venerdì 25 gennaio 2013
il "Giorno della Memoria" ...smemorata
Domenica, il 27 il "giorno della Memoria" sarò a Belluno e allora questo post "ricorrente", nel senso che tutti gli anni voglio ricordare i non ricordati morti nei campi di sterminio, lo scrivo oggi.
Sì, se navigate in internet trovate siti su gli altri, i non ebrei, morti nei campi ma poi, i media, la Tv, parlano solo degli ebrei dimenticando tutti gli altri discriminati e uccisi.
Io sono della generazione che ha letto il "Diario di Anna Frank" a scuola, che si è commossa per quella coetanea, con cui io mi ero identificata cercando di immaginare cosa avrei fatto io se mi fossi trovata nelle sue condizioni. Poi, quando nel '90 ritornando da un lungo viaggio verso Londra che allora era "casa" per me, mi fermai ad Amsterdam e con spirito di pellegrinaggio andai a visitare il luogo dove Anna era stata nascosta e aveva scritto quel libro che aveva segnato la mia vita di adolescente. Ci ho pianto fra quei muri e se ne parlo ora è perchè voglio riaffemare che non sono certo fra quelli che negano l'olocausto ma trovo vergognoso che non si ricordino anche gli altri. Fu in Primiero, quando vivevo là, che una mostra creata dai Testimoni di Geova mi aprì gli occhi sui loro milioni di morti, ma, che io sappia, nessuno ha mai fatto mostre su: gli omosessuali (forse perchè il Papa li definisce contro la "giustizia e la pace"? Mah) , i disabili, i Rom e i Sinti...esseri umani di serie B?!? Non so, e poi, perchè non si dice pubblicamente che i musulmani protessero e nascosero gli ebrei un pò in tutta Europa? L'ho scoperto attraverso il libro "Fino a che le stelle saranno in cielo" di cui vi ho già in parte parlato, romanzo sì, ma che si basa su una Storia vera che nessuno dice, perchè non si fa leggere questo libro alle nuove generazioni?...e quanto ce ne sarebbe bisogno!!
Allora per me è così, come non sono andata a Gerusalemme al museo della Shoah perchè troppo avevo visto in Palestina, troppo avevo udito da testimoni più che attendibili, non palestinesi e neppure musulmani ma pacifisti e quasi tutti cristiani suore e preti compresi che lì vivevano, su quello che avviene in Palestina che, come tecniche e come sistematicità di persecuzione assomiglia troppo a quello che in nazisti fecero subire agli ebrei, (solo il vescovo Bettazzi ebbe il coraggio di dire questo ad un incontro ad Assisi per i "primi fatti di Gaza" suscitando un rumoreggiare della platea e l'uscita dalla sala degli ebrei presenti) così, con il più grande rispetto per gli ebrei perseguitati, torturati ed uccisi, il mio pensiero, la mia "Memoria" va ai dimenticati.
Quello che potete leggere qui sotto è estratto da due siti molto interssanti...andate a leggerli se volete!
Quanti civili non-ebrei furono assassinati durante la Seconda Guerra Mondiale?
E' impossibile stabilire il numero esatto: tuttavia la cifra generalmente riconosciuta si aggira sui 5.000.000. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell’intellighenzia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, slavi, malati di mente, disabili e "asociali", come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.
http://www.triangoloviola.it/index2.html
Omosessuali
Nella Germania nazista l’omosessualità era considerata una malattia, ed era accomunata alla disabilità fisica o mentale. Le persone appartenenti a questa categoria erano bollate come “asociali” e, se considerate non recuperabili alla cosiddetta normalità, alla “vita produttiva” e in “armonia con la società circostante”, erano destinate ad essere eliminate.
La persecuzione degli omosessuali iniziò poche settimane dopo la presa del potere da parte di Hitler, nel gennaio 1933, e divenne di anno in anno più dura, fino a giungere, a guerra iniziata, alla deportazione di migliaia di persone nei campi di concentramento: nei dodici anni in cui il nazismo fu al potere in Germania, furono emanati circa venti provvedimenti legislativi, ordini segreti e leggi speciali contro gli omosessuali, la più nota delle quali fu l’inasprimento dell’articolo 175 del codice penale tedesco, che da quel momento previde pene molto dure per chi commetteva “atti omosessuali”.
In una prima fase, che durò all’incirca fino al 1935, furono vietate le istituzioni e le associazioni omosessuali legate ai movimenti libertari di riforma sessuale della Repubblica di Weimar (la prima fase democratica della nazione tedesca, instaurata al termine della prima guerra mondiale e conclusasi di fatto con l’ascesa al potere di Hitler), e avvennero numerose aggressioni ai danni di omosessuali, dei loro club e luoghi di incontro.
Nel 1936 fu creato un ente amministrativo speciale e dedicato al “problema” dell’omosessualità: “l’ufficio del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto”, e di qui fino allo scoppio della guerra si verificò un’impennata di arresti e vessazioni ai loro danni. Furono presi di mira anche i preti cattolici sospettati di omosessualità.
Ma la persecuzione organizzata iniziò nel 1939, con lo scoppio della guerra, quando fu legalizzata formalmente la deportazione degli omosessuali nei campi di concentramento, aumentò esponenzialmente la violenza fisica e fu introdotta la pena capitale nei “casi di particolare gravità”; si assistette inoltre a un intensificarsi dei tentativi di legalizzare la sterilizzazione forzata (una pratica criminale applicata nel regime nazista su disabili fisici e mentali e persone di etnia Rom e Sinti, in un progetto denominato Aktion T4).
Tra il ’33 e il ’45, circa sessantamila persone omosessuali furono giudicate “colpevoli” dai tribunali tedeschi, oltre diecimila delle quali furono internate nei campi di concentramento;
Rom e Sinti
La diffusa ostilità e pregiudizio presenti in diverse società europee nei confronti delle persone di etnia Rom e Sinti si tradusse, nella Germania nazista, in una vera e propria persecuzione. Sebbene meno sistematico di quello perpetrato ai danni degli ebrei, il tentativo di sterminio di Rom e Sinti fu molto simile ad esso in quanto a modalità.
Queste popolazioni erano infatti considerate di “razza non ariana”, e chi vi apparteneva era tacciato di essere socialmente pericoloso, accusato di “asocialità” e di comportamenti devianti.
Rom e Sinti furono discriminati e colpiti, al pari degli ebrei, dalla legislazione razzista tedesca (le leggi di Norimberga) e, in una prima fase, furono addirittura inclusi nel criminale piano di sterilizzazione messo in atto dal nazismo (Aktion T4) e rivolto alle persone con disabilità fisiche e mentali. Questo piano mirava, nella visione nazista dell’immaginaria superiorità del popolo tedesco, alla preservazione delle qualità “migliori” dei tedeschi attraverso l’eliminazione delle persone portatrici di geni considerati “degenerati”.
La polizia tedesca (Gestapo), sin dall’avvento del nazismo nel 1933, ebbe incarico di schedare le persone di queste etnie: decine di migliaia di persone furono identificate, una documentazione che diverrà poi utile agli esecutori delle deportazioni, che iniziarono all’inizio degli anni ’40.
Nel 1936 i nazisti crearono un organismo e una burocrazia appositamente dedicati al “problema”, “La centrale del Reich per la lotta contro la nocività degli zingari”: come avvenne per gli ebrei, fu promulgata un’accurata – per quanto arbitraria e scientificamente infondata – normativa, per individuare gli appartenenti alla cosiddetta “razza zingara”. Erano considerati tali, i figli di “zingari”, i figli di una coppia mista (definiti “mischlinge”, mezzosangue) e anche coloro che avevano un solo nonno “zingaro”. Ma l’individuazione di un criterio discriminatorio era più complessa di quanto non fosse per gli ebrei, in quanto Rom e Sinti, nelle loro migrazioni, usano adattarsi al credo religioso delle popolazioni ospitanti; moltissimi in Europa erano dunque diventati cristiani...
http://www.ucei.it/giornodellamemoria/?cat=5&pag=1&subpag=12
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