni. Ma queste sono politiche senza speranza che non offrono la possibilità di relazioni pacifiche e, ancor meno, permettono la formazione di una comunità mondiale. Offrono soltanto minacce sempre più grandi di morte e distruzione; senza che vi sia una unilaterale iniziativa di vulnerabilità non c’è via d’uscita..."
E non vado oltre se no ricopio troppo...vero quello che dice, no?!?
mercoledì 21 marzo 2012
un mese duro per i poeti emiliano romagnoli
un mese che inizia con la morte di Lucio e finisce con quella di Tonino Guerra...che almeno, la vita l' ha vissuta tutta fino all'ultima goccia. Ho trovato in internet quello che ha scritto il "Corriere della Sera" online e spero che non me ne vogliano se ricopio qui quello che hanno scritto. Ho anche trovato questa foto di quando gli hanno dato la cittadinanzia onoraria di Ravenna, la foto è presa in Piazza del Popolo.
Ciao Tonino, il Paradiso avrà un poeta in più e noi uno in meno, grazie per la tua genialità e la tua simpatia e...anche per lo spot con: "L'ottimismo è il sapore della vita!"...mi piaceva perchè mi piaceva vederti in TV...
Dal “Corriere della Sera” online
MILANO -
È morto mercoledì mattina, nel giorno della poesia, Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore romagnolo collaboratore di tanti grandi registi, da Fellini ad Antonioni, da Rosi ai fratelli Taviani. Nato nel 1920, aveva da poco compiuto (il 16 marzo) 92 anni. Da qualche tempo, avendo sentito che la fine si avvicinava, aveva scelto di tornare a vivere nella natia Santarcangelo, lasciando la casa-museo di Pennabilli - sede dell'associazione a lui intitolata - nella quale aveva vissuto dagli anni Ottanta
LA MALATTIA - Ammalato da qualche mese, Guerra si era aggravato nelle ultime settimane ed era stato ricoverato a Rimini per accertamenti, ma i sanitari lo avevano rimandato a casa. Accanto a lui nell'ora del trapasso, anche il figlio Andrea Guerra, noto musicista. «Alle 8.30 della mattina del 21 marzo 2012, in Piazza Ganganelli, a Santarcangelo, nella casa di Tonino Guerra è entrato il silenzio», hanno comunicato la moglie Lora e il figlio Andrea. Proprio il suo paese natale gli aveva dedicato una festa in piazza pochi giorni fa in occasione del suo compleanno, con gli auguri cantati dai bambini e la lettura di poesie scritte da lui.
LE COLLABORAZIONI - Tra le collaborazioni più feconde quelle con Michelangelo Antonioni (con cui ha realizzato «L'avventura», «L'eclisse», «La notte», «Deserto Rosso», «Blow-up», «Zabriskie Point», «Al di là delle nuvole», quest'ultimo anche con Wim Wenders) e Federico Fellini (con cui ha firmato «Amarcord», «E la nave va» e «Ginger e Fred») ma anche con Andrej Tarkovskij, (Il bellissimo “Solaris"…non lo sapevo e capisco ora che molto si deve a lui Angela) Francesco Rosi, Luchino Visconti, Theo Angelopoulos, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio, Vittorio De Sica, Jose Marìa Sánchez, Elio Petri, Giuseppe De Santis, Mario Monicelli.
DALLA PRIGIONIA AL SET - Maestro elementare, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale venne deportato in Germania e internato in un campo di concentramento a Troisdorf. «Mi ritrovai con alcuni romagnoli che ogni sera mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto. Allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo», raccontava sull'origine della sua vena poetica. Dopo la Liberazione si era laureato in pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla poesia dialettale. Fece leggere i suoi componimenti a Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decise di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitolava «I scarabocc» (Gli scarabocchi) e Bo ne firmò la prefazione. Diventò membro di un gruppo di poeti, «E circal de giudeizi» (Il circolo della saggezza), di cui facevano parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
DALLA POESIA AI PAESAGGI - Negli anni 80 tornò in Romagna, dove, oltre a continuare la sua produzione poetica, si diede all'architettura del paesaggio, disegnando fontane, piazze e scalinate per i paesi della sua terra. Si dedicò anche alla pittura e alla creazione di installazioni artistiche da lui ribattezzate «I luoghi dell'anima».
GLI SPOT - Ha lavorato molto anche all'estero, con il russo Andrej Tarkovskij a partire dagli anni '80 con «Nostalghia» e con il regista greco Theo Angelopoulos, con cui ha collaborato anche più recentemente ne «La polvere del tempo». Nel 2010 per i suoi 90 anni ha vinto il David di Donatello alla carriera. Dai primi del 2000 Guerra era diventato testimonial della catena di negozi UniEuro, creando lo slogan «L'ottimismo è il sapore della vita!» in tanti spot per la tv. Una parentesi, quella pubblicitaria, che aveva ripreso lo scorso anno per sotenere i prodotti ecologici della Beghelli, con il solare che regala energia «senza sporcare il mondo». Lascia una produzione culturale sconfinata che ha profondamente inciso nella cultura del nostro Paese.
Ciao Tonino, il Paradiso avrà un poeta in più e noi uno in meno, grazie per la tua genialità e la tua simpatia e...anche per lo spot con: "L'ottimismo è il sapore della vita!"...mi piaceva perchè mi piaceva vederti in TV...
Dal “Corriere della Sera” online
MILANO -
È morto mercoledì mattina, nel giorno della poesia, Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore romagnolo collaboratore di tanti grandi registi, da Fellini ad Antonioni, da Rosi ai fratelli Taviani. Nato nel 1920, aveva da poco compiuto (il 16 marzo) 92 anni. Da qualche tempo, avendo sentito che la fine si avvicinava, aveva scelto di tornare a vivere nella natia Santarcangelo, lasciando la casa-museo di Pennabilli - sede dell'associazione a lui intitolata - nella quale aveva vissuto dagli anni Ottanta
LA MALATTIA - Ammalato da qualche mese, Guerra si era aggravato nelle ultime settimane ed era stato ricoverato a Rimini per accertamenti, ma i sanitari lo avevano rimandato a casa. Accanto a lui nell'ora del trapasso, anche il figlio Andrea Guerra, noto musicista. «Alle 8.30 della mattina del 21 marzo 2012, in Piazza Ganganelli, a Santarcangelo, nella casa di Tonino Guerra è entrato il silenzio», hanno comunicato la moglie Lora e il figlio Andrea. Proprio il suo paese natale gli aveva dedicato una festa in piazza pochi giorni fa in occasione del suo compleanno, con gli auguri cantati dai bambini e la lettura di poesie scritte da lui.
LE COLLABORAZIONI - Tra le collaborazioni più feconde quelle con Michelangelo Antonioni (con cui ha realizzato «L'avventura», «L'eclisse», «La notte», «Deserto Rosso», «Blow-up», «Zabriskie Point», «Al di là delle nuvole», quest'ultimo anche con Wim Wenders) e Federico Fellini (con cui ha firmato «Amarcord», «E la nave va» e «Ginger e Fred») ma anche con Andrej Tarkovskij, (Il bellissimo “Solaris"…non lo sapevo e capisco ora che molto si deve a lui Angela) Francesco Rosi, Luchino Visconti, Theo Angelopoulos, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio, Vittorio De Sica, Jose Marìa Sánchez, Elio Petri, Giuseppe De Santis, Mario Monicelli.
DALLA PRIGIONIA AL SET - Maestro elementare, nel 1943, durante la seconda guerra mondiale venne deportato in Germania e internato in un campo di concentramento a Troisdorf. «Mi ritrovai con alcuni romagnoli che ogni sera mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto. Allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo», raccontava sull'origine della sua vena poetica. Dopo la Liberazione si era laureato in pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla poesia dialettale. Fece leggere i suoi componimenti a Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decise di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitolava «I scarabocc» (Gli scarabocchi) e Bo ne firmò la prefazione. Diventò membro di un gruppo di poeti, «E circal de giudeizi» (Il circolo della saggezza), di cui facevano parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
DALLA POESIA AI PAESAGGI - Negli anni 80 tornò in Romagna, dove, oltre a continuare la sua produzione poetica, si diede all'architettura del paesaggio, disegnando fontane, piazze e scalinate per i paesi della sua terra. Si dedicò anche alla pittura e alla creazione di installazioni artistiche da lui ribattezzate «I luoghi dell'anima».
GLI SPOT - Ha lavorato molto anche all'estero, con il russo Andrej Tarkovskij a partire dagli anni '80 con «Nostalghia» e con il regista greco Theo Angelopoulos, con cui ha collaborato anche più recentemente ne «La polvere del tempo». Nel 2010 per i suoi 90 anni ha vinto il David di Donatello alla carriera. Dai primi del 2000 Guerra era diventato testimonial della catena di negozi UniEuro, creando lo slogan «L'ottimismo è il sapore della vita!» in tanti spot per la tv. Una parentesi, quella pubblicitaria, che aveva ripreso lo scorso anno per sotenere i prodotti ecologici della Beghelli, con il solare che regala energia «senza sporcare il mondo». Lascia una produzione culturale sconfinata che ha profondamente inciso nella cultura del nostro Paese.
quando...la "donna di Botero" fa...Pilates mah!
premesso che a me Botero non piace per niente...ma dovevo proprio diventare come una sua modella?!? Beh oggi, ho fatto un'ora di Pilates, l'istruttrice è simpatica, le altre signore carine, due decisamente più grasse di me (meno male) le altre con fisici da palestra e metà dei miei anni (sigh!). Inizia l'ora con esercizi di stiramento assai simili a yoga poi si va in progressione e, in un momento in cui la testa era giù, e il corpo tutto stirato ad angolo, l'istruttrice passa in giro e mi fa: "Ma tu l'hai già fatto Pilates, vero?" e io gocciolando grosse gocce di sudore, flebilmente, dico: "No ma facevo yoga 30 chili fa e 25 anni fa." Ma l'orgoglio va su, pensiero: "allora non sono poi così male"...ma poi l'orgoglio piomba brutalemente giù, direi con uno schianto, sbriciolandosi, per colpa della ...forza di gravità...ad un certo punto dovevamo fare la "mezza-candela" io bel bella mi butto indietro e...non sale, quella palla che chiamo sedere, non sale, pare immane, anzi lo è, non vuole salire e le braccia, comunque, non ce la farebbero a reggerla su...che avvilimento!!! Ero così bravina a fare gli esercizia mezza candela! Sigh, sigh...vedere le altre due grasse che non ce la fanno anche se è da ottobre che fanno Pilates non mi consola...che rabbia, io sono ancora flessibile, se non avessi la palla che tira giù ce la farei...sigh, sigh...morale: Ora mi sento bene e sciolta, sento vaghi doloretti che domani mattina si saranno trasformati nell'impossibilità di tirarmi su dal letto senza dolore...ma va bene, lo farò ancora anche se devo dire che il Pialtes sta allo Yoga come la "Via Francigena di San Francesco" anzi (la Via di Francesco come ora si chiama da quando i Francescani Minori di Santa Maria degli Angeli hanno svenduto il nome che era della Credenziale alla Regione) sta a "di qui passò Francesco" Ovvero lo yoga ha un anima, il Pilates mi sa che sia un modo di farci i soldi sopra così come la Via di Francesco...senz'anima.
Mentre "sudavo sangue" mi è venuto in mente il mio bravissimo maestro di yoga a Ravenna e di come andassi alle 19 perchè il corso delle 20 aveva pochi allievi e così, a volte, mi facevo una seconda ora di fila per poi arrivare a casa talmente piena di energia da non dormirci la notte...mi è venuto in mente anche il mio adorato Thai Chi...tre volte reinziato e tre volte interrotto per tutti i miei traslochi...in questa palestra lo facevano ma poi c'era un solo allievo e non lo fanno più (Assisi non è un luogo meditativo...) mi sa che dopo questa "Rimessa in forma della Botero" per il Cammino cambierò musica, continuerò a fare le macchine infernali e mi andrò a cercare una palestra di Thai Chi...mi piaceva da morire! Pensatemi domani mattina quando tirerò su con l'argano il culone....la prossima vita richiedo espressamente al Cielo un corpo magro che non ingrassi solo a guardare il cibo e gambe lunghe...almeno per una vita, così per provare lo sballo di vedersi muovere in uno specchio sinuosi come una silfide...solo una vita per favore! Poi posso ritornare ai troccoli di gambe che, comunque, fin qui sono andati benissimo....ok, mi accontento, c'è molto di peggio a questo mondo...ma solo una volta?! Please
martedì 20 marzo 2012
...I have a dream...
...a due pagine dalla fine, mi manca solo il post scritto, questo ultimo capitoletto mette in parole il mio sogno...una comunità così! No, per carità di Dio, niente gruppi chiusi; niente comunità tipo convento dove regna un'immane solitudine autoreferenziale, niente guru (grazie no, ho già dato e anche troppo); niente convivenza forzata; niente....
"e allora che vuoi?" Direte voi, voglio...quello che questo capitoletto dice e, aveva ragione "l'Achille" devo aspettare. Questo tempo, come diceva lui, è per capire chi può starci e chi non può starci a costo di stare da sola perchè non tutti, nemmeno quelli che parevano i più adatti, sono fatti per...esserlo. Aspetto aria nuova, vento fresco, un luogo: la Ruah, per iniziare cose nuove, per essere nuovi con tutta la dificoltà possibile..."volando a naso": vulnerabili, franchi, aperti, diversi, certo, ma senza barriere, disposti ad essere feriti, bendati, guariti e riferiti...insomma...leggete quello che segue...ora ci vuole il luogo una cosa che abbia la forma di casa, ci vuole la casa e poi...si parte...verso l'ignoto...
CHE FARE?
Iniziare a creare comunità.
Inizia nella tua chiesa. Inizia nella tua scuola. Iniziane una nel tuo vicinato.
Per ora non ti preoccupare di che cosa fare oltre a questo.
Non ti preoccupare a che gruppo per la pace potresti appartenere. Non ti preoccupare di: rifiutarti di pagare le tasse, bloccare un piano missilistico, marciare in una dimostrazione o scrivere una lettera al tuo rappresentante al Congresso. Per ora non ti preoccupare tanto di: sfamare i poveri, dare un tetto ai senzatetto, proteggere dagli abusi. Non sto dicendo che queste azioni siano sbagliate e non necessarie, è semplicemente che non sono primarie. Non hanno possibilità di essere di successo a meno che non abbiano delle basi, in un modo o in un altro, nella comunità. Prima di tutto forma una comunità.
Non hai grandi possibilità di contribuire alla creazione della pace fino a che tu stesso non divieni un esperto creatore di pace. E poi, non sarà possibile che tu sia capace di sobbarcarti il compito di organizzare azioni sociali concertate a favore della pace senza una comunità che ti conferisca i poteri.
Inizia la tua comunità.
Non sarà facile, avrai paura, spesso sentirai che non sai quello che stai facendo e avrai problemi a persuadere la gente a mettersi con te. Molti, inizialmente, non vorranno prendersi l’impegno, e quelli che lo vorranno fare avranno paura quanto te. Una volta che avrai cominciato sarà frustrante. Ci sarà caos, la maggioranza penserà di andarsene e, alcuni, probabilmente lo faranno. Ma tu non mollare. Ci sarà rabbia, ansietà, depressione e persino disperazione. Ma tu continua a camminare nella notte. Non fermarti a metà strada. Ti sembrerà di stare morendo, ma tu continua a spingere. E, improvvisamente, ti troverai nell’aria fina della vetta della montagna e tu sarai capace di ridere, piangere e sentirti più vivo di come ti sia sentito per anni – forse più vivo di quanto tu sia mai stato.
Questo sarà solo l’inizio. Dopo un po’ la nebbia ritornerà e tu perderai la bellezza. Guarda. Cerca di visualizzare cosa c’è bisogno che sia cambiato, sii vuoto. E la nebbia se ne andrà di nuovo, più velocemente di prima. Dopo un po’ la tua comunità si sentirà solida. Allora potrete aver voglia, come comunità, di guardare all’esterno. E potrete prendere in considerazione di espandere i doni della vostra comunità, in modo più allargato, nella società; questo è il momento per pensare ad una azione sociale.
Ma non credere che devi fare nulla, ricorda che essere ha la precedenza sul fare. Se ti concentri solamente nel rendere la tua comunità bella, la sua bellezza risplenderà attorno senza che si debba fare nulla – sempre che tu non nasconda la sua luce sotto il moggio. Se la tua comunità è parte di una congregazione di chiesa, tieni i tuoi incontri nella chiesa. Se siete leaders di una città, teneteli nella sede comunale. Se è all’interno di una azienda, tienili negli uffici. Non ci sarà bisogno di farne la pubblicità, ma tieni la porta aperta, tenetela aperta così che chi passerà accanto vi sentirà ridere, vi potrà sentir piangere, potrà cogliere barlumi dei vostri volti e del modo in cui vi toccate gli uni con gli altri. Lasciate la porta aperta in modo che possano entrare e unirsi a voi.
Chi troverai che formi con te la comunità? Non lo so. Non vi è una formula, alcune persone che tu pensi vadano bene, saranno troppo spaventate e finiranno per dire che non hanno tempo. Altri che dubiti che possano essere interessati, improvvisamente avranno negli occhi una scintilla, come se intravedessero una lontana visione che tu pensavi non avessero mai avuto e che loro pensavano di aver dimenticato. Ci saranno tante sorprese. Vi è una sorta di imprevedibile “grazia” in ciò.
Ma mentre stai cercando persone che si uniscano a te, vi sono due linee guida da seguire. La prima è di stare attenti alla gente che tira, fortemente, l’acqua al proprio mulino. Tutti noi abbiamo nostri personali interessi, ed è giusto che abbiamo le nostre piccole cause da portare avanti e i nostri progetti, non è che dobbiamo lasciarli perdere per formare una comunità, ma dobbiamo avere la capacità di metterli da parte, di metterli fra “virgolette” o di trascenderli, quando è il caso, nell’interesse della comunità. Una persona a cui manca la maturità per questo genere di “mettere fra virgolette” o per trascendere, non è un buon candidato per la comunità. Questa, però, è una linea guida molto debole perché è difficile discernere prima e capire, quando le fiches sono sul tavolo, chi possiede questa maturità. Tu scoprirai che chi pare averne la capacità, una volta che è nella comunità, non ce l’ha. E altri che paiono mancare di questa capacità, invece la imparano nella comunità. Perciò questa è una linea guida per una selezione molto rozza e sommaria.
L’altra linea guida è quella di cercare persone che siano diverse da te. Se sei bianco, cerca dei neri; se sei nero, cerca dei bianchi. Se sei una colomba cerca di trovare almeno un falco per la tua comunità, hai bisogno di falchi. Se sei un Democratico, hai bisogno di un Repubblicano; se sei Cristiano, di un Ebreo; se sei un Episcopale, di un Battista; se sei ricco qualcuno che non lo sia. Siccome "simile tende ad attrarre simile", non sarà facile trovare uomini e donne diverse da te e così non ti sarà possibile raggiungere una perfetta varietà. Ricordati soltanto che la comunità genuina è inclusiva e che se tu sei un ricco, Democratico e bianco, avrai tanto da imparare dai poveri, dai neri, dai Chicanos e dai Repubblicani. Hai bisogno dei loro doni per la totalità.
Una volta che la tua comunità è stata fondata, vi è un’altra linea guida da seguire: rimanete inclusivi. State attenti a non usare la “creazione del nemico” per invigorirvi. Siate molto attenti a non cadere nell’elittismo –del pensare in termini di “noi” e “loro” o, ancora peggio, “noi contro di loro.” Focalizzate la vostra energia sul perché siete insieme; per la pace, l’amore e la comunità, piuttosto che su ciò per cui siete contro: l’industria militare, l’abuso dei bambini, la criminalità organizzata. Non è che voi dovreste essere dei Pollyannaish 2 Proprio no, nel mondo esiste il male e la comunità è il suo naturale nemico, non è che la vostra comunità dovrebbe ignorare il male, ma piuttosto che dovrebbe evitare di esserne contaminata. Lasciate la porta aperta a chiunque, incluse altre organizzazioni e comunità. Non siate esclusivi, relazionatevi con altri gruppi piuttosto che isolarvi.
Allora, inizia una comunità. Non aver paura di fallire. Lo so che è probabile che tu sia spaventato dalla prospettiva, ma ricorda che ho imparato tutto ciò che so improvvisando, “volando a naso” e, in realtà, ogni volta che sono in comunità…”volo alla cieca.” Ma è da ciò che deriva parte del divertimento. Andrai sempre verso l’ignoto, e spesso avrai paura, specialmente all’inizio.
Ma non sarai solo, entrerai in questa avventura con altri che sono spaventati quanto te e potrai condividere con loro non solo la tua paura, ma anche i tuoi talenti e i tuoi punti di forza. Per mezzo della forza della tua comunità tu sarai capace di fare cose che non hai mai pensato di poter fare.
La gente è chiamata ad essere creatrice di pace in diversi modi. E’ raro che Dio chiami un mamma con due bambini piccoli ad andare in prigione come attivista pacifista. Ma, d’altro canto, ho un conoscente i cui figli sono grandi e che considerano che un anno non sia un buon anno se non sono stati in prigione almeno una volta al mese. Ricorda: in qualche modo siamo tutti chiamati ad essere creatori di pace, siamo tutti chiamati alla comunità. E, per finire: per mezzo della forza della comunità, siamo tutti chiamati ad essere individui dell’integrità.
Una delle cose che sono parte della chiamata all’integrità è quella di essere individui che parlano apertamente, esplicitamente; persone franche. Se vediamo una bugia, siamo chiamati a definirla bugia. Se vediamo qualcosa di insano, siamo chiamati a chiamarla insana. Se sei un predicatore, sei chiamato a predicare il Vangelo e non importa quanto esso sia difficile da digerire per la tua congregazione. Non evitare l’argomento della corsa agli armamenti in una festa solo perché può essere causa di divisioni. Sì, ci saranno alcuni che lo troveranno disturbante, ma forse hanno bisogno di essere disturbati. Ci saranno altri che risponderanno alla tua franchezza con gratitudine per la guida che dona loro e che permette anche ad essi di parlare francamente.
La chiamata a combattere contro la nostra reticenza non è né facile né semplice. Non c’è ragione di attaccare bottone con un falco che già si sa essere un intransigente ma, d’altro canto, una buona ragione è lavorare in modo che quella persona entri in comunità con te, perché la comunità è il solo catalite che ammorbidisce l’intransigenza. Quanto detto non vuole dire che tu ti debba allontanare da qualsiasi forma di resistenza perché, come dice il detto: non puoi fare una frittata senza rompere le uova. Dovrai discernere fino a che punto la resistenza è costruttiva, quanta può essere accettata, e fino a che punto, nel processo, sei disposto ad essere ferito.
Avrai anche bisogno di tornare alla tua comunità per poterti leccare le ferite ed per averle fasciate e curate da coloro che ti amano prima di poter di nuovo spingerti fuori ed essere nuovamente ferito. Avrai bisogno di usare la strategia nel tuo parlare franco.
Ma tutta questo parlare di strategia, ferite e resistenza suona forse come se ci fosse una guerra in atto? Sì. Stiamo parlando di una guerra, una battaglia che sta appena iniziando. Dato che la corsa agli armamenti è una istituzione che deve essere attivamente smantellata, il creare la pace è una chiamata all’azione. Ma ricordati che stai marciando verso la battaglia seguendo il ritmo di un tamburo diverso.3 E’ una battaglia per cambiare le regole della comunicazione umana e non possiamo cambiare le regole seguendo le solite musiche. Quando parlo di strategia sto anche parlando di tattiche che sono rivoluzionarie. Sì: i falchi, i mercanti di morte, i blasfemi, sono tutti nel mirino ma non sono i nostri nemici; sono i nostri amati. Non è solo questione di corteggiarli. La chiave di volta della strategia richiede che questa guerra sia vinta in comunità. E le armi possono essere soltanto quelle dell’amore.
2 N.d.T. Dal titolo Pollyanna di un famoso libro e film per bambini deriva l’aggettivo pollyannaish per descrivere qualcuno che sembra essere sempre capace di trovare in qualsiasi situazione qualcosa per essere “contento,” indipendentemente dalle circostanze. A volte viene usato in senso peggiorativo riferendosi a qualcuno il cui ottimismo eccessivo, fino al punto di essere naif, pare un modo di rifiutare il fatto che vi siano situazioni cattive e sfortunate.
3 N.d.T. riferimento al titolo originale di questo libro: “The different drum” che deriva da una frase del filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau che scrisse:
"If a man loses pace with his companions, perhaps it is because he hears a different drummer. Let him step to the music which he hears, however measured, or far away. " “ Se un uomo perde la pace con i suoi compagni, forse è perché sta sentendo il suono di un tamburo diverso. Lasciatelo seguire la musica che sente per quanto cadenzata o lontana.”
Questa frase è divenuta molto popolare specialmente in America e, generalmente, la si intende come un invito a permettere che ognuno faccia quello che si sente di fare indipendentemente dalle norme sociali e da ciò che ci si aspetta da lui.
CHE FARE?
Iniziare a creare comunità.
Inizia nella tua chiesa. Inizia nella tua scuola. Iniziane una nel tuo vicinato.
Per ora non ti preoccupare di che cosa fare oltre a questo.
Non ti preoccupare a che gruppo per la pace potresti appartenere. Non ti preoccupare di: rifiutarti di pagare le tasse, bloccare un piano missilistico, marciare in una dimostrazione o scrivere una lettera al tuo rappresentante al Congresso. Per ora non ti preoccupare tanto di: sfamare i poveri, dare un tetto ai senzatetto, proteggere dagli abusi. Non sto dicendo che queste azioni siano sbagliate e non necessarie, è semplicemente che non sono primarie. Non hanno possibilità di essere di successo a meno che non abbiano delle basi, in un modo o in un altro, nella comunità. Prima di tutto forma una comunità.
Non hai grandi possibilità di contribuire alla creazione della pace fino a che tu stesso non divieni un esperto creatore di pace. E poi, non sarà possibile che tu sia capace di sobbarcarti il compito di organizzare azioni sociali concertate a favore della pace senza una comunità che ti conferisca i poteri.
Inizia la tua comunità.
Non sarà facile, avrai paura, spesso sentirai che non sai quello che stai facendo e avrai problemi a persuadere la gente a mettersi con te. Molti, inizialmente, non vorranno prendersi l’impegno, e quelli che lo vorranno fare avranno paura quanto te. Una volta che avrai cominciato sarà frustrante. Ci sarà caos, la maggioranza penserà di andarsene e, alcuni, probabilmente lo faranno. Ma tu non mollare. Ci sarà rabbia, ansietà, depressione e persino disperazione. Ma tu continua a camminare nella notte. Non fermarti a metà strada. Ti sembrerà di stare morendo, ma tu continua a spingere. E, improvvisamente, ti troverai nell’aria fina della vetta della montagna e tu sarai capace di ridere, piangere e sentirti più vivo di come ti sia sentito per anni – forse più vivo di quanto tu sia mai stato.
Questo sarà solo l’inizio. Dopo un po’ la nebbia ritornerà e tu perderai la bellezza. Guarda. Cerca di visualizzare cosa c’è bisogno che sia cambiato, sii vuoto. E la nebbia se ne andrà di nuovo, più velocemente di prima. Dopo un po’ la tua comunità si sentirà solida. Allora potrete aver voglia, come comunità, di guardare all’esterno. E potrete prendere in considerazione di espandere i doni della vostra comunità, in modo più allargato, nella società; questo è il momento per pensare ad una azione sociale.
Ma non credere che devi fare nulla, ricorda che essere ha la precedenza sul fare. Se ti concentri solamente nel rendere la tua comunità bella, la sua bellezza risplenderà attorno senza che si debba fare nulla – sempre che tu non nasconda la sua luce sotto il moggio. Se la tua comunità è parte di una congregazione di chiesa, tieni i tuoi incontri nella chiesa. Se siete leaders di una città, teneteli nella sede comunale. Se è all’interno di una azienda, tienili negli uffici. Non ci sarà bisogno di farne la pubblicità, ma tieni la porta aperta, tenetela aperta così che chi passerà accanto vi sentirà ridere, vi potrà sentir piangere, potrà cogliere barlumi dei vostri volti e del modo in cui vi toccate gli uni con gli altri. Lasciate la porta aperta in modo che possano entrare e unirsi a voi.
Chi troverai che formi con te la comunità? Non lo so. Non vi è una formula, alcune persone che tu pensi vadano bene, saranno troppo spaventate e finiranno per dire che non hanno tempo. Altri che dubiti che possano essere interessati, improvvisamente avranno negli occhi una scintilla, come se intravedessero una lontana visione che tu pensavi non avessero mai avuto e che loro pensavano di aver dimenticato. Ci saranno tante sorprese. Vi è una sorta di imprevedibile “grazia” in ciò.
Ma mentre stai cercando persone che si uniscano a te, vi sono due linee guida da seguire. La prima è di stare attenti alla gente che tira, fortemente, l’acqua al proprio mulino. Tutti noi abbiamo nostri personali interessi, ed è giusto che abbiamo le nostre piccole cause da portare avanti e i nostri progetti, non è che dobbiamo lasciarli perdere per formare una comunità, ma dobbiamo avere la capacità di metterli da parte, di metterli fra “virgolette” o di trascenderli, quando è il caso, nell’interesse della comunità. Una persona a cui manca la maturità per questo genere di “mettere fra virgolette” o per trascendere, non è un buon candidato per la comunità. Questa, però, è una linea guida molto debole perché è difficile discernere prima e capire, quando le fiches sono sul tavolo, chi possiede questa maturità. Tu scoprirai che chi pare averne la capacità, una volta che è nella comunità, non ce l’ha. E altri che paiono mancare di questa capacità, invece la imparano nella comunità. Perciò questa è una linea guida per una selezione molto rozza e sommaria.
L’altra linea guida è quella di cercare persone che siano diverse da te. Se sei bianco, cerca dei neri; se sei nero, cerca dei bianchi. Se sei una colomba cerca di trovare almeno un falco per la tua comunità, hai bisogno di falchi. Se sei un Democratico, hai bisogno di un Repubblicano; se sei Cristiano, di un Ebreo; se sei un Episcopale, di un Battista; se sei ricco qualcuno che non lo sia. Siccome "simile tende ad attrarre simile", non sarà facile trovare uomini e donne diverse da te e così non ti sarà possibile raggiungere una perfetta varietà. Ricordati soltanto che la comunità genuina è inclusiva e che se tu sei un ricco, Democratico e bianco, avrai tanto da imparare dai poveri, dai neri, dai Chicanos e dai Repubblicani. Hai bisogno dei loro doni per la totalità.
Una volta che la tua comunità è stata fondata, vi è un’altra linea guida da seguire: rimanete inclusivi. State attenti a non usare la “creazione del nemico” per invigorirvi. Siate molto attenti a non cadere nell’elittismo –del pensare in termini di “noi” e “loro” o, ancora peggio, “noi contro di loro.” Focalizzate la vostra energia sul perché siete insieme; per la pace, l’amore e la comunità, piuttosto che su ciò per cui siete contro: l’industria militare, l’abuso dei bambini, la criminalità organizzata. Non è che voi dovreste essere dei Pollyannaish 2 Proprio no, nel mondo esiste il male e la comunità è il suo naturale nemico, non è che la vostra comunità dovrebbe ignorare il male, ma piuttosto che dovrebbe evitare di esserne contaminata. Lasciate la porta aperta a chiunque, incluse altre organizzazioni e comunità. Non siate esclusivi, relazionatevi con altri gruppi piuttosto che isolarvi.
Allora, inizia una comunità. Non aver paura di fallire. Lo so che è probabile che tu sia spaventato dalla prospettiva, ma ricorda che ho imparato tutto ciò che so improvvisando, “volando a naso” e, in realtà, ogni volta che sono in comunità…”volo alla cieca.” Ma è da ciò che deriva parte del divertimento. Andrai sempre verso l’ignoto, e spesso avrai paura, specialmente all’inizio.
Ma non sarai solo, entrerai in questa avventura con altri che sono spaventati quanto te e potrai condividere con loro non solo la tua paura, ma anche i tuoi talenti e i tuoi punti di forza. Per mezzo della forza della tua comunità tu sarai capace di fare cose che non hai mai pensato di poter fare.
La gente è chiamata ad essere creatrice di pace in diversi modi. E’ raro che Dio chiami un mamma con due bambini piccoli ad andare in prigione come attivista pacifista. Ma, d’altro canto, ho un conoscente i cui figli sono grandi e che considerano che un anno non sia un buon anno se non sono stati in prigione almeno una volta al mese. Ricorda: in qualche modo siamo tutti chiamati ad essere creatori di pace, siamo tutti chiamati alla comunità. E, per finire: per mezzo della forza della comunità, siamo tutti chiamati ad essere individui dell’integrità.
Una delle cose che sono parte della chiamata all’integrità è quella di essere individui che parlano apertamente, esplicitamente; persone franche. Se vediamo una bugia, siamo chiamati a definirla bugia. Se vediamo qualcosa di insano, siamo chiamati a chiamarla insana. Se sei un predicatore, sei chiamato a predicare il Vangelo e non importa quanto esso sia difficile da digerire per la tua congregazione. Non evitare l’argomento della corsa agli armamenti in una festa solo perché può essere causa di divisioni. Sì, ci saranno alcuni che lo troveranno disturbante, ma forse hanno bisogno di essere disturbati. Ci saranno altri che risponderanno alla tua franchezza con gratitudine per la guida che dona loro e che permette anche ad essi di parlare francamente.
La chiamata a combattere contro la nostra reticenza non è né facile né semplice. Non c’è ragione di attaccare bottone con un falco che già si sa essere un intransigente ma, d’altro canto, una buona ragione è lavorare in modo che quella persona entri in comunità con te, perché la comunità è il solo catalite che ammorbidisce l’intransigenza. Quanto detto non vuole dire che tu ti debba allontanare da qualsiasi forma di resistenza perché, come dice il detto: non puoi fare una frittata senza rompere le uova. Dovrai discernere fino a che punto la resistenza è costruttiva, quanta può essere accettata, e fino a che punto, nel processo, sei disposto ad essere ferito.
Avrai anche bisogno di tornare alla tua comunità per poterti leccare le ferite ed per averle fasciate e curate da coloro che ti amano prima di poter di nuovo spingerti fuori ed essere nuovamente ferito. Avrai bisogno di usare la strategia nel tuo parlare franco.
Ma tutta questo parlare di strategia, ferite e resistenza suona forse come se ci fosse una guerra in atto? Sì. Stiamo parlando di una guerra, una battaglia che sta appena iniziando. Dato che la corsa agli armamenti è una istituzione che deve essere attivamente smantellata, il creare la pace è una chiamata all’azione. Ma ricordati che stai marciando verso la battaglia seguendo il ritmo di un tamburo diverso.3 E’ una battaglia per cambiare le regole della comunicazione umana e non possiamo cambiare le regole seguendo le solite musiche. Quando parlo di strategia sto anche parlando di tattiche che sono rivoluzionarie. Sì: i falchi, i mercanti di morte, i blasfemi, sono tutti nel mirino ma non sono i nostri nemici; sono i nostri amati. Non è solo questione di corteggiarli. La chiave di volta della strategia richiede che questa guerra sia vinta in comunità. E le armi possono essere soltanto quelle dell’amore.
2 N.d.T. Dal titolo Pollyanna di un famoso libro e film per bambini deriva l’aggettivo pollyannaish per descrivere qualcuno che sembra essere sempre capace di trovare in qualsiasi situazione qualcosa per essere “contento,” indipendentemente dalle circostanze. A volte viene usato in senso peggiorativo riferendosi a qualcuno il cui ottimismo eccessivo, fino al punto di essere naif, pare un modo di rifiutare il fatto che vi siano situazioni cattive e sfortunate.
3 N.d.T. riferimento al titolo originale di questo libro: “The different drum” che deriva da una frase del filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau che scrisse:
"If a man loses pace with his companions, perhaps it is because he hears a different drummer. Let him step to the music which he hears, however measured, or far away. " “ Se un uomo perde la pace con i suoi compagni, forse è perché sta sentendo il suono di un tamburo diverso. Lasciatelo seguire la musica che sente per quanto cadenzata o lontana.”
Questa frase è divenuta molto popolare specialmente in America e, generalmente, la si intende come un invito a permettere che ognuno faccia quello che si sente di fare indipendentemente dalle norme sociali e da ciò che ci si aspetta da lui.
..."un'ultima cena solitaria...
...faceva freddo, anzi spiovigginava un acquetta gelata, ero arrivata stanchissima a Terradiglios dos Templares, sul Cammino di Santiago, un paesino di quattro case, solitario, vuoto.
Non ce la facevo più e mi sedetti sul gradino della porta dell'ostello chiuso, qualcuno sarebbe arrivato...così speravo. Dopo un pò da una casa uscì un ometto che venne da me dicendomi (non so dirlo in spagnola ma allora ci capimmo) "L'hospitalera non c'è" e io gli risposi: "E allora che faccio?" "Va a Saagun" mi disse, "Quanti chilomentri sono?" "Solo 12" rispose...per me equivaleva alla traversata del Sahara, sconsolata mi riaccomodai sul gradino...disposta a dormire persino lì: "Non ce la faccio..sto qui" gli dissi e lui se ne andò. Dopo poco da un'altra casa uscì un altro ometto, arrivò da me e ripetè: "L'hospitalera non c'è...ma ti posso portare da suo marito" Così lo seguii. Il marito stava guardando la tv in una casa calda...che bello! Lui cercò in un cassetto e mi fece cenno di seguirlo e ritornammo all'ostello, aprì la porta e mi disse: "Aspetta qui" e mi lasciò da sola in un ingresso freddo, su un divano sfondo di vininpelle...ma era già qualche cosa! Così, stavo lì, ad aspettare non so che cosa, ma sulla parete di fronte a me c'era un poster con l'Ultima Cena di Dalì, questa che vedete, e...ci entrai, non so quanto tempo la cosa durò ma non mi importava più nulla di nulla, stavo lì con gli occhi fissi al quadro, anzi, c'ero dentro e, allora, "capii tutto" o almeno così mi parve...sapete che miracoli fanno la fatica, la solitudine, il freddo, la fame...insomma tutte quelle cose che accadono sui cammini, specialmente quando li si fanno da soli e d'inverno...poi "il marito" tornò, mi accese il riscaldamento in una camera e il boiler per fare la doccia e, quando molto più tardi arrivò la moglie scusandosi e raccontandomi che era andata ad ammazzare il maiale e aveva passato la giornata a fare salsicce (stagione giusta in novembre innoltrato), io me ne stavo al caldo del sacco a pelo. Mi diede da farmi da mangiare e finii la serata, un pò triste così da sola, a leggere sul libro dell'ostello le frasi dei pellegrini che mi avevano preceduto, ...ma quell'ultima cena non me la dimentico più! Sta a Washington e ci farei un viaggio solo per vederla...ne parlavo l'altro giorno con Federica alla mostra di Dalì, pittore che mi piaceva ma che non era il mio favorito quanto: Mirò o Magritte...da quel giorno solitario nel cuore di una Spagna solitaria e gelata, ho cominciato a guardare le sue opere con altri occhi...ma non riesco più ad arrivare a quella "profondità di comprensione" di quel tardo pomeriggio spagnolo.
Ieri sera l'ho cercata in internet e, su un sito sulla sezione aurea ho trovato quanto segue e che mi pare bello...ciaooo, buona giornata!
Il sacramento dell’Ultima Cena fu dipinto nel 1955 ed è oggi conservato al National Gallery di
Washington. Il primo riferimento alla sezione aurea nell’opera si rintraccia nelle dimensioni del
dipinto (all’incirca 268x167 cm) che sono in un rapporto molto vicino a quello aureo e che
delineano quindi un rettangolo aureo.
L’opera presenta la caratteristica impronta visionaria di Dalí, espressione della sua bizzarria e folle
ostentazione. L’artista produce questa tela nella parte della sua vita conosciuta come “periodo
mistico”, in cui si riavvicina al cristianesimo, non senza ambiguità e travagli interiori.
Il tema dell’Ultima Cena è trattato innumerevoli volte nel campo della pittura (si pensi a Leonardo).
Ma questa composizione è un’originalissima creazione fuori da ogni schema iconografico
tradizionale; è un’intima e solenne celebrazione che inquieta, crea sconcerto, conduce in un mondo
che sta “oltre”, in una dimensione eterea che si scorge sullo sfondo.
Il soggetto è un rito liturgico che ricapitola tutta la vita di Gesù. Dalí associa genialmente tutta la
storia del Cristo in un’unica composizione: il “luogo della parola” di Gesù (il lago di Galilea e
dintorni) e il “luogo del corpo” donato (il Cenacolo, a Gerusalemme). Il Cenacolo ha le pareti
trasparenti, che lasciano intravedere un enorme dodecaedro (il solido platonico strettamente
connesso con la sezione aurea) che fluttua sopra la tavola e la circonda: la geometria rappresenta qui
qualcosa di mistico che rimanda alla divina proporzione. Dalí stesso ha dato una spiegazione
all’intento di dare risalto al rapporto aureo nel quadro: egli ritiene che “l’eucaristia dev’essere
simmetrica”. La ragione della scelta del dodecaedro è invece da ricondurre alla particolare
concezione che Platone aveva di questo solido: esso sarebbe “la forma usata dalle divinità per
ricamare le costellazioni sull’insieme dei cieli” e quindi simbolo dell’universo nel suo insieme.
Altro elemento chiave della tela è la luce, generata da un sole all’orizzonte e nel contempo surreale,
che produce un effetto di sorpresa sull’osservatore.
Al centro della tavola, Cristo è quasi trasparente, l’unico a non proiettare ombra sull’immensa
tavola, anzi sembra essere lui stesso fonte di luce. Con una mano indica se stesso, la sua esistenza
terrena; con l’altra fa alzare lo sguardo alla sua prossima condizione di risorto. Il meraviglioso busto
geometrico, corpo celeste che domina la scena, innalzato tra cielo e terra, rimanda al Mistero
Pasquale. È additato dallo stesso Cristo al centro del banchetto, che svela così il significato della
rappresentazione.
La tavola spoglia, accoglie un pane e un calice, simboli eucaristici, elementi essenziali del
banchetto. I dodici apostoli sono raffigurati col capo chino e in una posizione di meditazione
monastica.
Su tutto trionfa una luce che non è più quella del crepuscolo del Giovedì santo ma quella dell’alba
della Pasqua. Lo spazio davanti è vuoto: come un invito a prendere posto davanti a tanta luce e a
renderci partecipi del Mistero Pasquale.
Non ce la facevo più e mi sedetti sul gradino della porta dell'ostello chiuso, qualcuno sarebbe arrivato...così speravo. Dopo un pò da una casa uscì un ometto che venne da me dicendomi (non so dirlo in spagnola ma allora ci capimmo) "L'hospitalera non c'è" e io gli risposi: "E allora che faccio?" "Va a Saagun" mi disse, "Quanti chilomentri sono?" "Solo 12" rispose...per me equivaleva alla traversata del Sahara, sconsolata mi riaccomodai sul gradino...disposta a dormire persino lì: "Non ce la faccio..sto qui" gli dissi e lui se ne andò. Dopo poco da un'altra casa uscì un altro ometto, arrivò da me e ripetè: "L'hospitalera non c'è...ma ti posso portare da suo marito" Così lo seguii. Il marito stava guardando la tv in una casa calda...che bello! Lui cercò in un cassetto e mi fece cenno di seguirlo e ritornammo all'ostello, aprì la porta e mi disse: "Aspetta qui" e mi lasciò da sola in un ingresso freddo, su un divano sfondo di vininpelle...ma era già qualche cosa! Così, stavo lì, ad aspettare non so che cosa, ma sulla parete di fronte a me c'era un poster con l'Ultima Cena di Dalì, questa che vedete, e...ci entrai, non so quanto tempo la cosa durò ma non mi importava più nulla di nulla, stavo lì con gli occhi fissi al quadro, anzi, c'ero dentro e, allora, "capii tutto" o almeno così mi parve...sapete che miracoli fanno la fatica, la solitudine, il freddo, la fame...insomma tutte quelle cose che accadono sui cammini, specialmente quando li si fanno da soli e d'inverno...poi "il marito" tornò, mi accese il riscaldamento in una camera e il boiler per fare la doccia e, quando molto più tardi arrivò la moglie scusandosi e raccontandomi che era andata ad ammazzare il maiale e aveva passato la giornata a fare salsicce (stagione giusta in novembre innoltrato), io me ne stavo al caldo del sacco a pelo. Mi diede da farmi da mangiare e finii la serata, un pò triste così da sola, a leggere sul libro dell'ostello le frasi dei pellegrini che mi avevano preceduto, ...ma quell'ultima cena non me la dimentico più! Sta a Washington e ci farei un viaggio solo per vederla...ne parlavo l'altro giorno con Federica alla mostra di Dalì, pittore che mi piaceva ma che non era il mio favorito quanto: Mirò o Magritte...da quel giorno solitario nel cuore di una Spagna solitaria e gelata, ho cominciato a guardare le sue opere con altri occhi...ma non riesco più ad arrivare a quella "profondità di comprensione" di quel tardo pomeriggio spagnolo.
Ieri sera l'ho cercata in internet e, su un sito sulla sezione aurea ho trovato quanto segue e che mi pare bello...ciaooo, buona giornata!
Il sacramento dell’Ultima Cena fu dipinto nel 1955 ed è oggi conservato al National Gallery di
Washington. Il primo riferimento alla sezione aurea nell’opera si rintraccia nelle dimensioni del
dipinto (all’incirca 268x167 cm) che sono in un rapporto molto vicino a quello aureo e che
delineano quindi un rettangolo aureo.
L’opera presenta la caratteristica impronta visionaria di Dalí, espressione della sua bizzarria e folle
ostentazione. L’artista produce questa tela nella parte della sua vita conosciuta come “periodo
mistico”, in cui si riavvicina al cristianesimo, non senza ambiguità e travagli interiori.
Il tema dell’Ultima Cena è trattato innumerevoli volte nel campo della pittura (si pensi a Leonardo).
Ma questa composizione è un’originalissima creazione fuori da ogni schema iconografico
tradizionale; è un’intima e solenne celebrazione che inquieta, crea sconcerto, conduce in un mondo
che sta “oltre”, in una dimensione eterea che si scorge sullo sfondo.
Il soggetto è un rito liturgico che ricapitola tutta la vita di Gesù. Dalí associa genialmente tutta la
storia del Cristo in un’unica composizione: il “luogo della parola” di Gesù (il lago di Galilea e
dintorni) e il “luogo del corpo” donato (il Cenacolo, a Gerusalemme). Il Cenacolo ha le pareti
trasparenti, che lasciano intravedere un enorme dodecaedro (il solido platonico strettamente
connesso con la sezione aurea) che fluttua sopra la tavola e la circonda: la geometria rappresenta qui
qualcosa di mistico che rimanda alla divina proporzione. Dalí stesso ha dato una spiegazione
all’intento di dare risalto al rapporto aureo nel quadro: egli ritiene che “l’eucaristia dev’essere
simmetrica”. La ragione della scelta del dodecaedro è invece da ricondurre alla particolare
concezione che Platone aveva di questo solido: esso sarebbe “la forma usata dalle divinità per
ricamare le costellazioni sull’insieme dei cieli” e quindi simbolo dell’universo nel suo insieme.
Altro elemento chiave della tela è la luce, generata da un sole all’orizzonte e nel contempo surreale,
che produce un effetto di sorpresa sull’osservatore.
Al centro della tavola, Cristo è quasi trasparente, l’unico a non proiettare ombra sull’immensa
tavola, anzi sembra essere lui stesso fonte di luce. Con una mano indica se stesso, la sua esistenza
terrena; con l’altra fa alzare lo sguardo alla sua prossima condizione di risorto. Il meraviglioso busto
geometrico, corpo celeste che domina la scena, innalzato tra cielo e terra, rimanda al Mistero
Pasquale. È additato dallo stesso Cristo al centro del banchetto, che svela così il significato della
rappresentazione.
La tavola spoglia, accoglie un pane e un calice, simboli eucaristici, elementi essenziali del
banchetto. I dodici apostoli sono raffigurati col capo chino e in una posizione di meditazione
monastica.
Su tutto trionfa una luce che non è più quella del crepuscolo del Giovedì santo ma quella dell’alba
della Pasqua. Lo spazio davanti è vuoto: come un invito a prendere posto davanti a tanta luce e a
renderci partecipi del Mistero Pasquale.
lunedì 19 marzo 2012
...alla fine del giorno dei papà...
...e allora che centra la foto di Don Achille Rossi di Città di Castello? Beh centra perchè oggi sono andata a trovarlo per poi andare a trovare "l'imbustata Marisa"...Fa bene parlare con Achille con la sua faccetta simpatica, questa foto l'ho trovata in internet ed è proprio lui: piccolino, con gli occhi stretti, il sorriso accattivante e un cervello grande così...sorpassato da un cuore che è ancora più grande. Io amo chiamarlo il "don Milani dei nostri giorni" per quello che fa e ha fatto per generazioni di ragazzi che lo chiamano, urlando "preteeee" che gli saltano addosso due volte più grandi di lui e che gli vogliono un gran bene perchè lui...li rende esseri liberi, li fa ragionare, li porta sul cammino camminando con loro nonostante tre bypass (quest'anno dall'Aquila dove sono arrivati l'anno scorso...primi "pellegrini con le Ali", arriveranno fino a Castelvecchio Subequo)...ma don Achille è anche un intelletuale finissimo, un impegnato da sempre nelle lotte giuste...con don Tonino Bello...bel bello se ne andò a Serajevo quando fioccavano ancora le bombe per testimoniare la pace, manda avanti un villaggio in India, i suoi ragazzini, con strepitose adozioni a distanza...grande amico di Raimon Panikkar...scrive benissimo e manda avanti una rivista che a molti "fa paura" perchè non ha peli sulla lingua: "L'altrapagina" e conosce mezzo mondo, le persone della Terra che hanno qualche cosa da dire perchè la Terra sia un posto migliore e poi...e poi, e poi...e uno si domanda come questa "piccola creatura" possa contenere tanto e fare tanto...E ALLORA LA FESTA DEL PAPA' CENTRA E COME! Perchè lui è "papà" di mezzo mondo...e oggi il tempo è stato limitato, ma parlare con lui...non è "deserto rosso" e ti senti dire quello che già sai ma che detto da lui è più importante, consolante, rasserenante anche se le situazioni non cambiano..."Torna quando vuoi" mi ha detto sulla porta della canonica bruttina vicino alla chiesa bruttina, nel quartiere industriale della città (una volta che gli dissi: "Achille ma è proprio brutta la tua chiesa!" lui si schermì: "ma no, non è poi così brutta" ma è veramente brutta, ma tanto li accade e vale tutte le magnifiche cattedrali messe insieme...) insomma, sono convinta che se la Chiesa si regge ancora è perchè, sparsi qua e là, molto sparsi e pochi aimè, ci sono "pretiiiiii" come Achille, "dal cuore grande così e dal cervello pure di più" Grazie amico caro!!...io andandomene gli ho detto: "Achille sei la mia roccia e sapere che esisti mi fa bene..." e lui rideva stringendo gli occhi che erano diventati due righine.
...Marisa, povera cucciola chiusa in una specie di "cintura di castità messa più in alto" ci ho riso sopra con lei: "A Marì, io imbusto tutti i giorni le credenziali e ci metto dentro il bollettino per l'eventuale offerta...che dici, la mettiamo nella tua busta/busto così magari ci fai un pò di soldi ?"
A lei, ovviamente, dispiace moltissimo non poter fare i Cammini Meditativi...ovviamente dispiace tantissimo anche a me...e non solo perchè "I cammini meditativi sono Marisa" ma anche perchè a maggio, quando con Oriano guiderò quello dalla Verna ad Assisi, sono giorni in cui tanti pellegrini arrivano ad Assisi e, anche se per ora non c'è l'ostello, quelli sono giorni in cui io dovrei essere qui...ma non sono Padre Pio per cui...sarò sui sentieri...domani vado in palestra...e sarò in forma per quei giorni, ciao a tutti e, anche se in ritardo, auguri ai pellegrini papà!
...Marisa, povera cucciola chiusa in una specie di "cintura di castità messa più in alto" ci ho riso sopra con lei: "A Marì, io imbusto tutti i giorni le credenziali e ci metto dentro il bollettino per l'eventuale offerta...che dici, la mettiamo nella tua busta/busto così magari ci fai un pò di soldi ?"
A lei, ovviamente, dispiace moltissimo non poter fare i Cammini Meditativi...ovviamente dispiace tantissimo anche a me...e non solo perchè "I cammini meditativi sono Marisa" ma anche perchè a maggio, quando con Oriano guiderò quello dalla Verna ad Assisi, sono giorni in cui tanti pellegrini arrivano ad Assisi e, anche se per ora non c'è l'ostello, quelli sono giorni in cui io dovrei essere qui...ma non sono Padre Pio per cui...sarò sui sentieri...domani vado in palestra...e sarò in forma per quei giorni, ciao a tutti e, anche se in ritardo, auguri ai pellegrini papà!
domenica 18 marzo 2012
...un angelo tra i capelli...
l'unica cosa che mi disturba di questo libro che sto leggendo è la scritta sopra il titolo dell'edizione che ho che dice: "L'incredibile storia vera di una donna che comunica con gli spiriti" frase che trovo fuorviante e un pò sensazionalistica e che non spiega il libro.
Il libro è bello, ed è vero che è una storia vera e, in un certo senso, è pure vero che lei vedi gli spiriti ma, più di tutto, lei da quando aveva due anni vede e comunica con gli angeli fino al punto di essere considerata "ritardata" e trattata di conseguenza da piccola...
Libro semplice, pieno di luce, pieno di consolazione e d'Amore con pagine molto vicine a quello che sta accadendo ad un'amica e al suo piccolo angelo appena nato...poi ve ne parlerò, non ora, non è il momento....ma il libro leggetelo, fa star bene e spiega, almeno per me, tante sensazioni a cui, a volte, non ho saputo dare risposta. L'edizione che sto leggendo è della BUR e immagino facile da trovare, a me l'ha prestato una persona con cui ci stiamo scambiando libri...fittamente e così lei mi ha dato questo e io le ho dato "Colloqui con gli angeli" di Swidenborg...insomma, letture alate. Mi ributto sulla traduzione...le ultime pagine sono sempre le più lente!
Il libro è bello, ed è vero che è una storia vera e, in un certo senso, è pure vero che lei vedi gli spiriti ma, più di tutto, lei da quando aveva due anni vede e comunica con gli angeli fino al punto di essere considerata "ritardata" e trattata di conseguenza da piccola...
Libro semplice, pieno di luce, pieno di consolazione e d'Amore con pagine molto vicine a quello che sta accadendo ad un'amica e al suo piccolo angelo appena nato...poi ve ne parlerò, non ora, non è il momento....ma il libro leggetelo, fa star bene e spiega, almeno per me, tante sensazioni a cui, a volte, non ho saputo dare risposta. L'edizione che sto leggendo è della BUR e immagino facile da trovare, a me l'ha prestato una persona con cui ci stiamo scambiando libri...fittamente e così lei mi ha dato questo e io le ho dato "Colloqui con gli angeli" di Swidenborg...insomma, letture alate. Mi ributto sulla traduzione...le ultime pagine sono sempre le più lente!
...la comunità...
sono alle battute finali della traduzione...ancora 10 pagine e poi il lungo lavoro di rileggere tutto e correggere nuovamente per cui..non sono alla fine del lavoro anche se pare che lo sia.
Il capitolo quasi finale è su come Scott Peck immagina la presidenza americana, il Gabinetto di Presidenza come comunità, pare un sogno e forse lo è ma ha senso e, come per tutte le 335 pagine del libro il concetto di vera comunità salta fuori, ovviamente, anche in questo capitolo. Quando la psicologa pellegrina tedesca mi commisionò la traduzione e mentre le facevo vedere la..."futura Ruah..." lei disse una cosa che allora mi parve un pò "fanatica" disse più o meno: "Non sono disposta a mettere su niente che non segua le leggi della comunità di cui parla Scott Peck..." allora mi sembrò eccessivo, di parte, un pò "tagliato con l'accetta" e pure un pò molto "tedesco" nel senso di: "O così, o così" ma ora, dopo quasi 330 pagine..."sono tedesca anch'io" anche perchè, di contro, questo che è un periodo di: "Attesa del miracolo annunciato Ruah" è anche il periodo del "deserto rosso" dove la comunicazione con chi un tempo era "un gruppetto di amiche" pare essere ...andata a puttane (scusate il termine ma rende) e allora, mentre visualizzo la Ruah fino ad immaginare un "mini monumento ricordo di Lucio Dalla lì," che per chi non ha niente in mano è un certo livello di "raffinata visualizzazione," immagino anche un Livello di comunicazione fra le persone che sia quello che Scott Peck chiama "la vera comunità" e non sono disposta ad andare sotto questo livello...fanatica? No, è solo che o si riesce ad essere così puliti da dirsi le cose in faccia, anche quelle dolorose, soffrendo e non fuggendo (la non fuga è una delle leggi della comunità) o si è disposti ad essere vulnerabili (altra legge) o..."meglio soli che male accompagnati" e, veramente, non ci sono mezze misure! Non si può nemmeno concepire che un rapporto possa andare avanti a sms o emails, non si può nemmeno pensare che si sia "a metà" del tipo: "vorrei essere dentro ma...a condizione di..." no, la Ruah nascerà come un vento nuovo e fresco, dove ci si può anche litigare ma che è "un posto sicuro" dove farlo (altra caratteristica della vera comunità)...questo libro, dolorosamente, è stato illuminante per me...contiene quello che vorrei, con anche tutte le difficoltà personali per attuarlo perchè ..."non sono San Francesco" come mi è stato una volta obbiettato (sai che scoperta!), e il dolore è il vedere che non lo si ha e che questa "costruzione" è importante tanto quanto l'acquisizione delle pietre fisiche del luogo...
Copio qui un breve stralcio di questo penultimo capitolo...si parla di Gabinetti di presidenza e di funzione del Presidente degli Stati Uniti(il questo caso Peck lo immagina donna) ma si potrebbe parlare di qualsiasi gruppo perchè "tola e mandola l'è samper cla niola" Buona domenica a tutti!
Le persone che non hanno mai sperimentato la comunità genuina posso essere portate a pensare che ciò che richiede il processo decisionale consensuale della comunità possa indebolire la potenza della presidenza – che tutte le decisioni sarebbero annacquate dal compromesso – ma è decisamente l’opposto perche la Presidenza, così come è, è normalmente troppo debole. Operando da solo, il presidente è incapace di esercitare il coraggio necessario richiesto da una vera leadership spirituale per il Paese verso direzioni che sono sane ma impopolari.
Non sottostimate il costo del coraggio e dell’integrità, non vi è un singolo essere umano che possa possedere l’integrità e il coraggio per poter essere un decente Capo Esecutivo all’interno del sistema così come è ora. Lui o lei sarebbero troppo sopraffatti dalle responsabilità; troppo frammentati dalle richieste conflittuali; troppo soli e isolati per mantenere il loro equilibrio e resistere alle tentazioni dello svendere ai lobbisti e ai costruttori di immagini; per prendere posizione su ciò che è giusto; per avere la forza di carattere per sopportare con vera nobiltà il fuoco di fila delle richieste che vengono fatte alla presidenza così come ora è costituita.
Non è puramente una questione di delega. Nel sistema odierno il presidente può, in teoria, delegare qualsiasi compito lui può scegliere e perciò ottenere qualsiasi “supporto tattico” paia essere necessario. Ma io non sto parlando di supporto tattico ma, bensì, di sostegno emozionale. Non credo che nessun essere umano possa esercitare il coraggio richiesto dalla presidenza in questa epoca di potenziale olocausto senza il sostegno emozionale di una comunità permanente.
Non sto nemmeno parlando che abbia l’intensità dei “gruppi di sostegno.” Molti presidenti hanno avuto un gruppo di sostegno di un tipo o di un altro; amiconi o “ministeri casalinghi.” Ma questi hanno avuto la tendenza di dargli il genere di sostegno che è fornito dai gli “uomini del sì” del mondo. Questo sostegno può essere incoraggiante ma non necessariamente saggio. Anzi, vi è il pericolo che dia a la presidente un falso coraggio.
No, sto parlando di una comunità permanente vera e intensa. La comunità non è un gruppo di persone che la pensano completamente allo stesso modo; le persone del sì. La comunità mentre può essere disegnata in modo da includere talenti specifici, deve anche essere pensata includendo le differenze; che sia inclusiva e non una clique. Nella mia immaginazione il presidente del futuro si auto limiterà non scegliendo “persone del sì” per il suo Gabinetto, Oltre al scegliere sulla base della loro maturità emozionale, lei sceglierà i membri del suo Gabinetto/comunità per la loro varietà, per le differenze delle loro origini, per come si mostrano e per le loro personalità.
Avrà inoltre un grande livelli di tolleranza dei conflitti. La comunità è un luogo sicuro dove conflitti appropriati sono benaccetti e affrontati piuttosto che temuti o evitati. E’ un gruppo che ha imparato a combattere con grazia. Anche se il suo ruolo primario sarà quello di facilitare lo sviluppo e il mantenimento del suo Gabinetto/comunità, il presidente del futuro non se ne starà distaccato dalla baruffa. Lei sarà un membro della comunità, responsabile nei confronti degli altri membri così come loro saranno nei suoi confronti. Avrà bisogno del suo incoraggiamento ma non di più di quanto avrà bisogno del loro dubbio e del loro non essere d’accordo con lei, avrà bisogno delle loro critiche e del confronto con loro per la sua integrità. Come un giorno disse un membro di una comunità di luogo termine: “Ci amiamo reciprocamente così tanto da non permettere a nessuno di farla franca su qualsiasi cosa.”
Il battagliare con grazia che accade nella comunità genuina, non solo fornirà il coraggio e l’integrità che è richiesta ad un presidenza radicalmente "povera di spirito," ma sarà pure la sua base intellettuale. E’ mia esperienza che i gruppi che lavorano (ovvero vere comunità che lavorano permanentemente) continuamente arrivano alle radici dei problemi e delle cose. Nel lottare insieme immergendosi e superando le loro differenze, la comunità giunge sempre al fondo delle questioni di base. Riesce a non essere portata fuori strada dalle superficialità e perciò non si comporta reattivamente; mentre, in anni recenti, la presidenza ha spesso avuto la tendenza a comportarsi in modo reattivo.
Il capitolo quasi finale è su come Scott Peck immagina la presidenza americana, il Gabinetto di Presidenza come comunità, pare un sogno e forse lo è ma ha senso e, come per tutte le 335 pagine del libro il concetto di vera comunità salta fuori, ovviamente, anche in questo capitolo. Quando la psicologa pellegrina tedesca mi commisionò la traduzione e mentre le facevo vedere la..."futura Ruah..." lei disse una cosa che allora mi parve un pò "fanatica" disse più o meno: "Non sono disposta a mettere su niente che non segua le leggi della comunità di cui parla Scott Peck..." allora mi sembrò eccessivo, di parte, un pò "tagliato con l'accetta" e pure un pò molto "tedesco" nel senso di: "O così, o così" ma ora, dopo quasi 330 pagine..."sono tedesca anch'io" anche perchè, di contro, questo che è un periodo di: "Attesa del miracolo annunciato Ruah" è anche il periodo del "deserto rosso" dove la comunicazione con chi un tempo era "un gruppetto di amiche" pare essere ...andata a puttane (scusate il termine ma rende) e allora, mentre visualizzo la Ruah fino ad immaginare un "mini monumento ricordo di Lucio Dalla lì," che per chi non ha niente in mano è un certo livello di "raffinata visualizzazione," immagino anche un Livello di comunicazione fra le persone che sia quello che Scott Peck chiama "la vera comunità" e non sono disposta ad andare sotto questo livello...fanatica? No, è solo che o si riesce ad essere così puliti da dirsi le cose in faccia, anche quelle dolorose, soffrendo e non fuggendo (la non fuga è una delle leggi della comunità) o si è disposti ad essere vulnerabili (altra legge) o..."meglio soli che male accompagnati" e, veramente, non ci sono mezze misure! Non si può nemmeno concepire che un rapporto possa andare avanti a sms o emails, non si può nemmeno pensare che si sia "a metà" del tipo: "vorrei essere dentro ma...a condizione di..." no, la Ruah nascerà come un vento nuovo e fresco, dove ci si può anche litigare ma che è "un posto sicuro" dove farlo (altra caratteristica della vera comunità)...questo libro, dolorosamente, è stato illuminante per me...contiene quello che vorrei, con anche tutte le difficoltà personali per attuarlo perchè ..."non sono San Francesco" come mi è stato una volta obbiettato (sai che scoperta!), e il dolore è il vedere che non lo si ha e che questa "costruzione" è importante tanto quanto l'acquisizione delle pietre fisiche del luogo...
Copio qui un breve stralcio di questo penultimo capitolo...si parla di Gabinetti di presidenza e di funzione del Presidente degli Stati Uniti(il questo caso Peck lo immagina donna) ma si potrebbe parlare di qualsiasi gruppo perchè "tola e mandola l'è samper cla niola" Buona domenica a tutti!
Le persone che non hanno mai sperimentato la comunità genuina posso essere portate a pensare che ciò che richiede il processo decisionale consensuale della comunità possa indebolire la potenza della presidenza – che tutte le decisioni sarebbero annacquate dal compromesso – ma è decisamente l’opposto perche la Presidenza, così come è, è normalmente troppo debole. Operando da solo, il presidente è incapace di esercitare il coraggio necessario richiesto da una vera leadership spirituale per il Paese verso direzioni che sono sane ma impopolari.
Non sottostimate il costo del coraggio e dell’integrità, non vi è un singolo essere umano che possa possedere l’integrità e il coraggio per poter essere un decente Capo Esecutivo all’interno del sistema così come è ora. Lui o lei sarebbero troppo sopraffatti dalle responsabilità; troppo frammentati dalle richieste conflittuali; troppo soli e isolati per mantenere il loro equilibrio e resistere alle tentazioni dello svendere ai lobbisti e ai costruttori di immagini; per prendere posizione su ciò che è giusto; per avere la forza di carattere per sopportare con vera nobiltà il fuoco di fila delle richieste che vengono fatte alla presidenza così come ora è costituita.
Non è puramente una questione di delega. Nel sistema odierno il presidente può, in teoria, delegare qualsiasi compito lui può scegliere e perciò ottenere qualsiasi “supporto tattico” paia essere necessario. Ma io non sto parlando di supporto tattico ma, bensì, di sostegno emozionale. Non credo che nessun essere umano possa esercitare il coraggio richiesto dalla presidenza in questa epoca di potenziale olocausto senza il sostegno emozionale di una comunità permanente.
Non sto nemmeno parlando che abbia l’intensità dei “gruppi di sostegno.” Molti presidenti hanno avuto un gruppo di sostegno di un tipo o di un altro; amiconi o “ministeri casalinghi.” Ma questi hanno avuto la tendenza di dargli il genere di sostegno che è fornito dai gli “uomini del sì” del mondo. Questo sostegno può essere incoraggiante ma non necessariamente saggio. Anzi, vi è il pericolo che dia a la presidente un falso coraggio.
No, sto parlando di una comunità permanente vera e intensa. La comunità non è un gruppo di persone che la pensano completamente allo stesso modo; le persone del sì. La comunità mentre può essere disegnata in modo da includere talenti specifici, deve anche essere pensata includendo le differenze; che sia inclusiva e non una clique. Nella mia immaginazione il presidente del futuro si auto limiterà non scegliendo “persone del sì” per il suo Gabinetto, Oltre al scegliere sulla base della loro maturità emozionale, lei sceglierà i membri del suo Gabinetto/comunità per la loro varietà, per le differenze delle loro origini, per come si mostrano e per le loro personalità.
Avrà inoltre un grande livelli di tolleranza dei conflitti. La comunità è un luogo sicuro dove conflitti appropriati sono benaccetti e affrontati piuttosto che temuti o evitati. E’ un gruppo che ha imparato a combattere con grazia. Anche se il suo ruolo primario sarà quello di facilitare lo sviluppo e il mantenimento del suo Gabinetto/comunità, il presidente del futuro non se ne starà distaccato dalla baruffa. Lei sarà un membro della comunità, responsabile nei confronti degli altri membri così come loro saranno nei suoi confronti. Avrà bisogno del suo incoraggiamento ma non di più di quanto avrà bisogno del loro dubbio e del loro non essere d’accordo con lei, avrà bisogno delle loro critiche e del confronto con loro per la sua integrità. Come un giorno disse un membro di una comunità di luogo termine: “Ci amiamo reciprocamente così tanto da non permettere a nessuno di farla franca su qualsiasi cosa.”
Il battagliare con grazia che accade nella comunità genuina, non solo fornirà il coraggio e l’integrità che è richiesta ad un presidenza radicalmente "povera di spirito," ma sarà pure la sua base intellettuale. E’ mia esperienza che i gruppi che lavorano (ovvero vere comunità che lavorano permanentemente) continuamente arrivano alle radici dei problemi e delle cose. Nel lottare insieme immergendosi e superando le loro differenze, la comunità giunge sempre al fondo delle questioni di base. Riesce a non essere portata fuori strada dalle superficialità e perciò non si comporta reattivamente; mentre, in anni recenti, la presidenza ha spesso avuto la tendenza a comportarsi in modo reattivo.
venerdì 16 marzo 2012
primo giorno di palestra...
...e a parte vedersi negli specchio come un grosso blob tutto è andato bene, il personal trainer è gentile e professionale, non c'è la musica a tutto volume (cosa che odio) e sei veramente seguito....e ho pure fatto la scoperta che in vita mia...ho sbagliato tutto...pare che correre tutti i giorni come per ben 10 anni ho fatto anche con la neve o il ghiaccio (senza contare che ero in una storia così pazzesca che non si mangiava neppure per cui è un miracolo che non mi sia rovinata la salute) beh, specialmente alle donne l'iper produzione di acido lattico conseguente fa venire la cellulite!...Mannaggia !! Insomma, non credo che diventerò una silfide ma il movimento mi serve e ora ne ho proprio bisogno...il trainer mi ha detto di andarci al massimo tre volte alla settimana se non...esagero di nuovo per cui si può decisamente fare, combinando le "macchine infernali" con pilates...beh va bene...e poi hanno dei prezzi buoni per cui...diamoci alla palestra...con la giusta moderazione...
giovedì 15 marzo 2012
poesia...
per non aver scritto un post sta mattina mi sembra di non aver scritto per mesi...alla faccia di quella che non doveva più scrivere! Beh, in realtà non ho nulla di speciale da raccontarvi se non che...mi mancano 30 pagine alla fine della traduzione! Poi dovrò rivedere tutto ma sono in dirittura d'arrivo. Mi sono iscritta in palestra e domani inizio e...ogni tanto leggo le poesie e questa è proprio tanto bella per cui, non avendo io nulla da dirvi queste parole hanno tanto in vece mia, buona serata!
Nella moltitudine
Wislawa Szymborska
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.
Nel guardaroba della natura
c'è un mucchio di costumi:
ragno, gabbiano, topo di campagna.
Ognuno va subito a pennello
ed è portato docilmente
finché si consuma.
Anch'io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.
Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d'erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.
E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?
La sorte, finora,
mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.
Poteva essermi tolta
l'inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa - ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
Nella moltitudine
Wislawa Szymborska
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.
Nel guardaroba della natura
c'è un mucchio di costumi:
ragno, gabbiano, topo di campagna.
Ognuno va subito a pennello
ed è portato docilmente
finché si consuma.
Anch'io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.
Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d'erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.
E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?
La sorte, finora,
mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.
Poteva essermi tolta
l'inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa - ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
mercoledì 14 marzo 2012
AZAZEL...o della divisione e la...Rivoluzione del Giovedì Santo
Nome "dolcissimo" Azazel...con quel EL finale che ricorda tanto Michael e tutti gli angeli e arcangeli...ma è il nome del diavolo...oibò e in questo stupendo libro è anche di più, anzi, direi che è il nome molto più nobile della coscienza indivisa: bianca e nera. O Dio e allora la divisione? beh, leggete questo stupendo libro, scritto strepitosamente da un autore egiziano: Youssef Ziedan che, nella quarta di copertina viene definito:
"nato nel 1958, è un rinnomato studioso egiziano specializzato in studi arabi e musulmani. Direttore del Centro dei Manoscritti e del Museo della Biblioteca di Alessandria, nel 2011 ha pubblicato con Neri Pozza il romanzo Nabateo lo Scriba"
Questo, in forma di romanzo, racconta dei tempi di Cirillo di Alessandria (mannaggia la Chiesa lo chiama ancora santo!) un Vescovo massacratore e fanatico, quello che fece scorticare Ippazia e di Nestorio, altro vescovo di altra tempra...e di tutto quello che seguì...libro illuminante, come dicevo stupendamente scritto che non si vorrebbe che terminasse mai perchè la storia del monaco Ipa è, in qualche modo, la storia di un vero cristiano che vuole capire...aiutato dalla coscienza.
Proprio ieri una persona mi diceva che lo zio prete, quando la confessò per la Cresima le disse: "Il problema è che tu leggi tanto..." Il "peccato" è, in realtà che lo si dica o meno, il non fermarsi nella ricerca...il leggere perchè "meno sai e più accetti, meno ti fai domande, e più sei manovrabile..." Questo è un libro che apre la testa: l'edizione è Beat 2011
Nella prima pagina c'è una frase stupenda che riporto, è subito sotto alla dedica:
"Ognuno ha il proprio demone, anch'io ho il mio. Ma il mio, con l'aiuto di Dio, si è convertito..." Detto attribuito al Profeta Muhammad e tramandato in questa forma dall'Immam al-Bukhari
ma non è finita...questo bel libro l'ho finito di leggere in treno ieri sera e, oggi, mi sono rimessa a tradurre e, dopo il capitolo sulla corsa agli armamenti e il creare la comunità mondiale per la pace sono al capitolo sulla Chiesa Cristiana negli Stati Uniti...(notate che questo è un libro uscito in America nel 1987...fosse mai cambiato qualche cosa nel frattempo!!) che però inizia con qualche cosa che ci riguarda tutti e che "magicamente" si lega al libro di cui sopra, trascrivo qui questi paragrafi ancora da sistemare per cui è una traduzione ancora da limare...ma ci sta troppo bene con il resto per cui...:
LA RIVOLUZIONE DEL GIOVEDI’ SANTO
Da cristiano, io considero come il più importante giorno dell’anno non Pasqua, e nemmeno il giorno di Natale ma il Giovedì Santo.
Per il significato di questo giorno sono debitore ad una serie di conferenze: The Holy Thursaday Revolution della filosofa cristiana Beatrice Bruteau. In esse lei sottolineava che la più grande rivoluzione nella storia del genere umano si è compiuta nel “Maundy Thursday,” il Giovedì Santo, il giorno prima della crocefissione di Gesù.
Lei vede questo come una rivoluzione in due stadi: il primo stadio accadde quando Gesù lavò i piedi dei suoi discepoli perché fino a quel momento il punto focale di tutte le cose era stato quello della soprafazione dell’uomo sull’uomo e, quando l’uno era salito in cima all’altro, dello starci o del salire ancora più in alto. Ma qui accade che quest’uomo che era già in alto – che era un rabbi, un insegnante, un maestro – improvvisamente si abbassa fino al punto più basso ed inizia a lavare i piedi dei suoi seguaci. In quell’atto Gesù simbolicamente capovolge completamente l’ordine sociale e persino i suoi discepoli, non comprendendo che stava succedendo, sono orripilanti dal Suo comportamento.
La Bruteau poi fa notare che Gesù, dopo aver simbolicamente rovesciato l’intero ordine sociale, ci dà un nuovo ordine sociale nell’Ultima Cena, attraverso la forma simbolica della Comunione. Attraverso Gesù i primi cristiani scoprirono il segreto della comunità e sappiamo bene che fu così attraverso la storia dell’inizio della Chiesa. Ma, dato che noi abbiamo quasi perduto questo segreto, non riusciamo a comprendere il potere che un tempo esso ha avuto.
Nel suo libro The Secret of Love Keith Miller spiega come fu che i cristiani delle origini fossero degli evangelizzatori di così grande successo. Non fu per il loro carisma – non perché il messaggio cristiano fosse così appetibile ( è proprio il contrario, è la dottrina meno appetibile che ci sia) ma è perché avevano scoperto il segreto della comunità. E così, di solito, non dovevano muovere un dito per evangelizzare. Qualcuno che si fosse trovato a camminare nelle stradette secondarie di Corinto o di Efeso si sarebbe imbattuto in un gruppo di persone sedute insieme a parlare di una cosa assai strana, qualcosa che si riferiva ad un uomo ed ad un albero, ad una esecuzione e ad una tomba vuota, e quello di cui parlavano non aveva alcun senso per chi li osservava dall’esterno. Ma vi era qualche cosa nel modo in cui parlavano gli uni con gli altri, del modo in cui piangevano insieme, del modo con cui si guardavano in faccia, del modo con cui ridevano assieme, del modo con cui si toccavano gli uni gli altri che aveva uno strano fascino che attirava. Miller dice che emanavano il profumo dell’amore e così , l’estraneo, proseguiva il suo cammino fino alla fine del vicolo per poi sentirsi richiamato indietro verso questo piccolo gruppo, così come accade ad un ape attratta dal fiore. Lo straniero si sarebbe messo ad ascoltare ancora per poi andarsene nuovamente pensando: “Non ho la più pallida idea di che cosa sta gente stia parlando ma…” ritornandosene nuovamente indietro verso di loro “qualsiasi cosa sia, voglio averla anch’io, voglio esserne parte.”
Questa cosa avrebbe potuto sembrarmi puramente l’immaginazione di una autore romantico se non ne fossi io stesso stato testimone, se non avessi visto la stessa cosa accadere. Ho guidato gruppi di costruzione della comunità in alberghi “assolutamente sterili e anonimi” eppure gli impiegati alla reception o le barriste mi fermavano, o fermavano altri membri del gruppo dicendo: “Non so che state facendo la dentro quella stanza, ma smetto di lavorare alle tre, posso unirmi a voi?”
La Rivoluzione del Giovedì Santo cominciò ad essere abortita al tempo di Costantino, quando il cristianesimo divenne una religione legalizzata e, poco tempo dopo, questo aborto divenne virtualmente compiuto quando divenne la religione ufficiale; la religione di Stato. A quel punto essere cristiani divenne sicuro, la crisi era stata superata e, quando la crisi termina, la comunità di solito tende a scomparire. Così accadde che essendo da tempo passato il tempo dei martiri, la Cristianità iniziò a dissanguarsi e il "sangue" iniziò a sparire dalla Chiesa.
Quello che “disperatamente” abbiamo bisogno di capire nuovamente è che è pericoloso essere veri cristiani. Chiunque, la lei o il lui che prende il suo essere cristiano seriamente, realizzerà che la crocefissione non è qualche cosa accaduta ad un uomo duemila anni fa e che il martirio non è il fato che accadde ai suoi primi seguaci. Dovrebbe essere un rischio onnipresente di ogni cristiano. I cristiani dovrebbero aver bisogno, in un certo senso, di vivere pericolosamente se vogliono vivere secondo la loro fede perché il Tempo ha reso ciò apparente. Il Tempo oggi ci chiede di rischiare grosso per la pace e il combattere le forze colluse della corsa agli armamenti – i principati e i poteri di questo mondo – e ciò include veramente il rischio del martirio. Dal tempo di Costantino vi sono stati altri martiri cristiani e la cosa è accaduta più o meno occasionalmente, ma il nostro non è più il Tempo dell’anima coraggiosa e isolata che vive la sua fede e muore per essa. La crisi è troppo allargata. Oggi è il Tempo per una azione comune, di congregazione e per un rischio corporativo.
Un altro modo per mettere in parole la questione più cruciale dei nostri tempi è, perciò, se il rischio della corsa agli armamenti può riportarci ad una crisi della Cristianità e, di conseguenza, ricostruire l’eredità di comunità della Chiesa di Gesù.
Detto tutto ciò e, siccome io sono forse "esagerata" come dice Dalì e, come dice Dalla: "Quello che sono l'ho voluto io" permettetemi: io amo Roma ma in Piazza del Vaticano non ci riesco più ad andare...è più forte di me, mi viene il vomito...sorry per chi fa la Francigena...io amo i Benedetto Labre, i Filippo Neri...di Roma...e tutti quelli che come loro sono o sono stati santi e che il potere mai proclamerà tali...ognuno è libero...io avrei voluto essere a Corino o a Efeso nei tempi che dice Scott Peck e...spero in un giorno di rinascimento vero...in fondo siamo in una crisi, perchè non approfittarne e ritornare a Efeso e a Corinto, pre san Paolo?!
"nato nel 1958, è un rinnomato studioso egiziano specializzato in studi arabi e musulmani. Direttore del Centro dei Manoscritti e del Museo della Biblioteca di Alessandria, nel 2011 ha pubblicato con Neri Pozza il romanzo Nabateo lo Scriba"
Questo, in forma di romanzo, racconta dei tempi di Cirillo di Alessandria (mannaggia la Chiesa lo chiama ancora santo!) un Vescovo massacratore e fanatico, quello che fece scorticare Ippazia e di Nestorio, altro vescovo di altra tempra...e di tutto quello che seguì...libro illuminante, come dicevo stupendamente scritto che non si vorrebbe che terminasse mai perchè la storia del monaco Ipa è, in qualche modo, la storia di un vero cristiano che vuole capire...aiutato dalla coscienza.
Proprio ieri una persona mi diceva che lo zio prete, quando la confessò per la Cresima le disse: "Il problema è che tu leggi tanto..." Il "peccato" è, in realtà che lo si dica o meno, il non fermarsi nella ricerca...il leggere perchè "meno sai e più accetti, meno ti fai domande, e più sei manovrabile..." Questo è un libro che apre la testa: l'edizione è Beat 2011
Nella prima pagina c'è una frase stupenda che riporto, è subito sotto alla dedica:
"Ognuno ha il proprio demone, anch'io ho il mio. Ma il mio, con l'aiuto di Dio, si è convertito..." Detto attribuito al Profeta Muhammad e tramandato in questa forma dall'Immam al-Bukhari
ma non è finita...questo bel libro l'ho finito di leggere in treno ieri sera e, oggi, mi sono rimessa a tradurre e, dopo il capitolo sulla corsa agli armamenti e il creare la comunità mondiale per la pace sono al capitolo sulla Chiesa Cristiana negli Stati Uniti...(notate che questo è un libro uscito in America nel 1987...fosse mai cambiato qualche cosa nel frattempo!!) che però inizia con qualche cosa che ci riguarda tutti e che "magicamente" si lega al libro di cui sopra, trascrivo qui questi paragrafi ancora da sistemare per cui è una traduzione ancora da limare...ma ci sta troppo bene con il resto per cui...:
LA RIVOLUZIONE DEL GIOVEDI’ SANTO
Da cristiano, io considero come il più importante giorno dell’anno non Pasqua, e nemmeno il giorno di Natale ma il Giovedì Santo.
Per il significato di questo giorno sono debitore ad una serie di conferenze: The Holy Thursaday Revolution della filosofa cristiana Beatrice Bruteau. In esse lei sottolineava che la più grande rivoluzione nella storia del genere umano si è compiuta nel “Maundy Thursday,” il Giovedì Santo, il giorno prima della crocefissione di Gesù.
Lei vede questo come una rivoluzione in due stadi: il primo stadio accadde quando Gesù lavò i piedi dei suoi discepoli perché fino a quel momento il punto focale di tutte le cose era stato quello della soprafazione dell’uomo sull’uomo e, quando l’uno era salito in cima all’altro, dello starci o del salire ancora più in alto. Ma qui accade che quest’uomo che era già in alto – che era un rabbi, un insegnante, un maestro – improvvisamente si abbassa fino al punto più basso ed inizia a lavare i piedi dei suoi seguaci. In quell’atto Gesù simbolicamente capovolge completamente l’ordine sociale e persino i suoi discepoli, non comprendendo che stava succedendo, sono orripilanti dal Suo comportamento.
La Bruteau poi fa notare che Gesù, dopo aver simbolicamente rovesciato l’intero ordine sociale, ci dà un nuovo ordine sociale nell’Ultima Cena, attraverso la forma simbolica della Comunione. Attraverso Gesù i primi cristiani scoprirono il segreto della comunità e sappiamo bene che fu così attraverso la storia dell’inizio della Chiesa. Ma, dato che noi abbiamo quasi perduto questo segreto, non riusciamo a comprendere il potere che un tempo esso ha avuto.
Nel suo libro The Secret of Love Keith Miller spiega come fu che i cristiani delle origini fossero degli evangelizzatori di così grande successo. Non fu per il loro carisma – non perché il messaggio cristiano fosse così appetibile ( è proprio il contrario, è la dottrina meno appetibile che ci sia) ma è perché avevano scoperto il segreto della comunità. E così, di solito, non dovevano muovere un dito per evangelizzare. Qualcuno che si fosse trovato a camminare nelle stradette secondarie di Corinto o di Efeso si sarebbe imbattuto in un gruppo di persone sedute insieme a parlare di una cosa assai strana, qualcosa che si riferiva ad un uomo ed ad un albero, ad una esecuzione e ad una tomba vuota, e quello di cui parlavano non aveva alcun senso per chi li osservava dall’esterno. Ma vi era qualche cosa nel modo in cui parlavano gli uni con gli altri, del modo in cui piangevano insieme, del modo con cui si guardavano in faccia, del modo con cui ridevano assieme, del modo con cui si toccavano gli uni gli altri che aveva uno strano fascino che attirava. Miller dice che emanavano il profumo dell’amore e così , l’estraneo, proseguiva il suo cammino fino alla fine del vicolo per poi sentirsi richiamato indietro verso questo piccolo gruppo, così come accade ad un ape attratta dal fiore. Lo straniero si sarebbe messo ad ascoltare ancora per poi andarsene nuovamente pensando: “Non ho la più pallida idea di che cosa sta gente stia parlando ma…” ritornandosene nuovamente indietro verso di loro “qualsiasi cosa sia, voglio averla anch’io, voglio esserne parte.”
Questa cosa avrebbe potuto sembrarmi puramente l’immaginazione di una autore romantico se non ne fossi io stesso stato testimone, se non avessi visto la stessa cosa accadere. Ho guidato gruppi di costruzione della comunità in alberghi “assolutamente sterili e anonimi” eppure gli impiegati alla reception o le barriste mi fermavano, o fermavano altri membri del gruppo dicendo: “Non so che state facendo la dentro quella stanza, ma smetto di lavorare alle tre, posso unirmi a voi?”
La Rivoluzione del Giovedì Santo cominciò ad essere abortita al tempo di Costantino, quando il cristianesimo divenne una religione legalizzata e, poco tempo dopo, questo aborto divenne virtualmente compiuto quando divenne la religione ufficiale; la religione di Stato. A quel punto essere cristiani divenne sicuro, la crisi era stata superata e, quando la crisi termina, la comunità di solito tende a scomparire. Così accadde che essendo da tempo passato il tempo dei martiri, la Cristianità iniziò a dissanguarsi e il "sangue" iniziò a sparire dalla Chiesa.
Quello che “disperatamente” abbiamo bisogno di capire nuovamente è che è pericoloso essere veri cristiani. Chiunque, la lei o il lui che prende il suo essere cristiano seriamente, realizzerà che la crocefissione non è qualche cosa accaduta ad un uomo duemila anni fa e che il martirio non è il fato che accadde ai suoi primi seguaci. Dovrebbe essere un rischio onnipresente di ogni cristiano. I cristiani dovrebbero aver bisogno, in un certo senso, di vivere pericolosamente se vogliono vivere secondo la loro fede perché il Tempo ha reso ciò apparente. Il Tempo oggi ci chiede di rischiare grosso per la pace e il combattere le forze colluse della corsa agli armamenti – i principati e i poteri di questo mondo – e ciò include veramente il rischio del martirio. Dal tempo di Costantino vi sono stati altri martiri cristiani e la cosa è accaduta più o meno occasionalmente, ma il nostro non è più il Tempo dell’anima coraggiosa e isolata che vive la sua fede e muore per essa. La crisi è troppo allargata. Oggi è il Tempo per una azione comune, di congregazione e per un rischio corporativo.
Un altro modo per mettere in parole la questione più cruciale dei nostri tempi è, perciò, se il rischio della corsa agli armamenti può riportarci ad una crisi della Cristianità e, di conseguenza, ricostruire l’eredità di comunità della Chiesa di Gesù.
Detto tutto ciò e, siccome io sono forse "esagerata" come dice Dalì e, come dice Dalla: "Quello che sono l'ho voluto io" permettetemi: io amo Roma ma in Piazza del Vaticano non ci riesco più ad andare...è più forte di me, mi viene il vomito...sorry per chi fa la Francigena...io amo i Benedetto Labre, i Filippo Neri...di Roma...e tutti quelli che come loro sono o sono stati santi e che il potere mai proclamerà tali...ognuno è libero...io avrei voluto essere a Corino o a Efeso nei tempi che dice Scott Peck e...spero in un giorno di rinascimento vero...in fondo siamo in una crisi, perchè non approfittarne e ritornare a Efeso e a Corinto, pre san Paolo?!
...quanto sei bella Roma...
che splendida giornata romana mi sono goduta! Grande merito, oltre che dello splendore primaverile di Roma, è stato di Federica e delle sue amiche, pellegrine che non avevo mai incontrato ma con cui, con Federica, ci eravamo scambiate emails da un pò. Mi sono sentita a casa, Roma è stata "casa" per me per 3 anni, ma sta volta ero di più a casa perchè le belle cose viste erano inframezzate da discorsi simpatici e anche dalla scoperta di un mondo di "Bande" nel senso di: trombe, tromboni e clarinetti di cui non sapevo prima niente.
Roma era al suo meglio e, la foto che ho qui messo non è mia, ma avrebbe potuto esserlo se mi fossi portata con me la macchina fotografica...avete presente quei cieli barocchi con i nuvoloni fra le rovine e i pini che si vedono solo a Roma?! Ecco, proprio così! Tutte e due le mostre valgono la pena di esserte viste; quella di Tintoretto ampia e ariosa e non soffocante come fu quella di Caravaggio. Niente spazi bui con solo le opere in luce ma un colore rosso spento che le avvolge, spazio fra una e l'altra che permette che non ci siano assembramenti invalicabili, alcuni dipinti veramente stupendi e mai visti, almeno da me e un bel video con fantastica fotografia di Venezia, insomma, una bella mostra. Poi quella di Dalì, divertente e profonda come era lui, inizia con tutta una serie di mini video su di lui e una frase che ho ricopiato:
"L'unica cosa di cui il mondo non ne avrà mai abbastanza è l'esagerazione." Che, veramente è lui con il suo senso dell'ironia e dell'auto-ironia del narcisista che gioca con il suo narcisismo facendolo diventare talmente eccessivo da non esserlo più. Opere anche qui molto belle, disegni stupendi su Don Chisciotte e un cartone animato fatto da Walt Disney su i suoi dipinti che, se fosse stato in cd e in vendita avrei comperato subito: stupendo!
"L'unica cosa di cui il mondo non ne avrà mai abbastanza è l'esagerazione." Che, veramente è lui con il suo senso dell'ironia e dell'auto-ironia del narcisista che gioca con il suo narcisismo facendolo diventare talmente eccessivo da non esserlo più. Opere anche qui molto belle, disegni stupendi su Don Chisciotte e un cartone animato fatto da Walt Disney su i suoi dipinti che, se fosse stato in cd e in vendita avrei comperato subito: stupendo!
Fuoi dalla mostra...una "Roma esagerata" coi suoi vicoli che si aprono su rovine "esagerate" su spazi che ho visto come non li avessi mai visti domandandomi: "Ma ci rendiamo conto che l'Italia è stupenda e ce ne dimentichiamo?!"
E le Bande?! Beh Federica, trombettista, e le amiche, più tantissimi altri, hanno messo su una Banda dal nome che è già un divertente programma: "La TituBanda" con cui sono andate persino a Wall Street a New York a suonare nelle manifestazioni che là ci sono state...ma sono state pure a Serajevo e in altri luoghi "caldi" magari dormendo in tenda e non sapendo dove un'intera banda avrebbe potuto dormire la notte dopo. Banda inclusiva dove sei ammesso anche sapendo suonare poche note sul tuo strumento perchè, poi, questa inclusione fa la magia...veramente una storia fantastica che ha "consorelle" in giro per l'Italia e all'estero...così, senza sentire una nota, a tavolino nel Ghetto sotto i fregi del Portico d'Ottavia mi sono ascoltata una conversazione di...trombe e clarinetto, perchè poi lì è arrivata un'altra amica, vigile urbano, che suona il clarinetto nella Banda del Comune di Roma e che...da regolare il traffico della capitale, è divenuta "vigile musicista" e che ora, dalla mattina alla sera suona con grande professionalità e passione...bello no?!
Ma la mattina di Federica e mia era inziata per "Dio-incidenza" a Santa Maria dei Monti dove c'è il corpo di san Benedetto Labre, il santo barbone e pellegrino...Dio-incidenza perchè, chiedendo, nella chiesa abbiamo incontrato una delle sorelle laiche che vivono nella casa dove lui morì, un mini-santuario che con lei abbiamo visitato e che vi consiglio perchè è uno di quei "gioiellini nascosti di Roma" che, specialmente per i pellegrini è da vedere. Basta andare in via dei Serpenti, nella "suburra" quel quartiere un tempo popolare che ha conservato un sapore di verità e di vita a due passi dal Colosseo...Dio-incidenza anche perchè si è scoperto che Federica è nata lo stesso giorno di nascita di san Benedetto!
Fine della bella giornata sui treni delle FS....un'altra musica, ci eravamo salutate in fretta con Federica...poi il treno è partito con 40 minuti di ritardo, una Freccia Rossa, e perchè? Perchè il personale di bordo stava arrivando con un treno da Napoli e il treno era fermo per qualche ragione fuori Roma! Ma vi pare possibile?! Noi seduti dentro e nessun personale!! Per me ieri non era un gran problema, ma nel mio stesso vagone c'era un gruppo di signori di Foligno dall'aria di professionisti o forse politici, non so, del tutto inferociti che, a quanto pare, sono pendolari regolari e che non riescono mai ad arrivare a casa ad un'ora decente. Io ero stanca e mi sono addormentata con la sveglia puntata nel telefonino per non finire a Perugia, mentre loro si stavano accordando per fare causa alle Fs...con ragione!
Una nota dolente della giornata, la sola, la telefonata di Marisa che mi diceva che il suo male alla schiena sempre peggiore è una vertebra rotta...povera Marisa, per cui i cammini meditativi si faranno ma senza di lei...quello "con le ali" vedrà Mirella alla "guida-meditativa" mentre il prode Oreste sarà la guida dei passi, quello di Francesco penso di guidarlo io mediativamente parlando...i passi sono guidati dal prode Oriano...fra poco vado ad iscrivermi in palestra, la mia schiena e gambe vanno bene ma è così tanto che non mi muovo che...ho bisogno di rimettermi in forma...auguri Marisa! E grazie per la stupenda giornata a queste nuove amiche romane!
ps: (poco dopo aver scritto il post) ho trovato il cartone animato su youtube...no so se vado nei guai per metterlo sul blog, ma visto che in youtube c'è in tante versioni...spero di no!