martedì 20 marzo 2012

...I have a dream...




...a due pagine dalla fine, mi manca solo il post scritto, questo ultimo capitoletto mette in parole il mio sogno...una comunità così! No, per carità di Dio, niente gruppi chiusi; niente comunità tipo convento dove regna un'immane solitudine autoreferenziale, niente guru (grazie no, ho già dato e anche troppo); niente convivenza forzata; niente....


"e allora che vuoi?" Direte voi, voglio...quello che questo capitoletto dice e, aveva ragione "l'Achille" devo aspettare. Questo tempo, come diceva lui, è per capire chi può starci e chi non può starci a costo di stare da sola perchè non tutti, nemmeno quelli che parevano i più adatti, sono fatti per...esserlo. Aspetto aria nuova, vento fresco, un luogo: la Ruah, per iniziare cose nuove, per essere nuovi con tutta la dificoltà possibile..."volando a naso": vulnerabili, franchi, aperti, diversi, certo, ma senza barriere, disposti ad essere feriti, bendati, guariti e riferiti...insomma...leggete quello che segue...ora ci vuole il luogo una cosa che abbia la forma di casa, ci vuole la casa e poi...si parte...verso l'ignoto...

CHE FARE?

Iniziare a creare comunità.
Inizia nella tua chiesa. Inizia nella tua scuola. Iniziane una nel tuo vicinato.
Per ora non ti preoccupare di che cosa fare oltre a questo.
Non ti preoccupare a che gruppo per la pace potresti appartenere. Non ti preoccupare di: rifiutarti di pagare le tasse, bloccare un piano missilistico, marciare in una dimostrazione o scrivere una lettera al tuo rappresentante al Congresso. Per ora non ti preoccupare tanto di: sfamare i poveri, dare un tetto ai senzatetto, proteggere dagli abusi. Non sto dicendo che queste azioni siano sbagliate e non necessarie, è semplicemente che non sono primarie. Non hanno possibilità di essere di successo a meno che non abbiano delle basi, in un modo o in un altro, nella comunità. Prima di tutto forma una comunità.
Non hai grandi possibilità di contribuire alla creazione della pace fino a che tu stesso non divieni un esperto creatore di pace. E poi, non sarà possibile che tu sia capace di sobbarcarti il compito di organizzare azioni sociali concertate a favore della pace senza una comunità che ti conferisca i poteri.
Inizia la tua comunità.
Non sarà facile, avrai paura, spesso sentirai che non sai quello che stai facendo e avrai problemi a persuadere la gente a mettersi con te. Molti, inizialmente, non vorranno prendersi l’impegno, e quelli che lo vorranno fare avranno paura quanto te. Una volta che avrai cominciato sarà frustrante. Ci sarà caos, la maggioranza penserà di andarsene e, alcuni, probabilmente lo faranno. Ma tu non mollare. Ci sarà rabbia, ansietà, depressione e persino disperazione. Ma tu continua a camminare nella notte. Non fermarti a metà strada. Ti sembrerà di stare morendo, ma tu continua a spingere. E, improvvisamente, ti troverai nell’aria fina della vetta della montagna e tu sarai capace di ridere, piangere e sentirti più vivo di come ti sia sentito per anni – forse più vivo di quanto tu sia mai stato.
Questo sarà solo l’inizio. Dopo un po’ la nebbia ritornerà e tu perderai la bellezza. Guarda. Cerca di visualizzare cosa c’è bisogno che sia cambiato, sii vuoto. E la nebbia se ne andrà di nuovo, più velocemente di prima. Dopo un po’ la tua comunità si sentirà solida. Allora potrete aver voglia, come comunità, di guardare all’esterno. E potrete prendere in considerazione di espandere i doni della vostra comunità, in modo più allargato, nella società; questo è il momento per pensare ad una azione sociale.
Ma non credere che devi fare nulla, ricorda che essere ha la precedenza sul fare. Se ti concentri solamente nel rendere la tua comunità bella, la sua bellezza risplenderà attorno senza che si debba fare nulla – sempre che tu non nasconda la sua luce sotto il moggio. Se la tua comunità è parte di una congregazione di chiesa, tieni i tuoi incontri nella chiesa. Se siete leaders di una città, teneteli nella sede comunale. Se è all’interno di una azienda, tienili negli uffici. Non ci sarà bisogno di farne la pubblicità, ma tieni la porta aperta, tenetela aperta così che chi passerà accanto vi sentirà ridere, vi potrà sentir piangere, potrà cogliere barlumi dei vostri volti e del modo in cui vi toccate gli uni con gli altri. Lasciate la porta aperta in modo che possano entrare e unirsi a voi.
Chi troverai che formi con te la comunità? Non lo so. Non vi è una formula, alcune persone che tu pensi vadano bene, saranno troppo spaventate e finiranno per dire che non hanno tempo. Altri che dubiti che possano essere interessati, improvvisamente avranno negli occhi una scintilla, come se intravedessero una lontana visione che tu pensavi non avessero mai avuto e che loro pensavano di aver dimenticato. Ci saranno tante sorprese. Vi è una sorta di imprevedibile “grazia” in ciò.
Ma mentre stai cercando persone che si uniscano a te, vi sono due linee guida da seguire. La prima è di stare attenti alla gente che tira, fortemente, l’acqua al proprio mulino. Tutti noi abbiamo nostri personali interessi, ed è giusto che abbiamo le nostre piccole cause da portare avanti e i nostri progetti, non è che dobbiamo lasciarli perdere per formare una comunità, ma dobbiamo avere la capacità di metterli da parte, di metterli fra “virgolette” o di trascenderli, quando è il caso, nell’interesse della comunità. Una persona a cui manca la maturità per questo genere di “mettere fra virgolette” o per trascendere, non è un buon candidato per la comunità. Questa, però, è una linea guida molto debole perché è difficile discernere prima e capire, quando le fiches sono sul tavolo, chi possiede questa maturità. Tu scoprirai che chi pare averne la capacità, una volta che è nella comunità, non ce l’ha. E altri che paiono mancare di questa capacità, invece la imparano nella comunità. Perciò questa è una linea guida per una selezione molto rozza e sommaria.
L’altra linea guida è quella di cercare persone che siano diverse da te. Se sei bianco, cerca dei neri; se sei nero, cerca dei bianchi. Se sei una colomba cerca di trovare almeno un falco per la tua comunità, hai bisogno di falchi. Se sei un Democratico, hai bisogno di un Repubblicano; se sei Cristiano, di un Ebreo; se sei un Episcopale, di un Battista; se sei ricco qualcuno che non lo sia. Siccome "simile tende ad attrarre simile", non sarà facile trovare uomini e donne diverse da te e così non ti sarà possibile raggiungere una perfetta varietà. Ricordati soltanto che la comunità genuina è inclusiva e che se tu sei un ricco, Democratico e bianco, avrai tanto da imparare dai poveri, dai neri, dai Chicanos e dai Repubblicani. Hai bisogno dei loro doni per la totalità.
Una volta che la tua comunità è stata fondata, vi è un’altra linea guida da seguire: rimanete inclusivi. State attenti a non usare la “creazione del nemico” per invigorirvi. Siate molto attenti a non cadere nell’elittismo –del pensare in termini di “noi” e “loro” o, ancora peggio, “noi contro di loro.” Focalizzate la vostra energia sul perché siete insieme; per la pace, l’amore e la comunità, piuttosto che su ciò per cui siete contro: l’industria militare, l’abuso dei bambini, la criminalità organizzata. Non è che voi dovreste essere dei Pollyannaish 2 Proprio no, nel mondo esiste il male e la comunità è il suo naturale nemico, non è che la vostra comunità dovrebbe ignorare il male, ma piuttosto che dovrebbe evitare di esserne contaminata. Lasciate la porta aperta a chiunque, incluse altre organizzazioni e comunità. Non siate esclusivi, relazionatevi con altri gruppi piuttosto che isolarvi.
Allora, inizia una comunità. Non aver paura di fallire. Lo so che è probabile che tu sia spaventato dalla prospettiva, ma ricorda che ho imparato tutto ciò che so improvvisando, “volando a naso” e, in realtà, ogni volta che sono in comunità…”volo alla cieca.” Ma è da ciò che deriva parte del divertimento. Andrai sempre verso l’ignoto, e spesso avrai paura, specialmente all’inizio.
Ma non sarai solo, entrerai in questa avventura con altri che sono spaventati quanto te e potrai condividere con loro non solo la tua paura, ma anche i tuoi talenti e i tuoi punti di forza. Per mezzo della forza della tua comunità tu sarai capace di fare cose che non hai mai pensato di poter fare.
La gente è chiamata ad essere creatrice di pace in diversi modi. E’ raro che Dio chiami un mamma con due bambini piccoli ad andare in prigione come attivista pacifista. Ma, d’altro canto, ho un conoscente i cui figli sono grandi e che considerano che un anno non sia un buon anno se non sono stati in prigione almeno una volta al mese. Ricorda: in qualche modo siamo tutti chiamati ad essere creatori di pace, siamo tutti chiamati alla comunità. E, per finire: per mezzo della forza della comunità, siamo tutti chiamati ad essere individui dell’integrità.
Una delle cose che sono parte della chiamata all’integrità è quella di essere individui che parlano apertamente, esplicitamente; persone franche. Se vediamo una bugia, siamo chiamati a definirla bugia. Se vediamo qualcosa di insano, siamo chiamati a chiamarla insana. Se sei un predicatore, sei chiamato a predicare il Vangelo e non importa quanto esso sia difficile da digerire per la tua congregazione. Non evitare l’argomento della corsa agli armamenti in una festa solo perché può essere causa di divisioni. Sì, ci saranno alcuni che lo troveranno disturbante, ma forse hanno bisogno di essere disturbati. Ci saranno altri che risponderanno alla tua franchezza con gratitudine per la guida che dona loro e che permette anche ad essi di parlare francamente.
La chiamata a combattere contro la nostra reticenza non è né facile né semplice. Non c’è ragione di attaccare bottone con un falco che già si sa essere un intransigente ma, d’altro canto, una buona ragione è lavorare in modo che quella persona entri in comunità con te, perché la comunità è il solo catalite che ammorbidisce l’intransigenza. Quanto detto non vuole dire che tu ti debba allontanare da qualsiasi forma di resistenza perché, come dice il detto: non puoi fare una frittata senza rompere le uova. Dovrai discernere fino a che punto la resistenza è costruttiva, quanta può essere accettata, e fino a che punto, nel processo, sei disposto ad essere ferito.
Avrai anche bisogno di tornare alla tua comunità per poterti leccare le ferite ed per averle fasciate e curate da coloro che ti amano prima di poter di nuovo spingerti fuori ed essere nuovamente ferito. Avrai bisogno di usare la strategia nel tuo parlare franco.
Ma tutta questo parlare di strategia, ferite e resistenza suona forse come se ci fosse una guerra in atto? Sì. Stiamo parlando di una guerra, una battaglia che sta appena iniziando. Dato che la corsa agli armamenti è una istituzione che deve essere attivamente smantellata, il creare la pace è una chiamata all’azione. Ma ricordati che stai marciando verso la battaglia seguendo il ritmo di un tamburo diverso.3 E’ una battaglia per cambiare le regole della comunicazione umana e non possiamo cambiare le regole seguendo le solite musiche. Quando parlo di strategia sto anche parlando di tattiche che sono rivoluzionarie. Sì: i falchi, i mercanti di morte, i blasfemi, sono tutti nel mirino ma non sono i nostri nemici; sono i nostri amati. Non è solo questione di corteggiarli. La chiave di volta della strategia richiede che questa guerra sia vinta in comunità. E le armi possono essere soltanto quelle dell’amore.

2 N.d.T. Dal titolo Pollyanna di un famoso libro e film per bambini deriva l’aggettivo pollyannaish per descrivere qualcuno che sembra essere sempre capace di trovare in qualsiasi situazione qualcosa per essere “contento,” indipendentemente dalle circostanze. A volte viene usato in senso peggiorativo riferendosi a qualcuno il cui ottimismo eccessivo, fino al punto di essere naif, pare un modo di rifiutare il fatto che vi siano situazioni cattive e sfortunate.

3 N.d.T. riferimento al titolo originale di questo libro: “The different drum” che deriva da una frase del filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau che scrisse:
"If a man loses pace with his companions, perhaps it is because he hears a different drummer. Let him step to the music which he hears, however measured, or far away. " “ Se un uomo perde la pace con i suoi compagni, forse è perché sta sentendo il suono di un tamburo diverso. Lasciatelo seguire la musica che sente per quanto cadenzata o lontana.”
Questa frase è divenuta molto popolare specialmente in America e, generalmente, la si intende come un invito a permettere che ognuno faccia quello che si sente di fare indipendentemente dalle norme sociali e da ciò che ci si aspetta da lui.




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