domenica 18 marzo 2012

...la comunità...



sono alle battute finali della traduzione...ancora 10 pagine e poi il lungo lavoro di rileggere tutto e correggere nuovamente per cui..non sono alla fine del lavoro anche se pare che lo sia.
Il capitolo quasi finale è su come Scott Peck immagina la presidenza americana, il Gabinetto di Presidenza come comunità, pare un sogno e forse lo è ma ha senso e, come per tutte le 335 pagine del libro il concetto di vera comunità salta fuori, ovviamente, anche in questo capitolo. Quando la psicologa pellegrina tedesca mi commisionò la traduzione e mentre le facevo vedere la..."futura Ruah..." lei disse una cosa che allora mi parve un pò "fanatica" disse più o meno: "Non sono disposta a mettere su niente che non segua le leggi della comunità di cui parla Scott Peck..." allora mi sembrò eccessivo, di parte, un pò "tagliato con l'accetta" e pure un pò molto "tedesco" nel senso di: "O così, o così" ma ora, dopo quasi 330 pagine..."sono tedesca anch'io" anche perchè, di contro, questo che è un periodo di: "Attesa del miracolo annunciato Ruah" è anche il periodo del "deserto rosso" dove la comunicazione con chi un tempo era "un gruppetto di amiche" pare essere ...andata a puttane (scusate il termine ma rende) e allora, mentre visualizzo la Ruah fino ad immaginare un "mini monumento ricordo di Lucio Dalla lì," che per chi non ha niente in mano è un certo livello di "raffinata visualizzazione," immagino anche un Livello di comunicazione fra le persone che sia quello che Scott Peck chiama "la vera comunità" e non sono disposta ad andare sotto questo livello...fanatica? No, è solo che o si riesce ad essere così puliti da dirsi le cose in faccia, anche quelle dolorose, soffrendo e non fuggendo (la non fuga è una delle leggi della comunità) o si è disposti ad essere vulnerabili (altra legge) o..."meglio soli che male accompagnati" e, veramente, non ci sono mezze misure! Non si può nemmeno concepire che un rapporto possa andare avanti a sms o emails, non si può nemmeno pensare che si sia "a metà" del tipo: "vorrei essere dentro ma...a condizione di..." no, la Ruah nascerà come un vento nuovo e fresco, dove ci si può anche litigare ma che è "un posto sicuro" dove farlo (altra caratteristica della vera comunità)...questo libro, dolorosamente, è stato illuminante per me...contiene quello che vorrei, con anche tutte le difficoltà personali per attuarlo perchè ..."non sono San Francesco" come mi è stato una volta obbiettato (sai che scoperta!), e il dolore è il vedere che non lo si ha e che questa "costruzione" è importante tanto quanto l'acquisizione delle pietre fisiche del luogo...
Copio qui un breve stralcio di questo penultimo capitolo...si parla di Gabinetti di presidenza e di funzione del Presidente degli Stati Uniti(il questo caso Peck lo immagina donna) ma si potrebbe parlare di qualsiasi gruppo perchè "tola e mandola l'è samper cla niola" Buona domenica a tutti!

Le persone che non hanno mai sperimentato la comunità genuina posso essere portate a pensare che ciò che richiede il processo decisionale consensuale della comunità possa indebolire la potenza della presidenza – che tutte le decisioni sarebbero annacquate dal compromesso – ma è decisamente l’opposto perche la Presidenza, così come è, è normalmente troppo debole. Operando da solo, il presidente è incapace di esercitare il coraggio necessario richiesto da una vera leadership spirituale per il Paese verso direzioni che sono sane ma impopolari.
Non sottostimate il costo del coraggio e dell’integrità, non vi è un singolo essere umano che possa possedere l’integrità e il coraggio per poter essere un decente Capo Esecutivo all’interno del sistema così come è ora. Lui o lei sarebbero troppo sopraffatti dalle responsabilità; troppo frammentati dalle richieste conflittuali; troppo soli e isolati per mantenere il loro equilibrio e resistere alle tentazioni dello svendere ai lobbisti e ai costruttori di immagini; per prendere posizione su ciò che è giusto; per avere la forza di carattere per sopportare con vera nobiltà il fuoco di fila delle richieste che vengono fatte alla presidenza così come ora è costituita.
Non è puramente una questione di delega. Nel sistema odierno il presidente può, in teoria, delegare qualsiasi compito lui può scegliere e perciò ottenere qualsiasi “supporto tattico” paia essere necessario. Ma io non sto parlando di supporto tattico ma, bensì, di sostegno emozionale. Non credo che nessun essere umano possa esercitare il coraggio richiesto dalla presidenza in questa epoca di potenziale olocausto senza il sostegno emozionale di una comunità permanente.
Non sto nemmeno parlando che abbia l’intensità dei “gruppi di sostegno.” Molti presidenti hanno avuto un gruppo di sostegno di un tipo o di un altro; amiconi o “ministeri casalinghi.” Ma questi hanno avuto la tendenza di dargli il genere di sostegno che è fornito dai gli “uomini del sì” del mondo. Questo sostegno può essere incoraggiante ma non necessariamente saggio. Anzi, vi è il pericolo che dia a la presidente un falso coraggio.
No, sto parlando di una comunità permanente vera e intensa. La comunità non è un gruppo di persone che la pensano completamente allo stesso modo; le persone del sì. La comunità mentre può essere disegnata in modo da includere talenti specifici, deve anche essere pensata includendo le differenze; che sia inclusiva e non una clique. Nella mia immaginazione il presidente del futuro si auto limiterà non scegliendo “persone del sì” per il suo Gabinetto, Oltre al scegliere sulla base della loro maturità emozionale, lei sceglierà i membri del suo Gabinetto/comunità per la loro varietà, per le differenze delle loro origini, per come si mostrano e per le loro personalità.
Avrà inoltre un grande livelli di tolleranza dei conflitti. La comunità è un luogo sicuro dove conflitti appropriati sono benaccetti e affrontati piuttosto che temuti o evitati. E’ un gruppo che ha imparato a combattere con grazia. Anche se il suo ruolo primario sarà quello di facilitare lo sviluppo e il mantenimento del suo Gabinetto/comunità, il presidente del futuro non se ne starà distaccato dalla baruffa. Lei sarà un membro della comunità, responsabile nei confronti degli altri membri così come loro saranno nei suoi confronti. Avrà bisogno del suo incoraggiamento ma non di più di quanto avrà bisogno del loro dubbio e del loro non essere d’accordo con lei, avrà bisogno delle loro critiche e del confronto con loro per la sua integrità. Come un giorno disse un membro di una comunità di luogo termine: “Ci amiamo reciprocamente così tanto da non permettere a nessuno di farla franca su qualsiasi cosa.”
Il battagliare con grazia che accade nella comunità genuina, non solo fornirà il coraggio e l’integrità che è richiesta ad un presidenza radicalmente "povera di spirito," ma sarà pure la sua base intellettuale. E’ mia esperienza che i gruppi che lavorano (ovvero vere comunità che lavorano permanentemente) continuamente arrivano alle radici dei problemi e delle cose. Nel lottare insieme immergendosi e superando le loro differenze, la comunità giunge sempre al fondo delle questioni di base. Riesce a non essere portata fuori strada dalle superficialità e perciò non si comporta reattivamente; mentre, in anni recenti, la presidenza ha spesso avuto la tendenza a comportarsi in modo reattivo.

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