sono arrivati ieri sera di ritorno dal loro cammino che si è concluso, in realtà e solo per ora, allo Speco di Narni. Felici, gioiosi abbronzati dal solettino invernale, carichi di belle esperienze, di incontri importanti, di Dio-incidenze che, credo, si siano meritati perchè sono loro i primi ad andare incontro alla gente. Una sola ombra, l'accoglienza dei religiosi...si domandavano: "Ma perchè i laici ci hanno aiutato in tutti i modi e i religiosi dei luoghi loro dove abbiamo dormito ci chiedevano soltanto, e freddamente, quanto dovevamo per la notte manco chiedendoci chi eravamo e, tantomeno, chiedendoci se avevamo bisogno di un bicchier d'acqua?!" Vecchia storia questa...vera in ogni cammino con rare e luminose eccezioni. Bernardino non c'era, ma alla Romita sono stati comunque accolti alla grande da un ragazzo che vive lassù ora (questa è una delle eccezioni luminosissime.) Quando si "istituzionalizza" l'essere "cristiani" diciamo così, perchè, in realtà non c'è neppure bisogno di scomodare Gesù Cristo per essere umani, accoglienti, interessati all'altro...dicevo quando la cosa diviene "istituzione" pare che quel poco di umanità scompaia del tutto...Scott Peck definirebbe la cosa: "Religione compartimentalizzata"...i "Cristiani della domenica"...nei conventi e monasteri uno potrebbe dire: "cristiani dei momenti di preghiera" inframezzati dalla totale indifferenza a ciò che si è detto e pregato qualche minuto prima, oppure, compartimentalizzato nei pensieri e non nei fatti...cosa che ti fa pensare che stare lì nel convento sia solo un'abitudine, un modo per sbarcare il lunario con pure uno status che crea rispetto, che crea una casta separata dove il domandarsi il perchè si sia lì è una domanda forse sepolta, se mai c'è stata, in un lontanissimo passato di vocazione giovanile che non è più vitale....triste, una realtà...e c'è da notare che questo non viene rilevato da chi non è credente o persino praticante ma proprio da loro, da quelli, come questi ragazzi, che bussano alla porta del convento con il cuore aperto, bravi ragazzi cattolici che, perciò, vengono feriti da questa inidifferenza e la ferita è più grande di quella che viene inferta a chi non si aspetta niente da chi veste un abito...(e per fortuna che, nel loro caso, hanno accanto un francescano "a tutto tondo" come padre Ireneo che fa ancora prima di dire, per cui, poi, quando "dice" le sue parole hanno un peso e una verità che apre i cuori di tutti, anche di quelli che se ne erano andati a gambe levate dalla Chiesa)...triste, poi vi dirò, ma sto vivendo una cosa di questo tipo all'ennesima potenza, dove il mio "spingere" perchè chi si definisce "cristiano consacrato" faccia un minimo per dimostrarlo, viene definito diabolico, io, sono definita "diabolica", sì avete capito bene, diabolica per farlo e non mi si vuole neppure parlare e si raccontano pure un mare di fandonie su di me...mah, devo avere un edizione del Vangelo pubblicata solo per me, in circolazione in questi "Luoghi Santi" devono esserci edizioni diverse...il mio "Vangelo" deve essere publicato dal diavolo....mah, andiamo avanti, ma come può una Chiesa così poi lamentarsi degli abandoni? Esite ancora fra di loro quello che si chiamava "esame di coscenza"? Esistono specchi in cui guardarsi e domandarsi se quella mancanza di sorriso non sia poi quella che fa fuggire la gente?...Leggete "Il rifugio" è un altro "libro diabolico" perchè "troppo cristiano"...ho dato agli sposi una copia del libro da portare ad Ireneo...sono convinta che gli piacerà molto e aspetto i suoi commenti...la "diabolica" è troppo in sintonia con questo "luminoso frate" per essersi sbagliata!
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