martedì 28 febbraio 2012

Quando un luogo di Dio...perde la sua vocazione: CERBAIOLO







































































Lunga la storia di Cerbaiolo...dall'XIII secolo, lungo il mio rapporto con quel luogo e con Chiara, lungo sarà questo post perchè molto c'è da dire specialmente su gli "ultimi accadimenti" perciò,







se volete leggere questo post, mettetevi comodi perchè sarà lungo. Come già sapete dopo la morte di Chiara lassù è andato a vivere un tipo che...ne ha fatte di tutte, tipo: lascar fuori persone, pellegrini, nella pioggia e di sera e obbligandoli a camminare nel buio fino a Viamaggio, è accaduto a due coppie straniere, una della Costa Rica che poi ho ospitato a casa mia e che mi raccontò la cosa, e un'altra di brasiliani che l'hanno raccontato a Marisa...la lei della coppia aveva anche un problema ad un piede e il suo Cammino dovette finire a Viamaggio per lo strapazzo ultimo. Ma la storia di "quegli incontri" con il tipo è infinita, tipo quella del prete inglese in maglietta e pantaloncini che dopo un' "omelia farneticante" così lui me la definì, del tipo, se ne è andato non dicendogli che "non faceva il cammino per dimagrire o per..."new age" ma che era un prete che camminava sui passi di Francesco" (e quanti religiosi e religiose lo hanno fatto!) ..Battaglie mie per poter risolvere la situazione, perchè quella dicitura del foglietto da lui appeso e che vedete in foto: "L'Eremo è un luogo Cristiano-Cattolico" avesse un senso, perchè mi risulta che essere cristiani voglia dire accogliere, aprire le porte al pellegrino-forestiero e...Cerbaiolo ha abbastanza posto: 20 cellette con 2 letti ognuna; e l'Ostello Francescano ai suoi piedi con 30 letti o giù di lì...e Chiara malata, vecchia e sola accoglieva...lui non ha: "un'organizzazione sufficiente?!" Battaglie mie che mi hanno portata ad essere definita una nemica di Cerbaiolo: "cattiva e diabolica" con il sospetto che io chissà che sorta di interessi personali avessi su quel luogo...(il tutto perchè alla nipote di Chiara avevo detto al telefono: "Prima di venire a vivere ad Assisi avevo persino pensato di propormi a Chiara di starci io a Cerbaiolo..." subito frainteso "ma i ladri vedono solo le tasche della gente" e relativi urli: "Vediiii tu ci vuoi andare, vuoi che Cerbaiolo diventi tuooooo...." Cosa che manco mi passa nell'anticamera del cervello, visto che "la mia missione" , di cui farei volentieri a meno, è stare ad Assisi, dove continuerò l'opera di Chiara...l'accoglienza!





Poi la casa editrice, un mese fa, mi dice: "Vogliamo fare una ristampa della guida perchè stiamo finendo le copie in giacenza della terza edizione, potremmo stamparla così com'è ma se credi che si debbano fare cambiamenti siamo disposti a farli...." E io entro in uno stato di "malinconia paralizzante" perchè, ancora una volta, devo occuparmi di Cerbaiolo e non so come fare, rimando e rimando, poi, lunedì scorso, vado alla casa del Terziario, della Piccola Fraternità di Santa Elisabetta (Famiglia religiosa di di terziarie regolari a cui apparteneva Chiara) per avere il numero e l'indirizzo della responsabile, la loro generale, che abita a Foggia...in realtà in estate me lo avevano dato ma il foglietto l'ho perso e ritorno lì semplicemente per un indirizzo...e poi, c'è la nuova guida e mi pareva carino regalargliela visto che il Cammino passa nel foggiano... Ci vado con Oreste e, quando incontro la responsabile della Casa, lo presento come un amico pellegrino e la risposta, con fare ironico è: "Ma sono tutti pellegrini qua?!" Poi lei sparisce dietro una porta e ritorna dicendo: "Non sono autorizzata a dartelo..." "Ma che è il Papa?" Le rispondo e aggiungo che ho bisogno di parlarle, ho bisogno di raccontarle, ho bisogno di dire le mie ragioni e quelle dei 15.000 pellegrini che dal 2003 hanno fatto il cammino...vengo congedata con un: "Ti faremo sapere, dammi il tuo numero"





Passano i giorni ma niente, allora penso che, essendo lei di Foggia, il padre Provinciale di Puglia e Molise dei Francescani Minori, che tanto fa per il nuovo cammino, forse può aiutarmi, lo chiamo, gli spiego la faccenda e, dopo due giorni lui mi manda un email con numeri e nome. Oltretutto il suo email mi arriva 5 minuti dopo una telefonata di un pellegrino non vedente che farà il cammino con 5 amici e un prete, cosa che mi pare un segno bellissimo...è per loro che devo battagliare, Cerbaiolo è per gente così!! Provo a chiamare ma non mi si risponde, allora tento l'ultima carta, quella del possibile parlarsi, chiamo fra Ambrogio e gli chiedo se lui può chiamarla chiedendole un incontro con lui presente, perchè nell'email del Provinciale ho scoperto che la loro Generale, Maria Rosaria Lucianetti, è ad Assisi (ed ecco si spiega il perchè del "non sono autorizzata..." lei, di certo, era dietro la porta.) Fra Ambrogio la chiama presentandosi come il Guardiano delle Carceri che mi conosce, mi stima, stima il cammino e i tantissimi pellegrini che lo conoscono e che sa quanto Cerbaiolo abbia fatto per la gente, non solo i pellegrini... e poi mi richiama e mi parla di una "telefonata orrenda" in cui lei si è rivelata non solo ostile ma anche maleducata ("Chi le ha dato il mio nuomero di telefonino?" io, poi, le ho mandato un messaggino, ovviamente senza risposta, in cui le ho detto chi mi aveva dato il suo numero...che figura nel mondo religioso della sua Foggia! Perchè, poi, della cosa ho informato via email il Provinciale pugliese) e, totalmente chiusa a qualsiasi tipo d'incontro con me: "Le abbiamo scritto, la decisione è irrevocabile e poi l'abbiamo già incontrata..." (cosa che è una balla superna perchè io questa signora la incontrai nel 2004 a Cerbaiolo, le regalai la guida e l'incontro fu bello e di apertura ai pellegrini...ma allora c'era Chiara e lei ospitava, lei amava i pellegrini, lei non faceva distinzione...lei era cristiana).





Oggi mi è arrivata la lettera che è stata chiaramente scritta dopo la telefonata di fra Ambrogio se no sarebbe arrivata prima e poi è fatta in modo di non dire nulla...e che dice:
Assisi 24 febbraio 2012





Gentile Signora, desidero informarla che è necessario che lei escluda l'Ostello Francescano dal cammino dei pellegrini, in quanto ci sono lavori di adeguamento alle norme vigenti da eseguire, non sappiamo quando. In un prossimo futuro, daremo all'Ostello un'altra destinazione. Questa è la decisione irrevocabile del Consiglio Generale dell'Istituto. Distintamente la saluto Maria Rosaria Lucianetti Responsabile Generale






Ecco qua come finisce Cerbaiolo! Luogo di Dio che non lo è più ed ora sono io che penso che "Chi ci provava ce l'ha fatta" (Leggi la mia testimonianza su Cerbaiolo che segue per capire la citazione)...a loro, alle consorelle di Chiara, di Cerbaiolo non è mai importato nulla, anche Chiara lo sapeva molto bene e ne abbiamo parlato tanto, ma, fino a che c'era lei con il suo forte carattere, non potevano far nulla...sopportavano e attendevano...Chiara era vecchia, prima o poi lei e le sue capre sarebbero sparite...era solo questione di attendere...come del resto stanno facendo varie forze dei dintorni che sì, ne farebbero un bel agritour! Altro che "lavori di adeguamento" qui manca lo spirito, anzi lo Spirito con la esse maiuscola, se ne è volato via...io "escluderò Cerbaiolo" a cui, comunque, moltissimi pellegrini continueranno ad arrivare visto che non ho il potere di contattare tutti quelli che negli anni hanno comperato la guida, ma "L'esclusione" è un'altra...e allora, pellegrini tacciati di "new age" perchè avete le bacchette (la affermazione è di 15 giorni fa al telefono ad un pellegrino che si informava per il suo cammino in primavera e che poi mi ha chiamato), pellegrini cristiani e non (nella foto si vede una messa di pellegrini bresciani che facevano il cammino con il loro prete) ma poi, vorrei ricordare, uno per essere accolto deve presentare il certificato di battesimo?! Ora neppure questo...e i lavori di adeguamento che non si sa quando si faranno...sono una balla...io informerò chi di dovere...non fosse altro che per la ricostruzione di quel "Luogo di Dio" patrimonio storico e spirituale della zona, sono piovuti denari pubblici e diocesani..per che cosa? Per un luogo chiuso, dove "uno psicopatico con manie religiose" definizione non mia ma di un Guardiano Francescano della zona si è fatto "casa" e le consorelle di Chiara non capiscono, non vogliono capire, non hanno il cuore per capire che sta lì succedendo.





Quel giorno, il lunedì quando sono andata alla loro Casa, mi è stato detto: "E' venuto al nostro incontro è una così brava persona..." Lo pagheranno l'IMU?! Quello non è un luogo di culto, di sicuro non lo è l'Ostello Francescano ai suoi piedi che fu voluto da Chiara per accogliere i gruppi...ma che non accoglie e, allora, le tasse le deve pagare! Mica fanno un servizio! O no?






INSOMMA, PELLEGRINI, VOI SPECIALMENTE CHE SIETE STATI AL FUNERALE DI CHIARA MAGARI ARRIVANDO DA VERAMENTE LONTANO, (IO NON CI POTEI ANDARE PERCHE' ERO IN MOLISE, STAVO CAMMINANDO VERSO MONTE SANT'ANGELO PER SCRIVERE LA NUOVA GUIDA...) VOI A CUI CERBAIOLO, CHIARA, HA APERTO IL CUORE...CERBAIOLO E' ORA QUELLO CHE UN VESCOVO DISSE DI ASSISI: "UN MUCCHIO DI BELLE PIETRE ANTICHE E NULLA PIU'" UN VESCOVO SPECIALE LO DISSE, NON IO!...LA "DIABOLICA", E ORA IO "RUBO" LE SUE PAROLE PERCHE' SI ADATTANO PERFETTAMENTE A CERBAIOLO





Qui di seguito la mia testimonianza su Chiara e Cerbaiolo che è stata pubblicata nel libretto che le consorelle pubblicarono dopo la sua morte...o lo buttano via o, "la diabolica" sarà sempre lì, sassolino nella scarpa come era Chiara per loro e come è Cerbaiolo che non hanno mai amato ma solo sopportato. Lo scrissi quando esisteva ancora la "Perfetta Letizia"...e fu pure pubblicata da Padre Ireneo sulla rivista "Sankalpa" perchè a Cerbaiolo Chiara aveva accolto a braccia aperte i "suoi ragazzi" quelli della casa di recupero di ragazzi con problemi di dipendenze: "Cà delle Ore" che fecero il Cammino trovandone un grande beneficio (come mi dissero i loro educatori) che dicevano meraviglie del luogo e di Chiara...sulla rivista (che la sorella di Chiara ha) c'era un "Omaggio a Chiara". Io potrei giurare davanti ad un tribunale che è tutto vero quello che ho scritto, davanti a Dio non ne ho bisogno Lui lo sa che è vero...vedete voi quello che potete fare, se volete...io mi muoverò ma sarebbe bello che non fossi da sola a farlo...

CHIARA: La “TESTATA D’ANGOLO” di Cerbaiolo

Di Angela Maria Seracchioli pellegrina, sua amica


Da adolescente andavo con gli amici “per case vecchie”, così chiamavamo le nostre uscite su e giù per i colli romagnoli con l’850 dell’unico che avesse patente e macchina. Uscite domenicali a sognare su pietre antiche, nascoste, che immaginavamo rinascere, luoghi dove sarebbe stato bello vivere in pace e armonia. L’uscita terminava sempre con una buona piadina e una birra e si ritornava in città, nella nebbia e nella pianura inquinata di quella città che era la nostra: Ravenna. Credo che fu così che scoprii Cerbaiolo, in una gita domenicale come tante, ma lì c’era qualche cosa di più e ci tornai da sola dopo non molto per poi non smettere più d’andarci; per tutta la vita.
Prima di possedere una macchina, prendevo il treno fino a Rimini e poi, l’unica corriera fino al passo di Viamaggio e mi facevo a piedi i quattro chilometri della vecchia sterrata; la strada del passo per il Montefeltro ai tempi di Francesco. Non so quante volte ho fatto questo viaggio dell’anima ma di certo è stato con tutti i tempi: col sole e con la pioggia, nel buio e nella neve, felice o disperata, con nel cuore un mondo di cose belle da raccontare a Chiara o con un vuoto che solo il silenzio di quel luogo poteva riempire ed accarezzare…ma tutte le volte che salivo l’ultimo tratto di sentiero, il cuore batteva forte mischiando l’affanno del respiro all’emozione di quel ritorno a casa, al mio solitario faro aggrappato alla roccia, a quelle pietre aperte su un paesaggio alla Perugino dove il belare delle capre e la voce un po’ nasale e potente di Chiara mi accoglievano perché loro, le capre, e lei, Chiara, mi attendevano là in cima dandomi sempre il benvenuto.
Quella prima volta solitaria fu per me decisiva, Chiara non era in quel tempo l’anziana e forte presenza seduta vicino al camino che tanti ricordano, era una energica donna di 45 anni che correva su per le colline più veloce delle sue capre che sempre si perdevano e dovevamo andarle a cercare, ed io una ragazza piena di sogni e di grande confusione che cercava lì un po’ di pace al tumulto del cuore.
Cerbaiolo era allora in pieno restauro e lei correva da un ufficio all’altro recuperando fondi, disputando una campana del ‘300 che un parroco si era portato via quando l’eremo era in rovina e che lei recuperò; dirigendo operai, scovando porte in un convento che chiudeva e che andavano a pennello lì…sempre con un’attenzione al dettaglio e all’armonia che non richiedeva fronzoli ma che esaltava una bellezza semplice e discreta.
Si era presa la patente apposta per essere indipendente e faceva miracoli con la sua Diane, la serie di sue Diane, che usava come jeep. Trovava pure il tempo di fare la ricotta e buonissime marmellate con le more grossissime e speciali dei rovi ai piedi dell’eremo che valevano la pena di riempirsi di graffi per raccoglierle o misture curative di erbe seguendo le antiche ricette della sua amica Hildegarde di Bingen che imparai a conoscere così.
Giornate piene dove: “Fratello mosca” non esisteva perché il lavoro era la più bella forma di preghiera.
Poi, però, veniva il tramonto e ci sedevamo lì su quel “balcone sulla Bellezza” che è il praticello fuori dalla porta dell’eremo e gli affanni del giorno si scioglievano e, quella luce che si addolciva accendendo le prime stelle, riusciva a rallentare la sua corsa ed ammutolire quella “Chiacchierona dell’Angela”. I gatti arrivavano a strusciarsi sulle gambe, il cagnetto di turno si metteva ai suoi piedi e stavamo lì a godere quel miracolo senza tempo del giorno che muore.
Chiara; con lei ho avuto momenti d’incanto e ci ho pure litigato come si fa solo con i veri amici, poi, da due cocciute molto simili come eravamo, facevamo pace non dicendo una parola sull’accaduto e nemmeno chiedendoci scusa, magari facendo da mangiare insieme a modo suo e non al mio o dopo il mio aver spazzato il chiostrino come pareva a lei.
I ricordi si accavallano ma quella prima volta mi è rimasta nel cuore, mi mise in mano il “San Francesco” di Bargellini dicendomi: “Leggilo è molto bello”e io passai l’intera giornata a divorarlo sul roccione sopra all’eremo, era il mio primo libro su quell’Essere Speciale che era suo amico e che lì, in quel vento di primavera, divenne anche il mio. I miei, perché Chiara d’Assisi era presente come Lui e la novella Chiara l’amava quanto me.
Tutta la mia vita è passata di lì, vi ho portato solo gli amici che potevano capire lei e il luogo, capire Cerbaiolo perché Chiara era la sua “testata d’angolo” e per me dire: “Ho un luogo speciale da farvi conoscere, è un regalo, mi raccomando non ditelo a chi non può capirlo!” Voleva dire portarli da lei e da lui l’eremo, da Lui con l’elle maiuscolo.
Una volta ci salii con un mio compagno di accademia, Giles un inglesino mosaicista dall’aspetto di principe, fra i due fu un amore a prima vista! Giles parlava abbastanza bene l’italiano e mentre Chiara ci accompagnava su per la ripida scala per darci le nostre cellette lei gli chiese: “Sei cristiano?” E lui le rispose: “No, sono pagano” intendendo ateo. La risata di Chiara risuonò fragorosa e lungamente fra quei muri e, da allora e per molto tempo, tutte le volte che salivo lassù lei con piacere e interesse mi chiedeva: “Come sta il pagano?” Perché quella sincera affermazione di una bella e sensibile persona quale lui era, le era piaciuta molto ed era nata così un’amicizia.
Poi ci ho portato altri amici speciali e, queste altre volte la domanda la faceva a me: “Chi mi porti sta volta? E’buddista, induista o cosa?” Ma era sempre una domanda per iniziare una conoscenza, lei sapeva che erano comunque dei ricercatori, era un chiedere mai per escludere o rivendicare una superiorità religiosa, Chiara accoglieva e basta, ti dava quello che era lei, quello che per lei era un tesoro, oppure semplicemente era come era, con le sue piccole e grandi illuminazioni magari raccontate come una bella storia da ascoltare vicino al camino, se l’atmosfera era divenuta quella giusta, e il “neofita dell’eremo di turno” se ne andava a letto pieno di wander, di ammirazione e stupore.
Per la festa di Sant’Antonio io la aiutavo a fare montagne di lasagne, avevo pure l’onore di pulire la cappelluccia nel bosco e decorarla come pareva a me, privilegio raro perché non era facile compiacerla…Chiara cucinava molto bene e per la festa tanti salivano all’eremo. Una volta c’era lì un ragazzo olandese, faceva una tesi di laurea in geologia e il suo professore aveva preso una carta d’Europa e, a caso, o per Dio-incidenza ma lui non lo sapeva, aveva puntato il dito su Cerbaiolo dicendogli: “Va a studiare quel pezzetto della Terra.” Così lui se ne stava lassù e, quella sera di vigilia, noi facevamo lasagne discutendo di massimo sistemi, io con tutti i miei libri di filosofie orientali, lui con la sua visione scientifica e nel contempo spirituale…Chiara ascoltava e rimestava besciamella, silenziosa, poi sbottò:
“Ma non è che vi state complicando la vita?!”
E fummo noi a tacere perché era proprio vero!

Cerbaiolo d’inverno, quando non si ha voglia di andare a dormire perché l’unico luogo caldo è la cucina e la celletta numero 2, la mia - sono sempre stata gelosa di questa stanzina e guai se la trovavo occupata- è vagamente meno gelida perché è proprio sopra il caminetto e un po’ di tepore passa nel pavimento lasciando negli abiti un odore di fuliggine che solo potenti lavaggi mandano via. E’ quando il vento ulula abbracciando gli spessi muri che proteggono e contengono che più amo Cerbaiolo. Quando la nebbia arriva a folate e ti devi coprire bene per andare a recuperare una fascina di legna, quando le rocce nel cortiletto si coprono di rivoli d’acqua e la montagna scompare austera…quante volte ho immaginato Francesco salire nei suoi poveri stracci e poi sedersi vicino al fuoco insieme a noi a scaldare le mani rosse di freddo, aspettavo che bussasse pronta a fargli posto e a mettergli in mano qualche cosa di caldo e di buono…!
Quello era il tempo dei racconti, delle sere passate da sole alla luce del fuocherello.
In sere così Chiara mi raccontava della sua vocazione bambina, di un raggio di sole che colpì il suo ricamo in un giorno senza sole quando lei chiedeva un segno e il segno arrivò così. Del suo viaggio con un’amica fino da Padre Pio e del suo timore di essere scacciata dal confessionale come aveva visto accadere ad altri, della dolcezza di quel santo vegliardo che le disse carezzandola con le parole: “No, no figliola, il mondo ha bisogno di persone come voi, non dovete ritirarvi” E lei gli aveva ubbidito anche se aveva avuto bisogno di una conferma che le arrivò con le stesse parole all’Eremo delle Carceri, quando ancora stava cercando la sua via.
E poi i racconti che mi mettevano paura e non era più il freddo che volevo evitare non decidendomi ad andare a letto ma il buio del corridoio, il silenzio delle cellette vuote, racconti di ostilità maligne al suo voler rimettere in piedi questo Luogo di Dio che terminavano sempre con un: “Non ce la fa...ci prova ma non ce la fa”
Ci fu anche un capodanno passato lassù, il vento scuoteva le finestre e, per far festa, con un signore svizzero giocammo a tombola, chi vinceva si beveva un bicchierino di marsala…vincemmo a turno tutti e tre e dopo eravamo un po’ brilli e quella sera andammo a letto, per così dire, caldi.
E poi, da ultimo, il mio scrivere la guida del Cammino di Francesco e ancor prima percorrerlo per me sola con quella prima tappa dalla Verna e l’arrivo al tramonto stanca e felice come se fosse la prima volta che giungevo lassù. Fu lì che mi raggiunse l’editrice qualche mese dopo e si decise che avrei scritto il percorso che diveniva così non più mio ma per gli altri.
“Chiara, capisci bene, ti do un sacco di lavoro così, tanti arriveranno e come farai?”
Chiara non aveva dubbi, stanca, con le sue mani annodate da tante fatiche il corpo non più elastico e quel suo dormire già da tanto su quella sedia sgangherata vicino al fuoco, mi disse:
“Non ti preoccupare, aprirò la porta ai pellegrini, l’ho sempre fatto, lo farò ancora.”
Stavo lì con il mio computer, le feci leggere cosa avevo scritto della storia di Cerbaiolo e lei corresse le inesattezze, ci accordammo nel dire: “Pellegrini, portatevi il cibo per la sera Chiara vi ospita ma non può stare a cucinare ” Ma poi lei non “rispettò gli accordi” e i suoi mitici minestroni li offrì a tutti regalando Bellezza e calore.
L’ho rivista per l’ultima volta all’ospedale di Arezzo, aveva una camicia rosa a fiorellini e tutte e due ci abbiamo riso sopra, e chi l’aveva mai vista vestita così? Un’infermiera è entrata sorridendo cantando: “Haidi, Haidi:” Perché le avevano detto che viveva su una montagna con le caprette. Ridevamo tutti ma poi io, rivolta all’infermiera, ho detto:
“Non si faccia ingannare, questa è una tosta, un generalissimo e vive in un luogo da contenere….” Chiara ha aggiunto:
“Da domare”
e fra di noi è passato uno sguardo d’intesa.
Cerbaiolo, un Luogo di Dio, forte, potente, dolce ed austero e lei, Chiara, la sua “testata d’angolo” che l’aveva domato e che ancora lo regge da laggiù, da quel dolce cimiterino con la cappelletta della “Madonna del tramonto”.
I pellegrini, anche quelli che non ti hanno conosciuto, si fermano un poco sulla tua tomba e poi me lo raccontano come qualche cosa di bello e prezioso.
Sei nell’aria e nelle pietre, nelle more e nei fiori, nel vento che ulula e nel respiro affannoso di chi arriva lì a fine tappa; cocciuta come Mara la tua mula vecchietta, non te ne vai, e perché dovresti?! Sei l’ultimo angelo degli angeli che hanno vissuto in quel Luogo Santo che ti ha chiamato un giorno lontano e che chiamerà le persone giuste al momento giusto perché non muoia, perché quella porta continui ad aprirsi per accogliere, così, semplicemente, come facevi tu.
Di te gli amici tramanderanno la memoria come faccio io in questa sera calda d’estate nell’Assisi dei nostri comuni amici, mentre tutta la mia vita mi passa davanti e potrei non smettere più di scrivere perché i ricordi fanno ressa e tutti vorrebbero essere scritti.
L’averti incontrata è stata una benedizione della mia vita, ti devo tanto, ma tu lo sai e…senza parole come quando facevamo pace…faccio da mangiare come facevi tu, apro la porta e do il benvenuto a chi passa e poi se ne va, a mio modo ho preso il testimone che mi hai passato e corro la mia corsa diversa, ma sullo stesso tracciato. Che Dio ti benedica, amen

Piccola storia di Cerbaiolo
In parallelo quella di Chiara

Anno 706 Sorge un primo piccolo monastero fatto costruire da Tedaldo, signore di Tiferno (Città di Castello). La figlia convertita al cristianesimo, chiese che in quel luogo, dalle rocce come il Golgota, fosse eretto un luogo in cui si pregasse senza sosta e li vi si trasferì una comunità benedettina.

Anno 723 Nella casa di Tedaldo viene steso un atto notarile che attesta la donazione ai monaci benedettini affinché non venga mai contestato il loro diritto di proprietà di Cerbaiolo.

Anno 1126 I benedettini abbandonano Cerbaiolo per trasferisi in altri due monasteri in zona.

Anno 1150 Papa Gregorio III scomunica coloro che danneggiano la foresta di Cerbaiolo ancora proprietà dei benedettini.

Anno 1216 S, Francesco andando per la terza volta alla Verna, passa per Pieve Santo Stefano e gli viene offerto l’eremo disabitato per i suoi frati, Lui l’accetta pur rimanendo la proprietà dei benedettini.

Anno 1218 Dopo lavori di consolidamento e restauro i frati vi si trasferiscono definitivamente.

Anno 1230 S. Antonio sa Padova vi sosta per un periodo di ritiro e per terminare lì i “Sermones” che il Papa gli aveva chiesto di scrivere, è l’anno che precede la sua morte.

Anno 1240 Da un censimento dei luoghi francescani umbri, Cerbaiolo e Montecasale risultano essere Romitaggi della Custodia perugina, essendo a quel tempo queste terre parte dell’Umbria.

Anno 1306 Da alcune fonti si apprende che i benedettini cedono ai francescani la proprietà del luogo in cambio di un palazzo a Badia. La chiesa viene ora dedicata a San Francesco.

Anno 1518 Con l’approvazione di Papa leone X la proprietà dell’eremo passa dai frati Conventuali ai Minori Osservanti. La chiesa cambia il titolo in “Santa Maria di Cerbaiolo”.

Anno 1587 In quest’anno l’eremo è abitato da una comunità di 12 frati.

Anno 1716 Viene eretta nel bosco la cappella in onore di S. Antonio dove si dice fosse la sua capanna e per conservare la memoria di un precedente piccolo oratorio.

Anno 1783 Con il permesso del vescovo i frati lasciano Cerbaiolo e si trasferiscono a Pieve Santo Stefano. Cerbaiolo diviene sede parrocchiale con il titolo di “S. Antonio da Padova” retta da un prete. Il convento viene occupato da delle famiglie e nasce così la piccola frazione di Comune.

Anno 1925 nasce a Marina di Ravenna Annunziata Barboni seconda di 4 figli di una modesta famiglia di operai che faticavano a sbarcare il lunario e avevano poco tempo per le cose dello spirito, la mamma era devota alla Madonna ma non frequentava la chiesa particolarmente.

Anno 1930 a Cerbaiolo abitano 39 persone più quelle che vivono nelle case coloniche dei dintorni.

Anno 1940 Annunziata - che prenderà il nome di Chiara da consacrata - per una forma pretubercolare è ricoverata in un preventorio nel modenese e questa forzata sosta la porterà ad un approfondimento della sua fede.

Anno 1941 A 16 anni in privato prende i voti affidandosi a…quello che verrà. Ma questa decisione non è improvvisa perché fin da bambina andava maturando.
Sempre a 16 anni, con un’amica, diviene terziaria francescana.

Anno 1944 il 28 agosto i tedeschi in ritirata minano e fanno saltare la chiesa di Cerbaiolo, parte del convento e le case coloniche. Le famiglie lasciano il luogo e, dopo poco, Cerbaiolo resta abbandonato.

Nel dopoguerra Chiara incontra Padre Pio e cerca la sua via frequentando anche un corso come infermiera.

Anno 1950 a Marina di Ravenna con delle amiche che la seguono ma senza vincoli particolari con la Chiesa locale, offrono servizi alla collettività, nasce anche un piccolo albergo per soggiorni di famiglie in vacanza al mare...sempre in quell’anno entra a far parte della Piccola Fraternità Francescana di santa Elisabetta in cui emette i voti e fa professione perpetua.
Ma Chiara va cercando un luogo solitario, una “casaccia “ in cui mettere in pratica il suo proposito-sogno d’ infanzia che scritto su un foglietto e dato al suo confessore recitava così:
“Vorrei vivere in un luogo solitario ma non chiuso, senza altra regola che quella di amare il Signore in tutte le cose”.

Anno 1966 Passano anni di ricerca del “Luogo” e, finalmente, lo trova, è Cerbaiolo distrutto e abbandonato.

Anno 1967 Il Vescovo di Sansepolcro decreta la donazione della Chiesa in rovina e parte del convento di proprietà della Curia all’ Istituto Secolare Francescano di cui fa parte Chiara.

Anno 1968 La Sopraintendenza ai Monumenti inizia i lavori di restauro a carico parziale dell’amministrazione dello stato.

Anno 1970 I componenti della S.A. “Singola” cedono il resto del convento di loro proprietà.

Anno 1975 Sono terminati il lavori di recupero e restauro di tutto il complesso.
Ma da molto prima Chiara vi vive…da quando anche solo un frammento di Cerbaiolo è in qualche modo abitabile

Anno 2010 in Maggio Chiara vola in Cielo…e quello che di lei resta sulla Terra abita ancora lì…

E la storia continua, continuerà, Deve continuare…

2 commenti:

  1. Ciao Angela. Ti ho mandato una mail con un'idea su quello che si potrebbe fare.. Fosse anche solo per quello che hai raccontato qui di Chiara e del Cerbaiolo, l'eremo e l'ostello meritano ben altro futuro che quello a cui sembrano destinati!

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  2. carissimo, ti ho risposto...spero che si aggiungano, che mi contattino tutti quelli che a Cerbaiolo ci sono stati e hanno conosciuto Chiara e come era l'atmosfera lì...vediamo, grazie !

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