Intervento
dell'Economo generale dell'Ordine dei Frati Minori al "Convegno
Economia: Frati Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario"
Proponiamo
di seguito la relazione dell'Economo generale dell'Ordine dei Frati
Minori, padre Giancarlo Lati OFM, al "Convegno Economia: Frati
Assisi, lavoro e onestà in nuovo dizionario", svoltosi il 19
giugno scorso al Sacro Convento di Assisi.
Carissimi
fratelli e sorelle
prima
di tutto il saluto tanto caro a Francesco: Che il Signore vi doni la
Sua Pace !
San
Francesco ancora oggi è un faro, un punto di riferimento per tante
persone, in particolare giovani, per la scelta fondamentale che ha
fatto di vivere con tutto se stesso il Santo Evangelo di nostro
Signore Gesù Cristo, “sine glossa”. Questa è la più grande
novità anche sociale, perché dall’uomo convertito a Cristo nasce
la fantasia, la creatività, l’impegno a vivere i valori fondanti
della persona umana, a mettere al centro del proprio pensiero, della
propria azione, del proprio modo di vivere l’altro: Gesù Cristo e
il fratello/sorella.
Così
le scelte anche dei suoi seguaci nascono da un cuore nuovo, plasmato
dalla grazia di Dio. La sola volontà forse non basta per rinnovare
il cuore dell’essere umano. Si può crescere, camminare
speditamente, ricercare, ma poi ad un certo, quando si tratta di
rinunciare a se stessi e dare la vita per l’altro tendiamo a
fermarci.
Ciò
è un problema molto serio: pensare ad una economia che metta al
centro la “persona umana”, che sappia togliersi di dosso la
patina di egoismo e concentrarsi sull’altro è frutto di un cammino
di vita e di novità interiore. Ma senza la novità del cuore sarà
capace la società di cambiare ? Sarà capace di non ingannare più
se stessa ed i suoi esseri umani ?
I
seguaci di Francesco ci insegnano nel tempo alcuni elementi portanti
che hanno accompagnato i cambiamenti economici epocali:
L’ASCOLTO
- I fratelli a contatto con il popolo recepiscono i problemi, si
mettono in ascolto della realtà non solo dei poveri ma anche della
borghesia emergente, si incaricano di studiare il problema.
L’operazione più semplice era quella di criticare, moralizzare i
costumi, adeguarsi alla mentalità del tempo, invece si attivano a
studiare per dare risposte possibili ai poveri, ai ricchi, ai
mercanti, ai politici. Solo una grande capacità di ascolto rende
possibile la risposta all’evolversi culturale e sociale nel tempo.
LA
LIBERTA’. Avendo scelto di vivere “sine proprio” acquisiscono
una libertà da interessi personali o di gruppo che permette loro di
creare e pensare a soluzioni geniali (monti di pietà, bene comune,
la partita doppia etc…). Ciò è possibile per la libertà che
hanno di fronte al denaro, al potere finalizzato all’utilità
personale o di gruppo. La loro scelta di povertà e di minorità li
rendi liberi di pensare, studiare e dare risposte senza tener conto
degli interessi dei pochi.
IL
GRANDE AMORE PER L’UOMO. Dice San Bonaventura nella Leggenda
Maggiore cap. 9 “...la pietà del cuore lo aveva reso fratello di
tutte le creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più
intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del
Creatore…”. Ogni uomo è fratello e sorella, ogni essere umano
creato ad immagine di Dio è amato da Dio ed ha in sé parte del
cuore di Dio. Crede fortemente nella potenzialità creativa
dell’essere umano di avere pensieri e fare gesti di bene. Lui
arriverà come Cristo a dare la vita per l’altro a donarsi
gratuitamente e questo lo rende grande di fronte a Dio ed agli
uomini. I nostri fratelli nel tempo dimostreranno sempre questa
passione caritatevole verso ogni essere umano. Lo dimostreranno
attraverso atti, studi, gesti di carità, disponibili a partire per i
paesi poveri con grande spirito missionario e lavorare per dare stili
di vita, organizzazioni sociali rispettosi di ogni essere umano.
Su
queste basi fondamentali si instaura nel tempo l’azione dei
francescani.
Ho
letto in un articolo che alla fine del ‘300 un francescano ha
espresso questa intuizione: “ L’elemosina aiuta a sopravvivere ma
non a vivere perché vivere è produrre e l’elemosina non aiuta a
produrre”. In questa frase trovo forte l’invito alla
responsabilità personale e di gruppo, alla libertà delle persone ed
al bene comune che produce felicità.
E
dietro a questa intuizione si incominciano a definire dei concetti
fondamentali su alcune tematiche come “uso delle cose e del
denaro”, “proprietà” “utilizzo”, “possesso”, “bene
comune”.
Questi
nostri fratelli Individuano il peccato capitale che è “l’avarizia”
accostandola a usura, simonia, accumulazione di beni a scopi non
produttivi. E’ il peccato di chi pecca contro gli altri, accumula
ricchezza per se stesso, non la fa circolare. L’avarizia è
“peccato sociale”, che ha delle ricadute negative sull’altro,
specialmente il povero. Ho letto che l’avarizia è il peccato per
eccellenza e l’avaro identifica l’essere con l’avere; dice “io
sono ciò che ho”; identificando il proprio essere con la ricchezza
che viene sottratta agli altri e al bene comune.
San
Bernardino da Siena nella seconda metà del 1400 dice che
l’imprenditore per essere onesto deve essere dotato di 4 virtù:
efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. I
guadagni che ne derivano sono la giusta ricompensa per il duro lavoro
svolto e per i rischi corsi. Per contro condanna senza mezzi termini
i ricchi, che invece di investire la ricchezza in nuove attività che
danno lavoro e benessere ad altri, preferiscono prestare usura e
strangolano la società anziché farla crescere. San Bernardino
riteneva che la proprietà non appartenesse all’uomo quanto
piuttosto fosse per l’uomo come strumento per ottenere un
miglioramento sociale. Uno strumento che veniva da Dio e che l’uomo
doveva meritare, applicare e far fruttare.
Mi
domando oggi: è più importante una “finanza” che produce
prodotti inquinati o una azienda che produce beni, valorizza l’uomo
e ridistribuisce ricchezza ?.Mi domando ancora: perché non si riesce
ad uscire da questa visione economica attuale in cui si è
assolutizzato il concetto di profitto e utilitarismo ed abbiamo
dismesso in economia i concetti di “reciprocità”, “fraternità”,
e “dono” ?.
Ringraziando
Dio vi sono alcuni studiosi che cercano di riproporre questi principi
fondamentali per una società giusta, felice (è solo dando che noi
riceviamo!) e responsabile.
Sembra
strano che nel tempo i frati siano stati i fondatori o inventori di
banche o che abbiano inventato sistemi contabili come la partita
doppia, il bilancio di esercizio come ha fatto Fra Luca Pacioli nel
‘500. Ciò lo si può capire solo se comprendiamo che nel cuore di
questi fratelli francescani c’era il desiderio di aiutare i poveri
che non avevano accesso al credito o che lavoravano tutta la vita per
ripagare interessi usurai o che venivano ingannati nei conti. Si
vuole combattere la miseria, ridare dignità alle persone povere.
Questo
è un altro fondamento della vita di Francesco e dei suoi fratelli.
Francesco era solito dire: “chi tratta male un povero fa ingiuria a
Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece
povero in questo mondo”, ed a un frate che fece un’allusione
maligna su un povero che chiedeva supplicante l’elemosina gli
ordinò di spogliarsi di fronte al povero e di chiedergli perdono,
baciandogli i piedi.
I
poveri sono e saranno i nostri fratelli privilegiati e dobbiamo fare
di tutto perché la povertà involontaria sia debellata, perché si
crei una società più equa, una società non conflittuale, una
società che sia capace di riconoscere in tutti il volto di Cristo e
sappia amarlo.
Un’ultima
considerazione: credo che nella finanza in particolare sia necessaria
una purificazione del linguaggio. E’ necessario che il linguaggio
sia comprensibile a tutti per poter fare delle libere scelte. Molte
volte assistiamo che la persona è costretta ad affidarsi ad un
intermediario per poter acquistare dei prodotti incomprensibili. Il
linguaggio non deve essere ingannevole là viene presentato un
prodotto in corpo 12 per gli eventuali vantaggi che ne derivano
dall’acquisto e corpo 8 nella descrizione dei rischi e penali.
Vorrei
terminare con la preghiera che il cardinale Giovanni Battista Montini
nel 1958 ha recitato davanti alla tomba di San Francesco: “E’
possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza
restarne prigionieri e vittime? E’ possibile conciliare la nostra
ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e
l’amore ? E’ possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia
e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza
della terribile parola di Cristo: è più facile che un cammello
passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei
Cieli?” Così insegnaci, così aiutaci Francesco, a essere poveri,
cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di
queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini,
restiamo fratelli, restiamo cristiani”. www.zenit.org
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